Edith era raggiante, non era mai stata più allegra. Mentre andava a lavoro le sembrava di star volando, tra le mani stringeva il fazzoletto che avvolgeva il suo pranzo emozionata. Non si era mai sentita meglio. Era semplicemente innamorata. Si chiamava Lewis ed era davvero gentile e premuroso. Purtroppo le circostanze in cui si erano conosciuti non erano state piacevoli.
Edith stava tornando a casa dopo le sue ore di lavoro come ogni giorno. Per tornare a casa doveva attraversare una via inquietante che veniva frequentata da gente poco raccomandabile. Non le era mai successo niente, ma si sentiva osservata da occhi irrispettosi e viscidi, spogliata contro la sua volontà da sguardi indesiderati. Ma non si erano mai spinti oltre a occhiate. Anche per questo combatteva, per far capire che lei e tutte le donne non erano oggetti che potevano essere usati per soddisfare i bisogni di qualcuno. Mentre pensava al padre che era a casa, un uomo palesemente ubriaco le fischiò. La ragazza indignata proseguì senza dargli corda, ma il cinquantenne evidentemente irritato dall'indifferenza di Edith la afferrò per un braccio.
"Non ti hanno insegnato che si deve portare rispetto ad una persona più grande di te?" biascicò con l'alito che puzzava d'alcool.
Le veniva da vomitare. Non rispose e cercò di liberarsi dalla sua presa.
"Fai la difficile, eh?" provò a trascinarla in un luogo più appartato e buio
"Lasciatemi stare!"strillava lei
"E sta' zitta"le urlò dandole uno schiaffo e facendola cadere a terra con uno spintone
"Bene, bene, bene... adesso ci divertiamo" aveva un sorriso sinistro, gli occhi gli luccicavano perfidi, Edith invece aveva paura, non riusciva più a muoversi o ad emettere un suono. Si ritrovò a pensare che qualunque cosa avesse intenzione di farle, di finirla al più presto.
"Hey, che succede qui?" pronunciò una voce maschile
Era il suo salvatore?
Un ringhio uscì dalla bocca dell'ubriaco.
"Vattene"
"Mi sembra che la signorina non voglia le sue <<attenzioni>>, o sbaglio?"
"VAI VIA" ma più gli ordinava di andarsene, più il ragazzo si avvicinava
"Lasci- questa- ragazza"scandiva parola per parola, lo afferrò per la camicia sudicia e lo spinse lontano da lei con un pugno, l'uomo era così ubriaco che non aveva la forza di reagire che si accasciò al suolo.
"Sta bene, signorina?"allungò la mano verso di lei, ma Edith era troppo spaventata
"Non si preoccupi, non le farò del male." ma era ancora titubante
"Si fidi di me" e fu allora che prese la sua mano, la tirò su
"Mi chiamo Lewis, Lewis Allen, lei?" si presentò il ragazzo
"Edith Jones" sussurrò con un filo di voce
"Bene signorina Jones, posso accompagnarla a casa?" si offrì
"Si, grazie"
E così iniziarono a parlare, ogni giorno per un mese Lewis di presentava sotto casa sua per farle compagnia quando andava a lavoro. Gli raccontava le sue abitudini, i suoi sogni, praticamente tutto. Era più di un semplice conoscente o amico. Aveva saputo che anche lui lavorava in una fabbrica, tessile però, proprio vicino a dove lavorava lei, così Edith aveva deciso di portargli il pranzo e dichiararsi.
Arrivata davanti la porta del suo posto di lavoro entrò e iniziò a lavorare. James stava girovagando nella fabbrica con Jack per sapere se il lavoro procedeva bene e per presentare il suo nuovo socio a qualche capo-reparto.
"Edith"la chiamò
"Allora, come va?"
"Bene, grazie Mr. Anderson"
"Lui è Jack Meyer, il nostro nuovo fornitore"
"Piacere di conoscerla" rispose lei educata
"Il piacere è tutto mio, come mai lavora proprio in questo tipo di fabbrica?"
"Oh, bhe, aiuto la mia famiglia come posso"
"Lei è una tosta" la elogiò James
"Dovrebbe conoscere Emily" disse Jack
I tre risero. Tante domande balenarono nella mente di Edith, tra queste: come fanno a conoscersi Emily e Meyer? E perché tutta questa confidenza?
"Oh loro si conoscono, vero?"
"Si noi facciamo parte..." provò a dire che partecipavano insieme ai movimenti femministi ma James la fermò
"della stessa famiglia, vero? Cugine molto larghe, ma pur sempre cugine" improvvisò e le rivolse uno sguardo abbastanza eloquente, Jack non sapeva.
"Si si, cugine, certo"
"Bene, procediamo?"
"D'accordo"
"Ah, Mr. Anderson" lo chiamò
"Si?"
"Oggi potrei tardare dopo l'ora di pranzo"
"Cerca di essere puntuale, lo sai per me sei uguale a tutti gli altri, non faccio distinzioni"
"Assolutamente"
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Arrivata l'ora della pausa Edith corse via per raggiungere al più presto la fabbrica tessile in cui lavorava Lewis. Vide una donna e pensò di chiederle informazioni.
"Salve" salutò e venne ricambiata
"La posso aiutare?" domandò la signora gentile
"Si, potrebbe dirmi dov'è Lewis Allen?"
"Chi? Non conosco nessuno che lavori qui che si chiama così. E mi creda sono anni che sono qui dentro" la informò asciugandosi un po' di sudore
"Sicura? Perché lui mi ha detto di lavorare qui."
"Bhe, non so che dirle, posso provare a chiedere ad altre persone" propose
"Hey Rob" chiamò la signora urlando
"Che c'è?" disse l'uomo che beveva avidamente dell'acqua accanto a lei
"Sai se qui lavora un certo Lewis Allen?"
"Mai sentito nominare" affermò sicuro
"Ascolta, Rob è qui da quando questo posto ha aperto e se non lo conosce lui probabilmente qui questo Lewis non ha mai messo piede, forse ti sei confusa." disse rivolgendosi con lo stesso tono gentile di prima a Edith
"Già, forse ha ragione. Allora...vado. E scusi per il disturbo"
"Tranquilla, nessun disturbo"
Si stava allontanando quando si sentì chiamare.
"Ti do un consiglio: stai molto attenta con questo ragazzo"
E la signora aveva ragione. Lo conosceva così bene? Evidentemente no.
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VOTES FOR WOMEN
Historical FictionLondra, 1926 Mary Anderson vive una vita felice con suo marito James e i suoi tre figli. Con suo marito, un ricco imprenditore, ha un rapporto di parità. Proprio per questo motivo, non si è mai interessata alla lotta femminile per il suffragio univ...