Ogni serata con lei era come una serata passata a distrarmi, ero qui per lavoro e invece avevo la sensazione che questa ragazza mi aveva stregato.O almeno lo credevo finché non la incontrai al cinema di Beverly Hills.
Stavo andando a vedere con Smeralda il film di quella bionda tanto amata, i uomini preferiscono le bionde o qualcosa del genere.
Non ero tipo da passare una serata al cinema ma, siccome ultimamente si parlava solamente di "Cinema" volevo accontentare Smeralda, infondo ero romantico come uomo.
Eravamo seduti in prima fila e la vidi con i suoi lunghi capelli ricci attirare tutta l'attenzione su di se.
Era particolare, non si vestiva come le altre, si muoveva diversamente.
Nel vederla il popcorn mi cadde dalla bocca.
In sua compagnia c'era un'altra ragazza, ma Lolita non mi vide.
Alla fine del film andammo fuori a fumare una sigaretta, dopo pochi secondi uscì pure lei.
Tirò fuori dalla sua borsettina una sigaretta e quando il vento le soffio nei capelli volto la testa nella mia direzione, non sapeva cosa dire.
Smeralda mi guardava confusa, ma il mio cuore no.
Lolita spostò lo sguardo su Smeralda e ci sorrise venendo verso di noi.
"Buonasera" Disse guardando solo me.
Guardai così intensamente e quei occhi che appartenevano ad una bambina indifesa e insicura che ora appartenevano ad una donna.
Mi passarono mille ricordi nella mia mente assiema a lei e volevo solamente riviverli.
Attorno a noi le macchine erano silenziose e correvano lentamente, strano per una Los Angeles.
C'era poca gente per strada, e quella poca gente non mi piaceva.
C'era una auto nera difronte a noi, e dentro un uomo che ci osservava da troppo tempo per i miei gusti.
"Lolita, qui è pericoloso. Torna a casa" Dissi con gli occhi fissi sul uomo.
Lei guardò il punto che stavo guardando io e mi fissò spaventata.
Smeralda era confusa dalla nostra totale confidenza e guardò male Lolita.
"Vi porto a casa, movetevi" Dissi prendendo istintivamente Lolita per le spalle, era un abitudine già da bambino.
Mentre camminammo verso la mia Porsche, il tipo accelerò sgommando, con la mia memoria fotografai con gli occhi la targa.
"Comunque sarebbe gentile presentarsi, no?" Disse Smeralda infastidita seduta dietro, si riferiva a Lolita che era seduta vicino a me.
"Lolita Aragona, piacere" Gli diede la mano con eleganza e si scusò.
"Smeralda Shiltery, piacere" Si strinsero la mano come per sfida, c'era tensione nell'aria.
E penso che l'avrei scatenata ancor di più se avrei scaricato Smeralda per prima a casa sua.
Ma l'avevo fatto perché volevo stare con Lolita, infondo avevo una specie di incarico da svolgere.
Non confondere la mia gentilezza con la debolezza, sono gentile con tutti, ma quando qualcuno non è gentile con me, la debolezza non è ciò che ricorderai di me.
Lo diceva Al Capone, e penso che aveva proprio ragione.
Non sono mai stato bravo a scuola, e forse non lo sarei mai stato. Ma so che non è un libro di matematica che insegna, ma sono gli avvenimenti della vita che insegnano.
La scuola insegna il lato teoretico a scuola, ma il lato pratico no.
La scuola insegna tutto tranne come affrontare la vita.
La lasciai davanti a casa sua e mi guardò malissimo con occhi di fuoco, ma non ci feci tanto caso.
Una volta solo con Lolita andai a Santa Monica e passeggiammo a piedi nudi sulla sabbia fredda della notte.
Il mare di notte era uno spettacolo per pochi,
Solo chi piangeva e ne versava quanto un mare,
Solo sapeva cosa voleva dire amare.A volte le parole feriscono più di ogni cosa e vorresti nascondere la testa sotto la sabbia e piangere per sempre.
La gelosia è una cosa che può uccidere, di dolore. La gelosia non è una cosa da pazzi, essere gelosi è naturale, ma poco naturale per chi non la comprende.
Ci sono i mariti gelosi, mogli gelose, cani gelosi e anche figli gelosi.
Deboli non sono quelli silenziosi, ma quelli che tirano fuori subito il coltello perché hanno paura.
"Ora sei fidanzata, uh?" La guardai con un sorriso spento.
"In un certo senso sì" Mi rispose.
"Ma sei felice? Intendo, lui ti rende felice?" Gli chiesi.
Mi mimò semplicemente un 'sì' con la testa, non era convincente. Sembrava triste, vuota, non sopportavo vederla così.
"Guardami Lolita, dimmi la verità" la presi per le spalle senza fiato e appoggiai la mia fronte sulla sua.
I suoi occhi erano umidi come le sue labbra che tanto avrei voluto baciare.
Le onde ci bagnavano amichevolmente i piedi, finché non schiantò una grande onda su di noi.
Non aveva servito molto ma, d'istinto presi la mia giacca per proteggere Lolita dal acqua.
Si bagnò molto comunque, e io pure.
Scoppiammo a ridere come bambini, ma quando la finimmo non riuscivo a sopportare più il suo triste sguardo.
Rideva, ma era infelice.
Mi tuffai come un leone affamato sulle sue labbra e la tenni stretta verso il mio corpo, in un secondo mi ero dimenticato di tutti problemi che avevo e mi innamorai ancora di più di questa bellissima notte.
Non la avevo mai baciata in tutta la mia vita, e il destino ci ha fatto rincontrare sotto il chiaro di luna a Santa Monica.
Ovviamente non era il suo primo bacio come non lo era per me, ma baciare lei era come avere il mio primo bacio.
Tra tutte le ragazze che baciavano con fame le mie labbra lei era la prima che seppe farmi girare la testa solo con uno sguardo.
Non mi stacchai dalle sue labbra, ero zuppo d'acqua dalla testa ai piedi ma non m'importò.
Volevo solo sentirla mia, come doveva esserlo già da sempre.

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L'Affare Rosso
RomanceOrlando Ferrez è il cugino di Lolita Carmen Aragona. Sono cresciuti assieme nel quartiere più povero di Cuba ma una volta cresciuti inseguono il cosiddetto 'Sogno Americano'. Per caso dopo anni, Orlando si mette in proprio come meccanico. Penserete...