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I respiri facevano fatica a tornare regolari, l'atmosfera era ancora bollente, satura dell'odore di sesso. La pelle calda e imperleata di sudore, arrossata sulle gote e sul collo di Alessio, mentre quella ambrata di Javier sembrava risplendere come sabbia nel deserto.

Si trovavano distesi sul pavimento, con il sapore dell'altro a corteggiare ancora le labbra, i loro profumi mischiati e fusi, le dita delle mani tremanti di emozioni, i lasciati dell'orgasmo a rendergli i muscoli intorpiditi e pesanti.

Alessio avrebbe volentieri dimenticato, cancellato il resto del mondo per potersi godere ancora quel momento. Gli sarebbe piaciuto scappare via dalla realtà, ma Javier non sembrava dello stesso avviso.

Prese ad accarezzargli l'addome con un dito, scivolando lento e delicato vicino l'ombelico e il giovane si irrigidì appena.
-Questo... come te lo sei fatto?- gli domandò, e il ragazzo non aveva bisogno di guardare cosa stava indicando l'altro, per sapere a che si riferisse.

-Ho sbattuto contro un angolo del tavolo della cucina- rispose con voce atona.
-E questo?- gli domandò, scendendo con la sua carezza esplorativa ad accarezzargli un punto vicino l'inguine.

Alessio deglutì prima di rispondergli e chiuse gli occhi.
-Credo di aver sbattuto da qualche altra parte-
-Contro Tiziano?- mormorò Javier e l'altro sussultò tornando ad aprire gli occhi.

Il suo amante gli strinse il mento con una mano, costringendolo a voltarsi nella sua direzione. Prese ad accarezzargli una guancia molto dolcemente, e le labbra di Alessio tremarono.

-Perché glielo permetti?- gli domandò cercando di incatenare il suo sguardo nel proprio, ma l'altro continuava a sfuggirgli.

Il ragazzo sentì gli occhi riempirsi di lacrime; non voleva sciupare quel momento, ma sapeva che stava per volgere al termine. Anche senza il terzo grado di Javier, prima o poi si sarebbero dovuti alzare da lì, riaprire le porte al mondo. E Alessio sapeva che avrebbe fatto meglio a sbrigarsi nel farlo, prima che Tiziano rincasasse.

Convivevano da qualche giorno, nel senso che il suo compagno aveva deciso di trasferirsi da lui in pianta stabile, per sorvegliarlo: glielo aveva detto senza tanti giri di parole.

Voleva stare con lui? Aveva deciso di stare con lui?

No.

Si era lasciato trasportare dagli eventi, accontentandosi di quel finto amore, violento e privo di dolcezza, pur di non restare solo.

Era un codardo e questo lo sapeva bene: se non fosse stato così disperatamente solo, se non avesse sofferto tanto nel vedersi rifiutare da qualcuno per l'ennesima volta, magari avrebbe anche trovato sufficientemente coraggio da allontanare Tiziano.

Ma era andata diversamente.

Tutto per colpa sua.

E quella era la sua punizione.

-Perché non faccio nulla per non meritarlo- mormorò mentre un sorriso triste gli incurvava le labbra.
-È assurdo quello che dici- ribatté Javier.
-Se ci fossi tu al posto suo e mi trovassi qui con un altro, non ti arrabbieresti?-
-Dipenderebbe dalla situazione della nostra relazione, ma al di là di ciò, sì. Ma mi limiterei a urlati contro e ad andarmene sbattendo la porta... non te-

Alessio si morse il labbro inferiore, prima di decidersi a rispondergli:
-Ma se ti facessi arrabbiare davvero tanto...-
-Mi stai dicendo che lo fai con Tiziano?-
-Forse-
-Me ne andrei lo stesso. Odiandoti, cercando di cancellarti dalla mia vita-

-Mi ammazzeresti?- gli domandò lasciandosi scappare una risatina. Javier non sembrò prendere molto bene quella sua reazione, e l'espressione sul suo viso si fece cupa.

QUANDO TUTTO FINISCE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora