Maggio 2019
Jimin si guardava in giro circospetto. L'aereoporto di New York era un via vai di persone e lui si sentiva pazzo per esserci andato, sperava che la mascherina nera bastasse a nascondere il suo viso. Anche Jungkook teneva una mascherina per coprirsi, ma lui camminava con tranquillità.
Jimin sarebbe voluto andare via, ma allo stesso tempo no.
Erano là per Jungkook, significava che sarebbe nuovamente partito. I due si erano scambiati i numeri e si erano ripromessi di tenersi in contatto, ma non sempre queste amicizie a distanza durano. Loro però erano fiduciosi nel loro particolare rapporto.
Si fermarono molto prima dei controlli anche se fosse già tardi, Seokjin era con loro ma sapeva che nel momento in cui dovevano salutarsi, era meglio lasciarli soli e questo successe.
Jimin e Jungkook rimasero uno davanti all'altro, la valigia del più piccolo a separarli.
«Allora ci sentiamo...» disse Jungkook per sdrammatizzare, Jimin era già sul punto di piangere e per questo si mordeva il labbro, Jungkook non poteva vederlo per via della mascherina, ma lo conosceva tanto bene da saperlo «vedi di non piangere, Hyung, sennò scoppio anch'io.»
«Non mi chiami mai Hyung...» fece notare Jimin con occhi lucidi. Jungkook gli sorrise per poi prenderlo per una spalla e stringerlo in un abbraccio. C'era sempre la stessa differenza d'altezza e Jimin aveva trovato il suo solito posto tra le braccia del minore sempre pronte ad accoglierlo. Odiava apparire tanto debole.
«Chiamami appena arrivi» gli disse Jimin senza staccarsi «chiamami anche domani per avere la certezza che nessuno ci abbia visti e-»
«Troverai una qualunque scusa per sentirmi?» ridacchiò Jungkook «non ci allontaneremo, non lo permetterò.»
«Hey» Jungkook gli prese il mignolo con il suo «Noi due insieme possiamo tutto, ricordi?»
Jimin si commosse ancora. Era la loro promessa, quella.
Jimin si fece più piccolo fra le sue braccia e sentì Jungkook baciargli la tempia. Adesso stava piangendo e quando si allontanarono, capì che anche l'altro era sul punto di farlo.
E dire che avevano passato un paio di giorni di felicità e spensieratezza, come se non si fossero mai separati. Solo una volta Jimin prese il discorso della partenza, quando erano andati a ballare insieme. Era stato uno dei momenti più belli in quei giorni, ballare con Jungkook non succedeva raramente e un paio d'anni prima per il corvino era odioso farlo per via di Shinyun e dei suoi commenti, ma sapere che quel giorno si trovava al sicuro, nella sua solita aula, con Jungkook e senza nessuno pronto a giudicarlo, lo spronò a fare meglio. Dopo un breve riscaldamento, Jimin aveva deciso di fare la domanda che lo tormentava da quando aveva rivisto Jungkook: quando sarebbe tornato in Corea?
Nel sapere che i due avevano a disposizione solo un paio di giorni per stare insieme, Jimin aveva deciso di viverli con il sorriso. Nessun pensiero negativo, solo loro.
Avevano ballato una delle prime canzoni scritte insieme, quando erano solo ragazzini pieni di ambizioni.
Avevano riso, scherzato, si erano fatti i complimenti a vicenda, Jungkook gli aveva parlato del suo nuovo manager e Jimin di Namjoon. Si erano scambiati pareri e si erano fatti il solletico a vicenda.
Ma una volta trovatosi tra le braccia di Jungkook, con le lacrime in viso e una valigia tra loro, tutta quella felicità scomparve. Solo preoccupazione nei loro occhi.
Venne anche annunciato che per il volo di Jungkook sarebbe mancato poco e lui doveva ancora passare i controlli, ma i due fecero finta di non aver sentito la voce femminile che gli ricordava di doversi separare, non volevano. Per questo Seokjin dovette intervenire, mettendo una mano in spalla a Jungkook e facendogli cenno di andare.
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𝐈𝐃𝐎𝐋 // ʏᴏᴏɴᴍɪɴ
Fanfiction[ℂ𝕆𝕄ℙ𝕃𝔼𝕋𝔸] Park Jimin, conosciuto come Lee Saem, era un famoso Idol coreano che dopo tre anni passati tra concerti ed eventi, aveva capito che quella del cantante non era la vita che faceva per lui. Dopo due anni dalla morte di Saem, Jimin si...