"Giustizia alla Ferrez"

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"Ti amo come non ho mai amato nessuna donna, e con la donna giusta posso arrivare dove nessuno è mai arrivato" Lolita aveva gli occhi bendati, le tenni le mani mentre la guidai nella nostra nuova 'casa'.

"Dimmi dove siamo dai" Mi disse impaziente piena di entusiasmo.

Il rumore dei suoi tacchi riecheggiava nell'aria, pensavo se avessi mostrato questo ben di dio a mio padre.

Mi avrebbe detto che non avrebbe mai voluto questo lusso guadagnato da un criminale, già me lo sarei immaginato.

"Ora puoi guardare.." Le tolsi la benda e lei rimase a bocca aperta.

Davanti ai suoi occhi si presentò un garage gigantesco di lusso, e questo garage era all'interno di un'enorme yacht.

L'avevo comprato per 1,4 milioni di dollari e ora avremmo vissuto sull'oceano.

Nel garage c'erano in fila tutte le Ferrari che avevamo falsificato, il pavimento era fatto di piastrelle lucide nelle quali ti potevi quasi specchiare.

Eravamo in America, lo yacht le piaceva da morire e anche a me.

"Ti penti di tutto questo?" Mi chiese ad un tratto Lolita.

"No, di cosa amore?" Le chiesi prendendole il volto tra le mani.

"Di aver preso la strada sbagliata nella vita." Mi rispose.

"Nella vita puoi prendere la strada giusta ma puoi essere sempre accompagnato da persone sbagliate, io ho preso la strada sbagliata e sono stato accompagnato dalle persone giuste." Risposi.

"Che poeta.." Mi diede scherzosamente una pacca sulla spalla andando a ispezionare il resto dello yacht.

I miei uomini sorvegliavano notte e giorno lo yacht, al momento eravamo fermi ad un porto a Miami e la cosa era molto rischiosa.

Ero sempre teso, i soldi, la droga, tutto mi rendeva nervoso.

Il potere può rendere una persona molto forte, ma può anche distruggerla.

Ogni settimana incontravo nuove persone che volevano comprare le nostre auto e loro erano inconsapevoli del fatto che fossero false.

Ormai avevo 38 conti bancari, terreni, case e proprietà in tutto il mondo.

Avevo deciso di sposare Lolita e le avrei fatto la proposta questa notte al casinò.

Prima di andarmene da Cuba passai da Aresel e le dissi questo:

Era sera, il vento accarezzava l'erba nei prati e le onde del mare battevano. Il cielo grigio come la neve sporca nelle città d'inverno.

"Ciao, sto per scappare da Cuba. Non fare domande per favore, ti do 25 milioni di dollari in contanti. Danne un po' alla mia famiglia, a Pedro e a il resto tienilo per te." Ero triste, dovevo scappare perché se sarei rimasto la polizia e gli agenti Cubani mi avrebbero cercato.

Mentre le passai la borsa piena di soldi non avevo il coraggio di guardarla negli occhi, il cuore mi stava cadendo fuori dal petto.

Non riuscivo nemmeno a respirare.

"Devo dirti una cosa prima che te ne vai.."  In un batter d'occhio le labbra di Aresel erano sulle mie, e con un solo bacio aveva incasinato tutti i miei piani.

L'ansia che avevo addosso scomparì subito ed era come se tutto avesse un altro significato.

"A-aresel" Dissi in imbarazzo.

"Non dire niente, vai." Aveva una lacrima che le attraversava il viso, e in quel momento feci come mi disse e me ne andai per non farmi vedere debole difronte a lei.

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