vingt-troi

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"A pelle si sentono
Cose a cui le
Parole non sanno
Dare nome" Alda Merini

Forse stava facendo una pazzia,ma Jungkook gli era sembrato così sicuro,felice,organizzato.
Il più piccolo,dal canto suo,si era impegnato a preparare a Taehyung qualcosa non di speciale,ma di importante.
Minso e Hyunsu sarebbero stati con la signora Jeon,che si sarebbe occupata anche di bagnare le piante per cui Tarhyung si era preoccupato tanto,tutto calcolato insomma.
Eppure aveva paura,non poteva non pensare,non poteva non preoccuparsi.
-ehi,tutto okay?-gli chiese Jungkook.
Si voltò verso di lui e annuì.
Erano in aereo,direzione Daegu.
18.46,era successo tutto così velocemente,gli sembrò di essere stato teletrasportato lì,con solo uno zaino e un insignificante cambio.
-so che Seul-Daegu non sarebbe proprio una gita da una notte,ma ci tenevo-
Aveva ragione,prendere l'aereo per una permanenza così breve era da pazzi,ma in fondo lo erano.
-non è per quello,sono contento di vedere Daegu-disse.
Ritornò il silenzio.
L'aereo decollò;quello fece sentire il più grande leggero,lontano e sopra i suoi pensieri,poi ricordò di averli a una spanna da se.
Nonostante quello,sorrise.

Durante il viaggio avevano dormicchiato un po' e ora,prese le "valige", camminavano verso l'hotel.
-sei stanco?-nella voce di Jungkook si sentiva l'apprensione e la preoccupazione di una mamma alle prime armi.
-no,tranquillo,ho sole le gambe indolenzite da come le ho tenute in aereo-sbadigliò smentendosi in parte.
Jungkook si fermò,gli si posizionò davanti dandogli la schiena.
-ti porto io-disse senza voltare testa.
Taehyung,forse ancora intontito dal volo,obbedì.
Chi passava per le strade di Daegu,quella sera,poteva vedere una bellissima scena di un drama qualsiasi.
Fu proprio così che si sentì il più grande,il protagonista di una di quelle storie che tanto amava e guardava,pur sapendo quante peripezie dovevano superare lui e lei prima di dirsi il fatidico "saranghae".
Ma le adorava,come adorava quella situazione.
Arrivati davanti all'hotel scese sulle proprie gambe.
-bentornato all'Ambassador-disse sorridente Jungkook.
Ricambiò il sorriso e lo seguì dentro.
-buonasera-
-buonasera-risposero loro in coro.
-Jeon,dovrebbe essere la numero 258-disse il più piccolo.
-si ecco a voi,buona permanenza-gli porse la chiave.
Sorrisero,fecero un piccolo inchino e andarono verso l'ascensore.
-perchè lo fai?-ruppe il silenzio Taehyung.
-mh?-si voltò Jungkook.
-perchè fai tutto questo?-ripetè.
Lui si grattò la nuca,quasi fosse imbarazzato.No,non lo era,era solo agitato
-te l'ho detto,voglio farmi perdonare-non lo guardava.
Taehyung decise di voler farsi andare bene quella risposta.

La stanza era rimasta uguale,pareti nere che contrastavano con i mobili bianchi;dentro si vedeva così,un tutt'uno pieno di contraddizioni.
Jungkook gli prese dolcemente la mano e si avvicinò al letto.
Si sedettero,uno davanti all'altro.
"Auguri TaeTae"aveva detto l'ultima volta,poi si era avvicinato e lo aveva baciato.
Ora si guardavano,immobili e in silenzio. Taehyung si scordò per un attimo di tutte le cose che Jungkook aveva fatto per farlo soffrire,vedeva solo quel ragazzino di 16 anni che riusciva a prenderlo,a tenergli testa,che sembrava più grande di lui.
In Jungkook due emozioni crescevano e diventavano forti:la felicità e l'emozione che tutto sembrasse andare bene,e la voglia stringere il suo hyung a se fino a che non ne avesse avuto abbastanza.
Fu Taehyung a rompere quella staticità,si spinse in avanti e appoggiò le sue gambe sopra a quelle incrociate di Jungkook.
Quest'ultimo,senza smettere di sprofondare nei suoi occhi,lo avvicinò a se.
Ora per guardarsi,uno doveva stare col naso in su e uno in giù.
Jungkook gli circondò la schiena con le braccia,per spingerlo,se possibile,ancora più vicino.
Taehyung portò le sue mani sulle guance del più piccolo e avvicinò il volto.
-che pensieri banali stai facendo?-sussurrò Jungkook.
-penso che sei davvero bello,non potrà mai essere considerato banale-affermò con lo stesso tono di voce.
Fu al sorriso di Jungkook che le labbra di Taehyung lo trascinarono ancora più in basso per essere unite a quelle che tanto gli erano mancate.
Iniziò come un bacio lento,dolce,anche triste.
Jungkook non voleva che finisse come l'ultima volta,non voleva che pensasse a Lucas,dovevano esserci solo loro.
Taehyung spostò le braccia intorno al suo collo,per potersi sentire davvero a casa,davvero felice.
Quello fu il momento in cui la foga e la passione presero il controllo.
Taehyung era mosso da energie a lui sconosciute,che gli facevano compiere movimenti ondulatori sul corpo del più piccolo,mentre proprio lui iniziò a togliergli la felpa che aveva indosso.
Taehyung lo imitò.
Le labbra di Jungkook passarono lentamente a mordere le sue e a scendere fino al collo,dove presero a succhiare la pelle,per dipingere su quella tela,non una notte stellata ma un campo di tulipani rossi.
Taehyung perse il respiro, non riusciva ad abituarsi a quelle sensazioni,perchè ogni movimento o azione di Jungkook,chissà come,produceva emozioni differenti,ognuna bella in modo diverso.
Proprio Jungkook lo fece distendere sulla schiena,scendendo ancora a seminare baci su tutto il petto.
Poi,mosso da chissà cosa,si fermò e tornò sul viso del suo hyung.
Lo guardò e socchiuse le labbra per sussurrare qualcosa.
Qualcosa che fu interrotta dallo squillo del telefono.

comme le soleil pendant l'orageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora