Capitolo 2

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JASON POV

《Ho sentito che Baylee è tornata》, disse Nathalie dall'altra parte del telefono e, al solo sentir il suo nome, mi bloccai all'istante, smettendo di cercare dei documenti. 《So che mamma e papà stasera devono andare a salutarla》, aggiunse e io feci una smorfia.
《E perché mai? Si sono dimenticati ciò che mi ha fatto?》, dissi con rabbia e strinsi la mano libera, dove non avevo il telefono, in un pugno.
《Jay, non prenderla male, ma noi adoriamo Baylee, non ci ha mai fatto niente di male, personalmente》, disse facendo una pausa per poi aggiungere. 《E poi, ti lamenti tanto di quello che ha fatto a te quel giorno, ma evidentemente oltre alle cose dimenticate a causa dell'incidente, hai dimenticato anche tutto quello che tu le hai fatto passare in tutti quegli anni di relazione》, disse seriamente e io alzai gli occhi al cielo, tornando a cercare i documenti.
《Ero un ragazzino, era la mia prima relazione seria, e poi...》, dissi ma mi bloccai appena lei iniziò a parlarmi sopra.
《Si, eri un ragazzino ma il cervello, per quel che so, ti funzionava. E smettila di dare le colpe a lei. Quella ragazza ti amava come non aveva mai amato nessuno, ha sopportato tutto per te e tu l'hai sempre distrutta. E vuoi sapere la verità?》, disse e io rimasi in silenzio trovando il foglio e andando subito verso la porta dell'ufficio, per poi uscire e richiudere bene mentre lei continuava a parlare. 《Sono felice che ti abbia detto di no, quel giorno》, disse e chiuse la chiamata.
Spostai il telefono dall'orecchio e mi misi a fissarlo sconvolto.
Sono felice che ti abbia detto di no, quel giorno.
Era dalla sua parte. Non ci potevo credere.

Chiusi il portatile appena finii di inviare i documenti tramite e-mail ad un amico, e mi buttai sul letto sospirando e passai le mani sul viso.

《Abbiamo bisogno di parlare》, disse seriamente Aaron, il mio migliore amico, piazzandosi davanti a me, mentre stavo seduto sul divano. 《Ma si può sapere perché la tradisci sempre? Un motivo deve esserci.
La colpa è sua, non mi soddisfa abbastanza》, dissi solamente, alzando le spalle.
Perché invece non guardi in faccia la realtà?》, mi guardò attentamente sedendosi accanto a me e passandomi una birra già aperta, che iniziai subito a bere.
Di che realtà stai parlando?》, feci una faccia confusa dopo aver ingoiato il liquido amaro.
Lei ti ama, fin troppo, e questo lo sanno tutti... io ora non so di che cosa parlate voi e neanche mi interessa perché sono cose vostre, ma ho come la sensazione che lei voglia di più da te... sai, qualcosa di serio, anche se state insieme da neanche un anno. È una ragazzina, sogna la favola perfetta》, disse guardandomi attentamente per vedere la mia reazione, e per capire se ci aveva azzeccato. 《Vuole qualcosa che tu però non vuoi, o almeno non adesso perché lei è troppo piccola, e questo ti porta a trattarla in questo modo scontroso appena non te la da, o quando vai con le altre, perché vuoi che lei cambi idea... che si tiri un po' indietro con i desideri verso di te, verso voi due》, aggiunse e mi irrigidii, perché era la verità. 《E ricordati una cosa... Se sei riuscito a tradirla, non pensare che lei sia stupida. Ha solo creduto in te più di quanto tu meritavi.》

Già, chi lo avrebbe mai detto che alla fine i ruoli si sarebbero invertiti...
Io avevo iniziato a fantasticare una vita con lei, perché ammettiamolo: chi ti resta accanto nonostante tu gli faccia tutto ciò che io ho fatto a lei? Nessuno.
Mentre io fantasticavo la nostra vita, mentre cercavo il coraggio di chiederle di sposarmi, lei stava aprendo un po' gli occhi e iniziando a capire che non voleva quello da me.
Aaron aveva ragione, lei ha creduto in me quando non avrebbe dovuto farlo... più di quanto io meritavo.

《Jason, ho bisogno di chiederti un favore》, disse mia madre mentre entravo in cucina. Non mi aveva neanche detto "ciao". Rimasi in silenzio, mentre avevo già un brutto presentimento.《Stasera, io e tuo padre, dovevamo andare a trovare Michelle, perché è tornata Baylee. Ma tuo padre ha avuto un imprevisto con il lavoro ed è dovuto partire subito per Seattle, mentre io devo fare il turno notturno in ospedale e inizio già dalle cinque di questo pomeriggio》, iniziò con il discorso. Mi sedetti guardandola. Sapevo dove voleva arrivare.
《Non esiste. Scordatelo.》
《Non sai neanche che cosa ti devo chiedere.》
《Oh si che lo so, e te lo puoi scordare.》
《Ti prego, sarà solo per pochi minuti. La devi solo salutare da parte nostra... Lo sai quanto odiamo farlo per telefono, e fino alla settimana prossima io e tuo padre siamo entrambi impegnati.》
《Non può andarci Nathalie?》, chiesi confuso e lei negò con la testa.
《No, deve lavorare》, disse girandosi per guardarmi due secondi, mentre continuava a tagliare i pomodori per qualche altra sua ricetta strana.
Mi passai una mano tra i capelli, frustrato, e sbuffai. 《Solo per pochi minuti, e dopo questo mi devi un favore enorme perché sai che cosa è successo ma a te non importa, perché sei sempre stata dalla sua parte》, dissi acidamente mentre lei lasciava tutto e si puliva le mani sul grembiule da cucina che aveva addosso, e si voltò.
《Sì. Ti devo ancora spiegare i motivi per cui sono dalla sua parte? Quella ragazza non ha fatto niente, non si meritava tutto ciò che le hai fatto. E devi ringraziare che non ti ha mai denunciato》, disse ma l'ultima frase la pronunciò sussurrando per non farmela sentire, ma le era andata male.
《E perché mai dovrebbe denunciarmi? Per un fottuto tradimento? Ma stiamo scherzando?》, dissi alterandomi. Qui sono tutti pazzi.
《No. Ci sono molte cose che non ricordi, accadute durante la vostra relazione. Non le ricordi perché hai perso nuovamente qualche pezzo di memoria》, disse guardandomi e feci una faccia confusa mentre lei continuava. 《Quella sera, sei finito in ospedale perché era stata lei a colpirti in testa ma nessuno sa ancora con cosa. Tu eri stato da lei, avevate discusso, e sei andato via, ma poi sei tornato. Lei ha fatto finta di niente, dopo l'accaduto. Credo che ti abbia colpito con qualcosa di forte, dato che ti ha portato qualche danno facendoti dimenticare, al momento, quello che era successo quando eri andato via... mentre con l'ultimo incidente che hai avuto qualche tempo fa, hai dimenticato completamente quella giornata. Ma sta di fatto che tu...》, fece una pausa e chiuse gli occhi sospirando. 《Quel giorno le hai alzato le mani addosso, era uno schiaffo ed eri ubriaco. Ti eri messo in testa che lei ti aveva tradito con Aaron, hai perso la ragione e sei andato da lei, che quella sera era sola a casa... L'hai aggredita senza pensarci due volte, prima a parole e poi fisicamente.》
《E queste cose chi le avrebbe dette, se non posso essere stato io, dato che non le ricordo? Lei?》, dissi ridendo mentre lei annuiva guardandomi. 《Stronzate》, urlai alzandomi e andai via uscendo di casa.

Verso le sette mi trovavo fuori dalla casa dei Jensen. C'erano troppe cose che mi ricordavano lei. Da quando era andata via, non ci avevo più messo piede.
Girai la testa a sinistra e mi soffermai sul dondolo che aveva in giardino, dove restavamo seduti col naso all'insù a guardare le stelle ogni notte. Poi puntai lo sguardo proprio dove stato in piedi in questo momento.
Scossi la testa per riprendermi, e suonai il campanello. Dopo pochi secondi la porta si aprì, e tutti i miei muscoli si irrigidirono.
Riuscii a vedere per pochi secondi quel sorriso stupendo, che amavo così tanto. Lo vidi sparire immediatamente appena capì chi aveva davanti... al posto delle due persone che si aspettava.
Alzò i suoi occhi su di me e, appena incastrai il mio sguardo al suo, dentro di me si accese la rabbia.
Provavo rabbia verso di lei. Per essere scappata, per avermi rifiutato, per avermi fatto fare una figura di merda davanti alle nostre famiglie, per non avermi dato il tempo di migliorare e sistemare la nostra relazione.
Aprì la bocca per parlare ma subito la bloccai parlando io. 《Sono venuto solo per salutarti da parte dei miei genitori, hanno avuto degli impegni con il lavoro e sai come la pensano, se non possono venire di persona... Comunque questo è per voi, spero vi piaccia》, dissi porgendole il vino che avevo nella mano sinistra, e subito notai come i suoi occhi si fermavano sulla fede che avevo al dito, e accennai un sorriso per poi farlo sparire subito dopo tornando serio. Lo prese senza dire niente e continuai.《Ora devo andare, è quasi ora di cena e mia moglie vuole che sia puntuale, perché i suoi genitori sono a cena da noi. Ciao, Baylee》, dissi e le voltai le spalle iniziando a camminare verso la macchina.
《Grazie, Jason》, disse con quella sua voce dolce ma allo stesso tempo tremolante. Sentire il mio nome uscire da quelle sue labbra stupende e perfette, mi fece uno strano effetto.

Us, Now (The Carter Family 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora