sixteen

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When The Party Is Over - Lewis Capaldi

L U C I F E R

Stammi lontano...

Quelle parole mi risuonarono in testa per giorni e non c'era modo di frenarle.

Mi ero rinchiuso nel mio attico, restando sdraiato sul mio letto con lo sguardo perso nel vuoto.
Mi alzavo solamente per andare a bere qualcosa al mio mini-bar, ma scoprii che nemmeno ubriacarsi riusciva a colmare la fitta al petto che provavo.

Il viso terrorizzato di Johara era impresso nella mia mente.

"Lucifer?" sentii Mazikeen chiamare il mio nome dall'ingresso dell'ascensore.

Non risposi, non avendo le forze.
Mi portai un bicchiere di vodka alla bocca e bevvi un sorso per poi tornare a guardare il vuoto.

Maze entrò nella mia stanza, restando sulla soglia. Lasciò cadere le braccia ai fianchi, sbuffando "Andiamo,... sei ancora sdraiato in quel modo?" si lamentò "Quando ti deciderai ad alzarti?"

"Non mi deciderò, Mazikeen. Non ho nessuna intenzione di alzarmi da questo comodissimo letto."

La donna alzò gli occhi al cielo, camminando verso di me "Il Diavolo non può essere depresso."

Chiuso gli occhi sospirando "Non sono depresso."

"Però, stai dimostrando i sintomi a tutti gli effetti." rispose fiera di sé.

Mi alzai leggermente, per poterla guardare negli occhi "Da quando sei un'esperta di emozioni umane?"

"E tu da quando cominci a provarle?"

"Io non sto assolutamente provando emozioni umane, Maze."

La donna si sedette sul bordo del letto con uno scatto brusco "Invece sì e sai quale in particolare stai provando? L'amore. Lucifer, ti stai innamorando di quella ragazza." esclamò prima di portarsi una mano davanti al viso per la rabbia "Sempre se non l'hai già fatto..."

Spalancai gli occhi, improvvisamente "Cosa?!"
cominciai a ridere "Ti rendi conto di ciò che hai detto? Io? Innamorarmi? Che cosa assurda."

Maze continuò più convinta che mai "Ma è la realtà, Lucifer! Sei tu a non renderti conto delle tue azioni. Da quando l'hai conosciuta, non fai altro che starle intorno. Non contando che te la sei portata anche a letto." spiegò.

Abbassai lo sguardo, cominciando a capire.
Mazikeen aveva ragione, da quando avevo conosciuto Johara, non facevo altro che andare dove andava lei. Ho assunto Jake per starle più vicino e l'ho salvata in più occasioni, non accorgendomi di stare man mano cominciando a provare qualcosa per lei.

Il re degli inferi non dovrebbe innamorarsi, non dovrebbe nemmeno vivere sulla Terra.

Maze si incamminò fuori dalla mia stanza "Ora non voglio fare la guastafeste, ma credo sia stato un bene che ti abbia detto di starle lontano."

Dopo quell'ultima frase, mi voltai verso di lei, non potendo credere a ciò che avesse detto.

"Pensi sia stato piacevole sentirselo ridire, Maze?" mi alzai dal letto sbraitando "Quando Johara mi ha visto nella mia vera forma, la sua reazione mi ha distrutto. È stata come un colpo al cuore."

"Non fare il sentimentale." continuò la donna ma la interruppi.

"È stato come se papà mi avesse ripudiato per la seconda volta, Mazikeen!" esclamai fuori di me "Tu non puoi saperlo perché non li hai mai provato, ma fa male. Fa veramente male quando qualcuno a cui tieni, ti esclude dalla sua vita."

Maze abbassò lo sguardo, non sapendo cosa rispondere. Si era resa conto che quello che aveva detto e che io, nonostante fossi il padrone dell'Inferno, provavo ancora dolore, sia per ciò che aveva fatto mio padre, sia per ciò che era accaduto con Johara.

Sospirai tornando a sedermi sul letto, rigirandomi il bicchiere pieno di vodka tra le mani "So che stare sulla Terra, ha delle conseguenze e so anche di aver sbagliato con quella ragazza..." tornai a guardare Maze negli occhi "Ma non posso cambiare ciò che provo per lei in questo momento. Non posso."

Mazikeen si voltò e uscì dalla mia stanza in silenzio.

Era difficile ammetterlo, perfino a me stesso.
Purtroppo, però, il danno era stato fatto.

***

J O H A R A

"Signorina Bagdley, sta ascoltando?"

Guardai la lavagna, con sguardo perso nel nulla.
"Sì, Mr. Andrews." risposi con malavoglia.

"E mi dica a che pagina siamo?"

Sbuffai "Pagina trecentoquindici, paragrafo due. L'economia ottocentesca. Sto ascoltando, professore, continui pure la lezione."

L'uomo rimase allibito, non credendo realmente che stessi seguendo la sua spiegazione. Ci impiegò un po' prima di continuare.

Tornai a disegnare sul mio quaderno, ascoltando allo stesso tempo la noiosa lezione di storia.
Mi sentii in soggezione e sospirai.
"Cosa c'è Maggie?" sussurrai alla mia amica nel banco al mio fianco "Sono tre giorni che continui a guardarmi in quel modo."

La ragazza si scostò di poco per farsi sentire "Solo che mi sembri triste, persa tra i tuoi pensieri." bisbigliò "C'è qualcosa che non va? Sai che puoi dirmi tutto."

"Primo: non è il momento, e secondo: non mi va di parlarne." dissi osservando il mio disegno astratto fatto a penna "Apprezzo che tu voglia aiutarmi, ma in ogni caso non capiresti..."

Improvvisamente, sentimmo la porta dell'aula spalancarsi, notando la bidella come ipnotizzata.
"Johara Bagdley è richiesta in segreteria." disse guardandosi intorno prima di trovarmi in fondo alla classe.

Il professore mi diede il permesso di uscire.
Sia io che Maggie ci guardammo confuse, attraversai tutti i banchi ed infine uscii insieme alla bidella.

La seguii per i corridoi della scuola, fino a che non arrivammo davanti alla segreteria, dove la mia attenzione venne attirata da una figura femminile con abiti di pelle nera attillati è abbastanza scollati.

"Oh, no. No, no, no..." dissi camminando all'indietro, cercando di andarmene.

"Johara, fermati!" mi chiamò Mazikeen "Dobbiamo parlare."

"Non ho niente da dirti."

Aumentai il passo, provando a ritornare nella mia classe, ma la donna riuscì a raggiungermi e a bloccarmi la strada.

"Johara, aspetta. Per favore." disse di nuovo.

"Lasciami in pace! Qualunque cosa siate tu e il tuo amico..."

Mazikeen mi prese per le spalle, sbattendomi contro agli armadietti. Chiusi gli occhi di scatto, come se fosse un'azione involontaria. Il mio cuore cominciò a battere velocemente e la paura cominciò a farsi strada in me.

"Non farmi del male." dissi a stento.

La donna lasciò la presa e quando riaprii gli occhi, notai che aveva abbassato lo sguardo "Scusami, non volevo farti del male. È l'abitudine..."

Deglutii a fatica, stringendomi nelle spalle.

"Cosa vuoi da me?"

Maze sospirò "Si tratta di Lucifer."

A quel nome mi pietrificai: ripensare a ciò che avevo visto quella notte mi terrorizzava. Non ero sicura nemmeno io di ciò che i miei occhi mi avevano mostrato, ma ero certa che non era una umano.

"Non è più lo stesso." continuò "E sono sinceramente preoccupata per lui."

Wake Up In Hell [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora