"Anderson! Mary Anderson! Chi è Mary Anderson?" ripeteva continuamente una guardia passando tra le celle. Mary, sentendosi chiamare, fece capolino dalle sbarre e si sbracciò per farsi notare, dicendo:
"Sono io! Sono qui!"
La guardia se ne accorse, si avvicinò, aprì la cella e le ordinò di uscire immediatamente. Lui iniziò a camminare e lei lo seguiva in silenzio. Mary pensava a come avrebbe reagito suo marito sapendola in carcere, ma arrivati in un ufficio del carcere si ritrovò davanti all'uomo dei suoi pensieri. James restò seduto con uno sguardo freddo, lei cercò di abbracciarlo ma la guardia la fermò, le tolse le manette e le disse:
"Sei fortunata! Tuo marito ha pagato la cauzione, puoi andartene"Lei non proferì parola, l'atmosfera non era piacevole anzi era rigida e seria. In macchina nessuno dei due parlò ma sul volto di James si notavano la rabbia e la delusione. Arrivati a casa, James scoppiò dicendo:
"Sono molto deluso! Non mi aspettavo che tu potessi prendere parte a tali incontri. Emily ti ha messo queste strane idee in testa, vero?"
"Che cosa c'entra lei?" domandò Mary
"Credi che non l'abbia vista in stazione? Non sono stupido, ho capito sin da subito che lei era una suffragette. E adesso dov'è? In carcere? Lei ti ha condotto su una brutta strada, non devi più frequentarla e da oggi non lavorerà più qui!" urlò serio. A quelle parole, Mary rispose:
"È stata una mia scelta quella di partecipare! Lei me ne aveva solo parlato ma ho insistito io di poter essere una di loro. Poi non puoi licenziarla, ha bisogno di soldi. In questo modo ti renderai uguale a Mr. Smith!"
"Io non sarò mai come lui!"esclamò infuriato
"Lo so, ma agli occhi delle altre sarai come tutti gli altri uomini!"
"Io non voglio farlo ma tu mi costringi a cacciarla via!"
"Puoi fare ciò che vuoi ma io continuerò a lottare per i diritti di noi donne, che tu voglia o no! Non puoi rinchiudermi in casa"
"Ma non capisci che se io non avessi pagato la cauzione, saresti ancora lì dentro? Cosa avrei dovuto dire ai bambini, ti ricordo che abbiamo tre figli! Poi a me ci pensi?"
"Scusa, non avrei mai voluto farti sfigurare davanti agli altri" disse ironicamente, alludendo a possibili beffe dei colleghi del marito nei suoi confronti
"Non è per questo" disse lui calmandosi "so quello che succede in carcere! Le detenute vengono torturate dalle guardie e ci pensi a come mi sarei sentito io, sapendoti nelle mani di quelle bestie? Non sarei stato capace di proteggerti e questo, certamente, non mi fa onore. Non ti frenano i miei sentimenti nei tuoi confronti?" detto questo, James abbandonò la stanza e tornò nel suo studio con le lacrime agli occhi.
Mary non ebbe modo di rispondere, ma pensò e ripensò alle parole del marito, e giunse ad una conclusione: James era solo preoccupato che la donna che amava avesse potuto ferirsi, o peggio, rimanere uccisa. Ma i suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Mark ed Emma, i loro figli, che chiesero:
"Mamma cos'è successo? Perché tu e papà urlavate?"
"Non è successo niente di grave, non vi preoccupate! Adesso andate a giocare"
"Sicura?" domandò Emma impaurita dalla situazione
"Certo, stai tranquilla! Abbiamo già fatto pace" li rassicurò
"Va bene!"
I bambini uscirono dalla stanza e andarono in giardino a giocare. Così le tornò in mente Emily che era ancora in carcere, avrebbe voluto aiutarla ma non poteva fare proprio nulla.
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VOTES FOR WOMEN
Historical FictionLondra, 1926 Mary Anderson vive una vita felice con suo marito James e i suoi tre figli. Con suo marito, un ricco imprenditore, ha un rapporto di parità. Proprio per questo motivo, non si è mai interessata alla lotta femminile per il suffragio univ...