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I giorni trascorsero veloci con poco o nulla di fatto.

Carlo avrebbe voluto, aveva tentato ma, alla fine, non aveva concluso nulla: ogni volta tentava di muoversi verso la direzione che gli suggeriva il cuore, la mente gli impediva ogni gesto, demolendo anche la più piccola briciola di coraggio.

Così, aveva finito per non parlare con Alessio e neanche con Javier: stava ancora lì a rimuginare sul da farsi mentre la relazione del primo con Tiziano sembrava solidificarsi ed il suo rapporto con il secondo sembrava muoversi su binari prestabiliti conducendolo verso una meta ben precisa.

Era anche ciò che voleva? Non lo sapeva e, nell'attesa di capirci qualcosa, si ritrovò senza più la possibilità di agire direttamente.

Alessio sospirò e guardò il suo, ormai, ex capo chiudere la saracinesca.

Provava delle sensazioni strane riguardo al suo ultimo giorno di lavoro: si sentiva come sospeso nel vuoto, consapevole di aver chiuso una parte della sua vita ed ancora incredulo di averlo fatto per davvero.

-Allora... buonanotte- disse Carlo attirando su di sé gli sguardi incerti dei suoi dipendenti ancora riuniti lì davanti l'ingresso della pizzeria.

-Non vieni con noi?- gli domandò stupita Sophia.
-Dove?- chiese di rimando l'uomo inarcando un sopracciglio.

Calò un silenzio strano, teso ed imbarazzato: alcuni presero a lanciare delle occhiate furtive in direzione di Tiziano mentre Alessio aggrottava la fronte.
-Mi è sfuggito qualcosa?- chiese quest'ultimo e sentì il suo compagno sbuffare.

-Doveva essere una sorpresa...- iniziò col dire Tiziano:
-Cosa?-
-Ho organizzato una bevuta al solito posto, nulla di che. Solo per dare la possibilità a noi altri di "salutarti" come collega-

Le rughe sulla fronte di Alessio sembrarono farsi più profonde:
-Tu non vieni?- domandò rivolgendosi a Carlo: l'uomo si strinse nelle spalle e rimase un attimo in silenzio sentendo l'imbarazzo diventare quasi palpabile.
-Non credo sia il caso.- disse, evitando di sottolineare il fatto di non essere stato invitato a quella "bevuta d'addio".

Dubitava che Tiziano si fosse dimenticato di invitarlo, ma stare lì ad accusarlo di qualcosa, non gli sembrava potesse restituire, ai presenti, un'immagine favorevole di sé. Perciò tacque e sollevò una mano in segno di saluto voltando le spalle al gruppetto.

-Pensavo venisse anche lui- disse Dario alzando un sopracciglio:
-Evidentemente, non è interessato- ribatté Tiziano non appena Carlo fu abbastanza distante da loro dal non poterlo più sentire: prese per mano Alessio e lo strattonò appena cercando di muoversi in direzione del locale.

-Davvero?- domandò Sara scettica affiancando il collega:
-Cosa non ti convince?- le chiese di rimando Tiziano. La giovane si strinse nelle spalle:
-Potremmo chiamarlo... intuito femminile- Dario rise:
-Potremmo dargli il suo vero nome!- esclamò ed Alessio si fermò sciogliendo la presa di Tiziano sulla sua mano:
-Che intendi dire?- gli domandò.

Tra i presenti calò nuovamente un silenzio strano ed Alessio percepì un brivido corrergli lungo la schiena: cosa gli stava sfuggendo? Perché tutti si comportavano come se, i modi di fare asociali di Carlo, fossero anormali?

Era sempre stato un tipo riservato, raramente si era unito alle loro uscite tra colleghi e solo dopo averlo pregato per giorni. Ogni volta che si decideva a seguirli nelle loro uscite, finiva per diventare irritabile e spesso spariva prima ancora della fine della serata senza neanche salutare.

In fondo, il ragazzo pensava di essere innamorato di lui anche per quelle peculiarità del suo carattere: poteva, spesso, apparire come scontroso, reticente, anaffettivo. Ma così come non sembrava in grado di stupirti con una bella sorpresa, allo stesso modo, il suo carattere era un porto sicuro; il suo comportamento era spesso prevedibile.

QUANDO TUTTO FINISCE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora