Febbraio 2019
Jimin si trovava a lavoro da due ore quando il campanello d'ingresso suonò e Namjoon entrò, infreddolito più che mai.
«Ciao Jimin.» disse senza nemmeno guardare il ragazzo in volto e andando nella stanza della direzione velocemente. I tavoli occupati erano tre ma Jimin aveva già servito tutti, per questo lo seguì e si poggiò allo stipite della porta aperta, così nel caso qualcuno volesse pagare lo avrebbe sentito.
«Tutto bene?» chiese il minore, notando quanto Namjoon fosse strano quel giorno. Era sempre stata una persona silenziosa e frettolosa, a volte sbadata, ma cercava sempre di tenere il sorriso in volto, sempre eccetto quel giorno evidentemente.
«Sì, pare sia tornato il freddo.» disse lui concentrato a prendere l'uniforme dal suo armadio. La direzione non era una stanza tanto più grande rispetto a quella che i dipendenti condividevano, però questa veniva utilizzata solo da Namjoon e vi erano dei pomeriggi in cui passava ore intere rintanato lì dentro. Il maggiore, che aveva i capelli castani, fece per spostare alcuni fogli sulla scrivania ma ne caddero altri. Namjoon sospirò per prenderli.
«Namjoon, sei sicuro di stare bene?» riprovò il corvino.
«Scusami, sono solo un po' nervoso e parecchio arrabbiato.»
«Per questo sei in ritardo?»
Lui annuì: «ho litigato con i miei, più pesantemente del solito. Niente di preoccupante» sospirò, triste e rassegnato.
«Hey tranquillo...» rispose allora Jimin entrando nella stanza. «vedrai che si sistemerà tutto.»
«Mi dà fastidio il loro modo di fare, continuano a comportarsi come fossi un adolescente. Non hanno capito che sono grande abbastanza da vivere la vita come voglio.» sbuffò il castano, poggiando la schiena al muro e incrociando le braccia al petto, abbassando il viso «continuano a non tollerare il mio lavoro al bar, insomma non viviamo neanche più insieme.»
Jimin si avvicinò al ragazzo e lo strinse in un abbraccio, lui non si allontanò ma non ricambiò perché troppo concentrato a ripensare alla discussione avuta con i genitori.
«Non pensarci ora.» gli sussurrò Jimin «dopo pranziamo insieme fuori, mh? Così ti distrai un po'.»
Era la prima volta che Jimin proponeva a Namjoon di uscire, i due lavoravano insieme da un bel po' ma nessuno si era interessato ad andare oltre il rapporto tra colleghi; eppure Jimin poteva quasi considerarlo un amico dato che si sopportavano, e supportavano, a vicenda da ormai due anni.
Namjoon si distanziò da lui e annuì, accennando un sorriso, così Jimin lo ricambiò dolcemente.
«Ora però torna a lavoro.» disse poi lui e Jimin annuì per poi tornare nella sala. Fortunatamente nessuno aveva fatto caso alla sua assenza, quindi si ritrovò nuovamente senza nulla di particolare da fare e allora prese a ripulire varie tazze ancora sul lavandino.
La giornata passò veloce per via di Jimin che cercava, con ottimi risultati, di fare tornare il buon umore a Namjoon. Era triste vederlo in quel modo, soprattutto perché aveva passato metà mattinata chiuso nella sua stanza. Perfino Jane una volta entrata al Koya's si era resa conto che qualcosa non andasse, mancavano le risatine che il loro capo si faceva quando vedeva Jane conversare con i clienti o battibeccare con Jimin, per questo fece un paio di domande ma Namjoon non disse nulla e appena si fece orario, lasciarono il bar nelle mani di Jane.
«Possiamo andare al ristorante italiano che c'è all'angolo, se ti va bene. Dopo ho intenzione di portarti in un posto.» disse Jimin alzando la cerniera del giubbotto fino al mento, Namjoon accanto a lui lo guardava confuso.
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𝐈𝐃𝐎𝐋 // ʏᴏᴏɴᴍɪɴ
Fanfic[ℂ𝕆𝕄ℙ𝕃𝔼𝕋𝔸] Park Jimin, conosciuto come Lee Saem, era un famoso Idol coreano che dopo tre anni passati tra concerti ed eventi, aveva capito che quella del cantante non era la vita che faceva per lui. Dopo due anni dalla morte di Saem, Jimin si...