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-Potresti rallentare il passo?-
-No-
-Alessio!- a sentir urlare il suo nome, il giovane si voltò per un breve istante in direzione di Javier, rivolgendogli un'occhiataccia. L'altro si bloccò di colpo e serrò le labbra in una linea sottile. Il ragazzo gli diede le spalle e riprese la sua folle corsa.

L'ispanico sbuffò alzando gli occhi al cielo, e riprese a seguirlo subito dopo.

Sapeva dove erano diretti, e la cosa non lo faceva impazzire di gioia.

Si bloccarono di colpo davanti la saracinesca mezza abbassata della pizzeria di Carlo; nella parte inferiore si intravedeva una porzione della porta d'ingresso, una calda luce dorata ad avvolgere ogni cosa, e rumori ovattati dalla distanza, che provenivano dall'interno.

Bussò violentemente contro la superficie metallica.

Javier sobbalzò, Alessio bussò nuovamente con ancora più violenza, sentendo qualcuno, da dentro il locale, imprecare.

La saracinesca venne alzata e, poco alla volta, videro il corpo di un individuo di sesso maschile palesarsi davanti a loro: l'apertura era ancora incompleta, ma nello scorgere i fianchi dell'uomo, Alessio non ebbe dubbi su chi fosse.

Si abbassò ed entrò spingendo Carlo ad allontanarsi ed arrestarsi nel proseguire nell'apertura, mentre Javier seguiva il suo amante dentro la pizzeria con il cuore in gola.

-Che diavolo...- mormorò il pizzaiolo, e il giovane gli sorrise serafico.
-Capo, tutto okay?- domandò una ragazza con espressione dubbiosa dipinta in volto.

Alessio le lanciò uno sguardo fugace, senza riconoscerla, la ignorò completamente e corse al bancone della cassa. Si issò sul ripiano e prese a camminarci sopra, scostando con i piedi bollette, menù, foglietti, ... gettando tutto sul pavimento.

-Che cazzo stai combinando?!- urlò Carlo, richiamando l'attenzione degli altri dipendenti che si recarono di corsa in sala, per vedere cosa stava succedendo.
-Alessio?- domandò incredula Sophia, inarcando le sopracciglia per lo stupore, e trattenendo a stento un risolino nel vedere il casino che stava combinando il suo ex collega.

-Che cavolo ci fai qui?- domandò Dario, e Alessio si fermò di colpo nel suo procedere, voltandosi nella direzione del giovane.
-Sono un ballerino, sto dando spettacolo. Sovershenny ed incantevole! Non trovi?- domandò sarcastico, continuando a rivolgere loro quel suo dannato sorrisino, ma con gli occhi carichi di una rabbia così rovente, da far impallidire quasi tutti i presenti.

-Sove... che?!- mormorò Dario e Javier scosse la testa, rivolgendogli un gesto con la mano che poteva significare tutto e niente.

-Scendi da lì, Ale. Potresti farti male...- lo invitò Sara, e il ragazzo scosse la testa incrociando le braccia sul petto, rivolgendo la propria attenzione su Carlo.
-Sei pregato di invitare qui il caro, vecchio Guido- disse.

-Che?!- esclamò Carlo allargando le braccia e scuotendo la testa. Rivolse l'attenzione su Javier, ma l'altro fuggì dal suo sguardo accusatore, grattandosi una tempia e rimanendo ostinatamente in silenzio.

-Non mi muovo da qui finché non avrai fatto venire Guido-
-Sei impazzito? Tra meno di un'ora apriamo ai clienti!-
-Perfetto... allora, non perdere tempo e chiamalo-

Carlo cercò di chiudere la bocca, rimasta aperta per lo stupore. Javier tentò di sfiorargli una spalla per confortarlo, ma l'altro se lo scrollò di dosso facilmente, fulminandolo con lo sguardo.

-Io lo chiamo, ma tu scendi da lì- sussurrò lapidario il pizzaiolo, e Alessio rise sguaitamente scuotendo la testa.
-Non mi muovo da qui finché non vedo Guido varcare quella porta. Non mi farò "calmare" da nessuno finché non avrò ottenuto ciò che voglio-
-E cosa diavolo vuoi?- tuonò l'uomo infastidito dal quel ridicolo spettacolo.

QUANDO TUTTO FINISCE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora