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-Allora? Che facciamo?- domandò Sara: tolse l'elastico dal polso e legò i capelli in una stretta ed alta coda.

-In teoria... non dovremmo fare proprio nulla- mormorò Dario sistemando le posate all'interno di un vassoio per facilitarne il trasporto. Sara sbuffò:
-Non possiamo restare con le mani in mano!- protestò aiutando il fidanzato a preparare l'occorrente per apparecchiare i tavoli della pizzeria.

Dario alzò gli occhi al soffitto e decise di non aggiungere nulla nella speranza che, la sua ragazza, lasciasse cadere l'argomento.

Il giovane adorava stare nella pizzeria prima che arrivassero i clienti: il silenzio, l'ambiente grande e l'atmosfera quasi sospesa. I suoni cristallini delle posate che venivano sistemate e che, spesso, finivano per tintennare cozzando l'una con l'altra; l'odore di pulito delle tovaglie che stendevano sopra i tavoli; la mancanza del calore eccessivo dato dal forno acceso... sembrava un luogo sospeso nel tempo, come se fosse frenato ed in trepidante attesa al via, pochi minuti prima di esplodere nella sua caotica routine.

E Sara, quel giorno, sembrava intenzionata a rovinargli quei momenti di calma che il giovane tanto adorava.

-Sai... potremmo chiedere aiuto!- l'irritazione di Dario iniziò a farsi più pressante:
-A chi? Per cosa?-
-Dobbiamo aiutare Alessio a conquistare Carlo!- il ragazzo le lanciò un'occhiataccia:
-Ma perché?-
-Ma perché tutti si sono accorti che Carlo ha un debole per Alessio...-
-Tranne Alessio- la interruppe Dario.

La ragazza sbuffò infastidita:
-Appunto-
-Senti, amore mio...-
-Non incominciare a fare lo sdolcinato che sento che stai per dirmi qualcosa che farà scattare il mio pugno!- sussurrò Sara con fare minaccioso. Dario si trattenne dal ridere e tentò, ancora una volta, di farla ragionare.

-Se ci intromettessimo, potremmo causare un sacco di malintesi: dovrebbero essere loro stessi a confrontarsi a cuore aperto-
-Cos'è? Te lo sei tirato fuori dal libro d'istruzioni per interventi di chirurgia?-
-Dai, Sara! Non scherzare, per favore!-
-Guarda che sono seria. L'amore è ben altro, sai... anzi! Dovresti saperlo bene!-

Dario scosse la testa e si avvicinò al primo tavolo che gli capitò cercando di darsi da fare e, nel frattempo, elaborare una risposta che lo aiutasse a salvarsi dal piccolo guaio in cui sentiva di essersi cacciato.

-Proprio perché so com'è l'amore, continuo ad insistere: con i sentimenti non si gioca- disse dopo un po' e Sara sbuffò nuovamente.

-Però... mi dispiace.- disse la ragazza sedendosi sul gradino che divideva e rendeva sopraelevato il bancone da lavoro davanti il forno con il resto della sala e guardandosi intorno con aria triste: -Se n'è andato da poco... ma già mi manca e c'è meno armonia qui dentro da quando lui non lavora più per Carlo e Carlo è sempre così scontroso-
-Anche quando... non credo tornerebbe a lavorare qui e poi, questo lo dici tu... a me, Carlo, sembra sempre lo stesso- disse Dario e la ragazza scosse la testa spazientita.

-Ha licenziato Tiziano-
-Ha fatto bene- ribatté Dario aggrottando la fronte e passò ad apparecchiare un altro tavolo.
-Siamo rimasti in quattro-
-Ce la caviamo... ma sono sicuro che assumerà altri, tanto può permetterselo-
-Come fai ad essere così insensibile a questa situazione?- domandò alterata Sara.

Dario stava per ribattere qualcosa che, sicuramente, lo avrebbe fatto sentire nuovamente nei guai, quando qualcuno entrò nel locale:
-Siamo ancora chiusi- disse Sara cordialmente alzandosi dal gradino ed andando incontro al loro ospite.

-Oh... in realtà, cercavo Alessio Terranova- disse il nuovo arrivato e Sara inclinò leggermente il capo:
-Ci siamo già visti?- gli domandò ed il giovane sorrise mentre le sue gote si facevano appena un po' più rosee:
-Non vengo spesso da queste parti...- mormorò e Sara sentì una mano batterle su di una spalla:
-Sbaglio... o tu sei il compagno di Guido? Il miglior amico di Carlo-

Mattia arrossì alle parole di Dario: e dire che si era recato lì da solo ed a quell'ora proprio nella speranza di essere riconosciuto solo da Alessio.

Il suo piano era appena iniziato e stava già miseramente fallendo: Guido l'avrebbe scoperto e si sarebbe, a dir poco, incazzato.

Ma... ormai, si trovava lì.
-Non c'è Alessio?- domandò cercando di sviare i due giovani su quale che fosse la sua vera identità: non voleva di certo creare malintesi sul perché si trovasse lì e, lasciarli nel dubbio, gli parve la mossa migliore.

-Mi dispiace... arrivi tardi. È tornato ad insegnare danza- disse Sara.
-Ah- Mattia aggrottò la fronte: non aveva previsto che il ragazzo mollasse tutto di colpo e sparisse dal radar di Carlo.

Forse... aveva frainteso la situazione?

Forse... il sentimento di Carlo era a senso unico?

Scosse la testa: Alessio era stato chiaro con il pizzaiolo, lo aveva baciato e Mattia non credeva che lo avesse fatto solo per divertirsi con lui.

Gli scocciava doverlo ammettere, ma Alessio, così come gliene aveva sempre parlato Guido, era un tipo romantico e, secondo l'idea che si era creato di lui, era facile credere che fosse scappato solo perché si era stato rifiutato.

Sorrise e pensò che, nonostante non avesse avuto l'opportunità di parlargli, la situazione sembrava essersi fatta più chiara.

-Sai se per caso è tornato ad insegnare nella sua vecchia scuola?- domandò a Sara e la ragazza annuì:
-Sì, mi sembra di aver capito che sia tornato proprio lì-

Mattia fece per prendere commiato dai due quando venne interrotto dall'intrusione di qualcuno:
-E tu... che ci fai qui?- il ragazzo sussultò e si voltò in direzione della voce sentendo le guance scaldarsi ancora di più:
-Potrei fare la stessa domanda a te- balbettò e Guido scosse la testa lanciandogli un'occhiataccia.

-Mi ha solo accompagnato a lavoro: ho dovuto portare la macchina dal meccanico- disse Carlo affiancando l'amico.

Sara e Dario si dileguarono velocemente mentre Carlo abbassava la saracinesca a metà:
-Da quando Alessio se n'è andato, non c'è volta che arrivi qui e trovi questa stipida saracinesca abbassata- aggiunse poco dopo con un tono di voce volutamente alto nella speranza di farsi udire dai suoi dipendenti che sì, si erano dileguati dalla circolazione, ma era sicuro che fossero rimasti a portata d'orecchie, impiccioni com'erano.

-Se avessi agito diversamente, forse, adesso continueresti a trovare la saracinesca chiusa ad orario di chiusura- disse Mattia incrociando le braccia sul petto:
-Devi starne fuori- ribatté Guido puntandogli contro un dito accusatore.

Mattia alzò gli occhi al soffitto:
-È stato Carlo a chiederci aiuto- protestò e Guido fece per ribattere prima che l'amico lo interrompesse precedendolo con le sue parole:
-Sì e ho sbagliato- sussurrò avvicinandosi al bancone della cassa e gettandovi su una piccola mazzetta di buste chiuse.

-Che intendi?- domandò Mattia stupito e Carlo si strinse nelle spalle. Guido gli si fece vicino e gli strinse una mano scuotendo la testa davanti la muta domanda che il compagno gli aveva rivolto. Sospirò piano e Carlo, troppo intento a far finta di prestare attenzione a ciò che vi era scritto sul foglio che teneva in una mano, non si accorse di quella silenziosa conversazione tra i due.

-Ho iniziato ad uscire con Javier- disse all'improvviso e Mattia sussultò sgranando gli occhi sorpreso. Guido tornò a scuotere la testa:
-Una gran cazzata-

Carlo batté le palme delle mani sul bancone con fare stizzito:
-È la mia vita e faccio quello che voglio, Guido-
-Appunto perché è la tua vita, dovresti avere più rispetto per te stesso ed i tuoi sentimenti- ribatté il tatuatore e Carlo fece per aggiungere qualcosa, ma Guido strattonò Mattia verso di sé: aprì nuovamente la saracinesca senza più prestare ascolto alle parole dell'amico.

-Credo che tu stia esagerando...- mormorò Mattia e notò il suo compagno contrarre la mandibola:
-Guido!- chiamò Carlo ancora una volta:
-È egoistico agire così- continuò il ragazzo, ma l'altro sembrava avesse, ormai, già deciso quale posizione assumere all'interno di tutta quella situazione:
-Ha scelto Javier... adesso se lo tiene- disse a voce alta ed uscì dal locale tirandosi dietro il compagno.

QUANDO TUTTO FINISCE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora