"Caisnò pt. 2"

26 4 0
                                    




Nel cielo passano le nuvole
Che vanno verso il mare
Sembrano fazzoletti bianchi
Che salutano il nostro amore
Dio, come ti amo
Non è possibile
Avere fra le braccia
Tanta felicità
Baciare le tue labbra
Che odorano di vento
Noi due innamorati
Come nessuno al mondo
Dio, come ti amo
Mi vien da piangere
In tutta la mia vita
Non ho provato mai
Un bene così caro
Un bene così vero
Chi può fermare il fiume
Che corre verso il mare
Le rondini nel cielo
Che vanno verso il sole
Chi può cambiar l'amore
L'amore mio per te
Dio, come ti amo
Un bene così caro
Un bene così vero
Chi può fermare il fiume
Che corre verso il mare
Le rondini nel cielo
Che vanno verso il sole
Chi può cambiar l'amore
L'amore mio per te
Dio, come ti amo
Dio, come ti amo

Cantavo sottovoce questa canzone di Modugno mentre giocavo a blackjet, agli uomini dava fastidio ma le donne mi guardavano con occhi sognanti.

A cantarla pensavo solo ad una ragazza.

All'improvviso un ragazzo sul palco iniziò a suonare il pianoforte, diventò tutto buio e le luci si focalizzarono su di lui.

Suonava delle melodie tristi e romantiche che un po' davano noia, ma le donne presenti nel casinò non sembrava dar noia.

All'improvviso le ballerine apparvero dietro il piano e tra queste intravidi Lolita.

Vidi che era incantata dal pianista, e il pianista altrettanto da lei. Tenne gli occhi fissi in quelli della ragazza della quale ero follemente innamorato.

In un momento del genere avete conosciuto il Orlando aggressivo, quello impulsivo, ma no.

Stasera ero il Orlando 'debole'. Ero entusiasta di giocarmi i miei ottomila dollari ma mi arresi, non aveva senso.

Forse non avevo bisogno per forza di Lolita per raggiungere il mio obbiettivo, forse mi faceva solo in poco male il cuore.

Dovevo forse lasciar perdere il mio amore per lei, perché tanto le donne se ne approfittano soltanto.

Uscì dal casinò e per mia gran fortuna iniziò a piovere a dirotto, non me ne fregò nulla.

Non ero in stato da guidare, ero ubriaco fradicio.

Camminai sotto la pioggia finché potevo anche se la vista mi si appannò non so se di pioggia o di lacrime che scendevano in silenzio.

Se ero solo riflettevo molto e spesso piangevo, a prime vista sembro sempre il ragazzo macho, quello rozzo e menefreghista che piace alle ragazze.

Ma io non ero così. Amavo andare all'opera, amavo imparare cose nuove e non solo 'uccidere'.

Avevo le mani in tasca e fumavo una sigaretta quando all'improvviso una auto si fermò davanti a me sfrecciando con le gomme.

Un gruppo di signorine abbassarono i vetri della vettura rivolgendosi a me con tono provocante, quello che rivolgono di solito i uomini alle donne.

"Hei bel fusto, ti va di salire? Ti prenderai un bel raffreddore così!" Le guardai divertito dal loro atteggiamento, la mia corazza da arrogante si era di nuovo impossessato di me.

"Io? Con voi?" Dissi altezzosso squandrandole, non erano nemmeno poi tanto belle.

Erano in cinque strette in una piccola automobile.

Quando però vidi da lontano la Alfa Romeo 1750 capì immediatamente di chi si trattò. Erano i uomini di Carluzzi, non avevo altra scelta, dovevo fuggire immediatamente e non avevo nemmeno una pistola con me.

Saltai in fretta nella macchina delle signorine tutte euforiche per la mia presenza.

"Ehi bionda! Corri un po', fammi vedere che sai fare!" Urlai ansioso alla ragazza al volante, lei lo fece pensando di impressionarmi.

Glielo dissi perché ero in un stato di panico, non potevo permettermi stasera di essere preso.

Ero seduto in mezzo tra due ragazze abbastanza 'grosse', ed ero schiacciato.

Ma almeno quella situazione mi permise di nascondermi benissimo.

La Alfa ci era sempre più vicino, e avevo intuito che mi avessero visto.

"Ma guarda questo! Ci farà fare un incidente!" Esclamò la bionda.

Ci venivano apposta addosso cercando di buttare la vettura fuori strada, cavolo.

L'unica cosa che mi venne in mente di fare era quella di lanciarmi fuori dalla macchina, sembra impossibile, ma non lo fu.

Non avevo scelta in realtà.

"Ma che cazzo fai?" Urlò la 'grossa' verso di me quando mi avvicinai al finestrino.

"Secondo te! Ho proprio voglia di ammazzarmi, spostati" Risposi in tono sarcastico.

"Sei fuori? Un bellezza come te? Mai!" Scoppiò a ridere ma io ero già sul asfalto della strada.

La Alfa convinta che fossi ancora nella loro vettura continuò ad insueguirle ed io ero a terra con il torace tutto dolorante.

L'Affare RossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora