Febbraio 2019
Taehyung ogni mattina si svegliava alle sette senza l'aiuto di nessuna sveglia, utilizzare un aggeggio strillante era per lui una pessima idea e inoltre era come naturale svegliarsi sempre presto. La sveglia la impostava solo per le sette e mezza, nel caso quella naturale che aveva in mente non funzionasse, ma rare erano le volte in cui succedeva.
Amava il caffè, ma prenderlo di mattina presto gli lasciava una sensazione di nausea per tutta la giornata, quindi il suo rimedio per svegliarsi era semplicemente lavarsi la faccia con dell'acqua bella fredda. Poi passava alle sue creme per il viso (e per metterle perdeva dieci minuti belli e buoni) e infine si posizionava davanti l'armadio alla ricerca di qualcosa da mettere. Aveva uno stile molto particolare, Taehyung; solitamente usava jeans larghi, camicie con fantasie particolari e scarpe basse, per non dimenticare i mitici cappelli alla francese. Era felice di non doversi vestire in un preciso modo a lavoro, così da poter far uscire il talento da stilista che credeva di avere.
Dopo aver accuratamente scelto cosa mettere, usciva di casa, incontrando Jimin diretto a correre e, dopo essersi scambiati il solito buongiorno, si indirizzava verso la galleria fischiettando qualche canzone. Non si preoccupava nemmeno della confusione per strada, usciva sempre in anticipo e anche la confusione non lo infastidiva più di tanto. Amava fare le cose con calma e con i suoi tempi, difficilmente era in ritardo.
Quel giorno di metà febbraio, dopo la solita routine, arrivò al lavoro con il sorriso perché, sebbene avesse perso il suo incarico di guida per Van Gogh, amava il suo lavoro. Così si diresse al bancone d'ingresso per salutare la sua collega Alice, per poi andare nella zona riservata al personale per poter posare le sue cose. Sfortunatamente per lui, non appena mise mano sulla maniglia della porta, questa si aprì verso di lui, facendolo sbattere su essa. L'espressione di Seokjin, che stava dall'altra parte di essa, era sorpresa.
«Taehyung! Ti sei fatto male?» domandò seriamente preoccupato il maggiore.
«Buongiorno anche a te.» mugolò il biondo, massaggiandosi con la mano la fronte, pregando nella sua mente che non gli spuntasse un bernoccolo, cosa probabile. Ricordava ancora troppo vividamente quando, a otto anni, aveva sbattuto sull'estremità del tavolo in legno e gli era rimasto il segno per due settimane e oltre.
«Mi dispiace tanto-»
«Va bene, passerà.» Taehyung entrò nella stanza e si aspettò, anzi sperò, che Seokjin uscisse, ma in realtà rimase lì a guardarlo. Ovviamente sentirsi osservato dal maggiore fece sentire non poco in soggezione Taehyung, che dopo aver posato il suo giaccone sull'appendiabiti, si rivoltò verso Seokjin ancora fermo all'ingresso.
«Perchè mi fissi?» domandò incrociando le braccia al petto. Taehyung non era cattivo, né voleva sembrare maleducato, ma era più forte di lui provare un po' di rancore nei confronti dell'uomo che gli aveva preso la mostra di Van Gogh. Sì, Taehyung ci teneva davvero tanto e gli era stata tolta come si toglievano le caramelle ai bambini quando ne avevano già prese troppe.
«Io, ehm, ti stavo solo aspettando.» rispose abbassando la voce Seokjin, ma Taehyung lo sentì e di certo non si aspettava una risposta del genere. Gli fu naturale infatti alzare le sopracciglia in un'espressione confusa.
«Ti ringrazio?» suonò più come domanda che risposta, quella di Taehyung, ma ciò non impedì a Seokjin di sorridere.
Nemmeno cinque minuti e i due uscirono dalla stanza per indirizzarsi verso l'ingresso principale della galleria, che avrebbe aperto dopo circa mezz'ora. C'era silenzio lungo la strada e questo metteva a disagio Taehyung, che era solito intrattenere chiunque. Anche perché, sebbene fosse passato già un mese da quando Seokjin aveva iniziato a lavorare lì, i due non avevano mai avuto occasione di parlare dato l'astio, praticamente infondato, che Taehyung provava e quindi gli era sempre stato alla larga. Seokjin inoltre appariva come una persona riservata e autoritaria, o almeno così credeva Taehyung dato che non lo aveva mai visto parlare con qualcuno a lavoro, se non per cose inerenti al lavoro stesso.
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𝐈𝐃𝐎𝐋 // ʏᴏᴏɴᴍɪɴ
Hayran Kurgu[ℂ𝕆𝕄ℙ𝕃𝔼𝕋𝔸] Park Jimin, conosciuto come Lee Saem, era un famoso Idol coreano che dopo tre anni passati tra concerti ed eventi, aveva capito che quella del cantante non era la vita che faceva per lui. Dopo due anni dalla morte di Saem, Jimin si...