Una sfida per tre

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Era notte fonda e il rumore del vento tra gli alberi provocava il fruscio delle foglie nella radura dove si erano riuniti.

Avevano dormito nel pomeriggio per poter affrontare la seconda prova durante la notte.

Disposti in semicerchio ascoltavano lo studente a capo del loro gruppo che spiegava cosa avrebbero dovuto fare

<<C'è solo una regola da seguire in questa prova: non far del male ad un altro concorrente. Potrete usare i vostri poteri, le vostre doti, i vostri doni...dovrete dimostrare il vostro coraggio>>

<<Come faremo a sapere quando sarà finita la prova?>> chiese Numor, accanto a sua sorella.

Non li aveva mai visti divisi. Insieme avevano superato anche la prova dell'agilità: erano considerati a tutti gli effetti una persona sola.

<<Quando succederà, se succederà, ve ne renderete conto- rispose con un sorriso malizioso il giovane- e se non ci sono altre domande direi che possiamo cominciare>>.

Naetha raccolse i lunghi capelli in una coda alta e, mentre si sistemava gli stivali che le arrivavano fino al ginocchio, si accorse che qualcuno era in piedi davanti a lei. Alzò lo sguardo e trovò un ragazzo alto e castano che le stava sorridendo.

<<Ciao- le disse semplicemente quello, poi notando il suo sguardo interrogativo aggiunse- ti ho notata oggi, pensavo che magari avremmo potuto affrontare la prova insieme o comunque conoscerci>>. Aveva un sorriso imbarazzato, ma sembrava sincero.

<<Va bene- sorrise lei a disagio- dopotutto non penso che conoscere qualcuno sia una cattiva idea>> ammise, più a sé stessa che a lui.

Insieme si incamminarono verso l'interno del bosco.

<<Mi chiamo Naetha>> gli disse allungandogli la mano

<<Io Manuel- rispose quello stringendogliela- vengo dalle isole di fuoco>> aggiunse, ma mentre lo diceva non la guardava: il suo sguardo volava sopra la sua testa. Naetha lo seguì. Axel. I due ragazzi si stavano guardando duramente, ma nessuno dei due disse una parola.

Appena entrati nella boscaglia non riuscì a trattenere la domanda

<<Tu lo conosci?- chiese dubbiosa, poi, vedendo lo sguardo interrogativo del ragazzo aggiunse- Axel intendo, lo conosci?>>. Sul viso di Manuel si accese qualcosa che non seppe ben definire

<<No...non conoscevo neanche il suo nome, tu invece?>>

<<No, è solo un grande scorbutico che pensa di essere invincibile>> sbottò Naetha cominciando a ridere mentre si addentravano sempre più nell'oscurità della foresta.

Il tempo scorreva velocemente. Scorgendo la luna tra gli alberi, Naetha si rese conto che erano passate circa due ore da quando vi erano entrati, ma niente pareva inusuale.

All'improvviso un calpestio di foglie attirò la loro attenzione. Proveniva dalla loro destra ed entrambi si bloccarono sul posto voltandosi: qualcuno stava correndo, una o forse più persone. Nessuno dei due avrebbe saputo dirlo. Rimasero immobili fino a quando non sentirono un urlo di terrore e un ruggito grottesco. Si scambiarono uno sguardo sconvolto e insieme cominciarono a correre nella direzione dell'urlo.

La vegetazione scorreva intorno a loro tetra e spaventosa, ma quella da superare era la prova del coraggio dopotutto, no?!

Quello che videro li spiazzò: un enorme orso nero era davanti ad una ragazza dai capelli azzurri e i grandi occhi verdi che cercava di accucciarsi il più possibile accanto ad una roccia. La ninfa era terrorizzata, anche perché quella davanti a lei non era certo un'illusione creata dalla magia.

L'orso era ormai sopra di lei, quando dagli alberi un'ombra si frappose tra la bestia e la giovane: Axel. Brandiva una spada e con quella colpì l'orso al ventre, ma non bastò ad allontanarlo e la bestia non arretrò di un passo, anzi, con una zampata scaraventò contro gli alberi il ragazzo, che vi si accasciò inerme.

La ninfa si alzò di scatto e scappò, approfittando della distrazione dell'animale, che adesso puntava il corpo di Axel.

Naetha si gettò in avanti per intervenire, ma una mano la trattenne per un braccio. Quando si girò vide gli occhi di Manuel diventare arancioni, un colore vivido e forte.

<<Lascia fare a me. Ci penso io!>>.

La ragazza rimase ferma sul posto con la bocca aperta dallo stupore, ma non ribatté e lasciò il passo al ragazzo.

Manuel, che fino a poco prima stringeva i pugni, aprì le mani e da quelle scaturirono fiamme incandescenti.

"Vengo dalle isole del fuoco" le aveva detto.

"Un dominatore del fuoco, ma certo, perché non ci ho pensato prima?!".

La grande bestia si voltò un attimo prima di colpire nuovamente Axel. Manuel si gettò su di quello puntando agli occhi, ma l'orso fu più veloce di lui e si difese. La sua pelliccia era folta e resistente, le fiamme che gli toccarono la pelle non gli procurarono le ferite che credeva.

Manuel balzò all'indietro prima che l'animale si gettasse su di lui, ma perse l'equilibrio e cadde rovinosamente sulla roccia dove prima la ragazza era rannicchiata. Era dolorante, lo si capiva chiaramente dalla smorfia che aveva dipinta sul viso. Naetha assisteva alla scena impotente: non aveva armi con sé, pensò alla spada di Axel, ma era troppo lontana e non avrebbe avuto molto effetto, come aveva constatato prima. L'orso stava puntando Manuel questa volta. Con la coda dell'occhio la ragazza vide Axel alzarsi dolorante sorreggendosi all'albero.

Non poteva indugiare ancora.

Si mise davanti all'orso e lo guardò dritto negli occhi. L'animale ruggì ferocemente. Naetha sentì il terrore pervadere ogni parte del suo corpo, ma non le importava, non si mosse. Alzò una mano verso la testa dell'animale inconsciamente, mentre le parole di una voce sconosciuta e familiare allo stesso tempo le rimbombavano nella testa: "Per il potere delle sapienza, della ragione e dell'intelletto, ti invito ad andartene creatura del bosco, poiché potresti scatenare una furia superiore a qualsiasi altra cosa conosciuta".

L'orso smise di ruggire. Si era fermato a guardarla, abbassando la testa in segno di rispetto. Altre parole risuonarono nella testa di Naetha, ma non erano quelle della voce precedente

"Hai dimostrato grande coraggio mia signora, non ne dubitavo". Detto questo, l'orso si girò e se ne andò.

Axel era rimasto a guardare a bocca aperta, proprio come Manuel dietro di lei, ma non ebbe il tempo di muovere un muscolo che la sua vista si oscurò e le sue gambe cedettero.

Tutto divenne buio e sentì qualcuno urlare il suo nome, mentre forti braccia la sorreggevano.

La Dea CadutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora