Capitolo 16

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BAYLEE POV

《Che ne dici di un viaggio a Porto Rico?》, mi chiese Cole avvicinandosi a me mentre preparavo la cena. Quel giorno avevamo deciso di stare a casa da soli, mentre mia madre teneva Maddy.
《Siamo tornati solo pochi giorni fa》, risposi contrariata mentre lui mi abbracciava da dietro lasciando qualche bacio sulla mia spalla nuda, dato che indossavo una canottiera. 《E poi ti ricordo che non avremo altre ferie per un bel po' di tempo》, aggiunsi.
《Sì, ma sono a buon punto per prendere in mano l'impresa di famiglia, e verrai a lavorare per me》, disse lasciandomi un bacio sul collo per poi allontanarsi.
《Io amo il mio lavoro, non lo voglio lasciare solo per i tuoi capricci e perché vuoi viaggiare e avere la libertà di farlo quando vuoi》, dissi infastidita e finii di cucinare portando tutto in tavola mentre lui mi guardava seriamente.
《Però quando viaggiamo non ti lamenti, vero? Perché a te piace navigare sui soldi della mia famiglia, perché conviene sia a te che a tua figlia》, mi disse acidamente e rimasi a bocca aperta. Non aveva mai detto queste cose.
《Ma di che diavolo stai parlando? Ma stai scherzando?》, sussurrai sconvolta mentre lui continuava a fissarmi seriamente. 《Io non ti ho mai usato per i soldi della tua famiglia, anche perché mia madre è ricca, io sono ricca, e non ne ho assolutamente bisogno, e non ho neanche motivo di farlo.》
《Certo》, disse ridendo e alzando gli occhi al cielo.
《Io non ti riconosco più, ti comporti in modo strano da quando eravamo a Praga, che succede?》, lo guardai triste mentre la fame iniziava a passarmi.
《Succede che... Niente, lascia perdere, sediamoci a mangiare》, disse cambiando completamente atteggiamento e si sedette.
《Non ho più fame, esco un po' a prendere aria》, sussurrai e uscii dalla cucina.


Amavo andare a cammina al Ribbonwalk Nature Preserve. Distava circa due ore da Charlotte, ed era un luogo che non avevo mai nominato a nessuno. A nessuno sarebbe venuto in mente di venire a cercarmi lì, in un posto così lontano.

Ogni volta che ero triste, quando volevo completamente isolarmi da tutto e tutti, andavo in quel posto. In mezzo alla natura. L'odore dell'erbetta, delle foglie, degli alberi, della natura in generale, mi facevano venire la pelle d'oca ogni singola volta. Sentire i cinguettii degli uccellini, felici, mi faceva provare invidia per loro. Avrei voluto tanto avere anch'io una vita così spensierata,  e passare tutto il tempo a cantare, felice.

Quando descrivevo la mia relazione con Cole, sembrava perfetta. Ma non lo era. O almeno, non lo era da quando avevamo fatto l'ultimo viaggio.
Con me era diventato leggermente più distaccato, se ne usciva con cose stupide, e cercava di farmi sentire in colpa per quasi ogni cosa. Ma sapevo che avremmo sistemato la situazione, con il tempo. Come avevo cercato di fare con Jason. Ma so che Cole è diverso. Noi siamo diversi.

Ho saputo da Nathalie, ieri notte, che dopo aver preso Jason hanno parlato e lui ha spiegato tutto quello che era successo.
Io rimasi impassibile. Lo avevo avvisato, ma non mi aveva voluto dare ascolto.
So che non ha chiesto niente di me e neanche di Maddy. Ma d'altronde, che cosa mi aspettavo da uno che è partito per un anno senza degnare di una sola parola sua figlia?

Infilai una mano dentro la borsa che mi ero portata con me e tirai fuori una busta da lettere. Quella busta.
Guardai attentamente il marchio della Carter Inc. e mi morsi il labbro sedendomi su un tronco che c'era lì vicino, coricato. Posai tutte le cose che avevo, per terra, e aprii la busta confusa, ma allo stesso tempo con le mani tremanti.
Mi ritrovai tra le mani una lettera, scritta a mano. Era la sua calligrafia. L'avrei riconosciuta tra mille.
Mi scappò un piccolo sorriso. Sapeva che amavo le lettere scritte a mano, come si faceva un tempo.
Presi un grosso respiro e iniziai a leggere.

"Ciao, piccola peste.
Ti ricordi quando ti chiamavo così? Tu lo odiavi così tanto, ma io continuavo a ripetertelo, sempre. Amavo quando ti arrabbiavi, quando diventavi tutta rossa in viso e assumevi quella dolce espressione imbronciata. Io mi avvicinavo a te e ridevo come un pazzo prendendoti il viso tra le mani e riempiendoti di baci, finché non scoppiavi a ridere anche tu e mi abbracciavi forte.
Solo io so quanto mi mancano quei momenti. Quanto mi manchi tu.
È da quando ti ho ri vista che la mia mente non mi da tregua.
Rivivo ogni giorno i nostri momenti. Le nostre giornate. I nostri baci, le nostre litigate, i nostri mille modi di fare pace. Ogni singola notte insieme a te.
Eri la luce che illuminava le mie giornate. Che le rendeva migliori.
Non voglio parlare delle cose brutte, in questa lettera. Voglio che sia solo sulle cose belle, cose che nessuno sa. Tutti sono bravi a giudicare, ma nessuno sa quanto ci siamo amati in pubblico e in privato, quanti ti amo ci siamo detti, quante notti passate svegli a parlare dei nostri progetti futuri, nonostante tu non vedessi un futuro insieme a me con il comportamento che continuavo ad avere nei tuoi confronti. Ma continuavamo a fantasticare insieme, perché tu volevi quella vita che sicuramente avrai adesso. La vita di una principessa, insieme alla sua famiglia felice. Quella principessa che adesso è diventata una regina.
Una regina che avrei voluto definire mia. Non sai quanto.
Ricordi quando ti regalai l'anello con le nostre iniziali intrecciate? Sembrava una mezza farfalla. Quando te lo diedi ti feci una promessa. Ricordi? Ti dissi che ti avrei amata per sempre, qualsiasi fosse stato il nostro destino. Mi avevi salvato, mi avevi allontanato dalla droga, dalla criminalità. Mi avevi preso con te, mettendomi sotto la tua ala. La tua piccola ala da adolescente.
Ho fatto tanti errori nella mia vita, ma tu non rientri assolutamente in uno di quelli. Neanche Maddy, il frutto del nostro vero amore. Quello che nessuno ha mai conosciuto.
Mi mancate tantissimo, e spero che un giorno possiate perdonarmi. Entrambe.
Sei l'unica donna che io abbia mai veramente amato. E ti ringrazio per tutto, piccola peste. Angelo mio.
Ti amo, Jason."

Richiusi la lettera posandola e mi coprii il viso con le mani continuando a piangere. Avevo iniziato a metà lettura, e non ero più riuscita a smettere.

Il vero amore, il vero sentimento che avevamo condiviso, non lo aveva mai conosciuto nessuno. Aveva ragione.

Tutti ci avevano giudicati, chiedendosi perché io fossi rimasta con lui nonostante il male che mi aveva fatto. Ma nessuno aveva mai visto cosa c'era sotto, perché sono tutti bravi a giudicare ciò che vedono. Quello che le persone lasciano vedere.

《Sappi sempre una cosa, piccola peste》, mi disse Jason ridendo, mentre io assumevo un'espressione imbronciata per il modo in cui mi aveva chiamata. 《Quando avrai bisogno di me, di un abbraccio, di qualsiasi cosa... Sai dove trovarmi》, aggiunse poi sussurrando e sorrisi dolcemente.
《Sotto le nostre luci gialle》, risposi e lo baciai dolcemente.

Mi guardai intorno notando che ormai era già buio. Mi alzai prendendo tutto e mettendo la lettera in borsa. Asciugai le lacrime e sospirai rimettendomi in cammino, tornando verso la macchina.

Due ore e mezzo dopo fermai la macchina. Guardai l'orario e ormai era passata da un pezzo la mezzanotte.
Ignorai tutte le chiamate di Cole e di mia madre. Inviai solo un messaggio a quest'ultima scusandomi, e dicendole che andava tutto bene.
Presi la lettera dalla borsa, il telefono e scesi dalla macchina, la richiusi e iniziai ad incamminarmi verso il parco.

Cinque minuti dopo arrivai a destinazione.
Proprio al centro del parco c'era tipo un gazebo a cupola fatto in pietra. Con dei gradini e delle panche sistemate lì sotto.
Tutto intorno era illuminato da delle piccole luci gialle, e quel posto restava coperto da esse. Sotto.
Andai verso il gazebo in pietra e salii i due gradini sospirando, per poi affacciarmi guardando le piccole luci e sorrisi.

《Sapevo che prima o poi saresti venuta.》

Si torna sempre, dove si è stati bene.



[Foto del gazebo di cui ho parlato alla fine, per farvi capire come l'ho immaginato.]

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