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Dylan si recò all'appuntamento di malumore. Nonostante avesse mostrato totale indifferenza alle parole della sorella queste non facevano che rimbombargli nelle orecchie.
"Stanotte è stata un errore. Non so neanche come diavolo possa essermi venuta in mente una cosa tanto riprovevole".
Riprovevole. La notte insieme a lui era stata riprovevole: un comportamento che offende la sensibilità morale. Non riusciva a non pensare a quella parola. Tra tutte ha usato proprio quella, quella che lo faceva sentire sbagliato, sporco dentro, come se avesse commesso un peccato così grande da non poter mai essere perdonato. Con una sola parola era riuscita a distruggerlo.

Sono sbagliato? Cosa ho che non va? A nessuno sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere, figuriamoci metterla in pratica. Sono malato. Sono malato e ho traviato anche lei con la mia malattia.
LEI.
Quando realizzò quello che aveva fatto, quello che LE aveva fatto gli venne un urto di vomito.
Come ho potuto farle una cosa simile? Adesso si sentirà sbagliata e impura. Come ho potuto?
Si accasciò dietro l'angolo di un edificio coprendosi gli occhi. Non aveva pensato, non aveva pensato a niente. Quello era il problema. Prese un respiro profondo e si rialzò in piedi.

Non capiva il perché di quei sentimenti verso sua sorella, ma adesso sapeva che erano sbagliati. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per sopprimerli nella profondità più buia della sua anima, insieme a tutte le altre cose disdicevoli che aveva compiuto fino a quel momento.
Da quel giorno si sarebbe comportato come un fratello maggiore modello, ma niente di più. Niente più sguardi strani, battutine ma soprattutto, niente più contatto fisico di alcun tipo, se non quello strettamente necessario quando ce ne fosse stato bisogno.
Rigenerato da questi pensieri si diresse a passo spedito da Freddy's davanti al quale una ragazza alta e magra come una modella lo stava aspettando impaziente.

《Finalmente! Lo sai che odio aspettare》asserì nervosa la mora.
《Hai ragione, mi dispiace. Ho avuto un piccolo contrattempo per la strada 》.
La ragazza alzò un sopracciglio, parzialmente stupita.
《Ovvero?》.
《Ho dovuto aiutare una vecchietta ad attraversare la strada 》rispose Dylan prima di scoppiare in una fragorosa risata.
La ragazza, in un primo momento, scosse la  testa ma, subito dopo, scoppiò anche lei a ridere.
《Sei sempre il solito D. Dai offrimi qualcosa da mangiare》.
《Va bene Jen-jen. Andiamo》rispose il moro aprendole la porta.
《Era da tanto che non mi chiamavi così...》rispose lei pensierosa.

Appena varcata la soglia sembrava essere catapultati nei mitici anni '50 americani. Auto d'epoca, arredamenti originali, cameriere con i pattini e tanta buona musica.
Un vero e proprio salto nel passato: i divanetti tipici dell'epoca, le sedie in metallo e pelle colorata, il pavimento a scacchi e i colori pastello.
Una cameriera li fece accomodare e portò loro due menù.
Dopo qualche minuto tornò a prendere le ordinazioni.
《Un milkshake alla fragola per me》chiese Jennifer educatamente.
《E uno al cioccolato per me》aggiunse Dylan chiudendo il menù e porgendoglielo alla ragazza.

Appena la ragazza si allontanò Jen iniziò a fissarlo in maniera insistente.
《Cosa c'è? 》chiese Dylan esasperato.
《La tua chiamata mi ha stupita. Non ci sentivamo da due anni, da quando...》.
《So benissimo da quando non ci sentiamo》tagliò corto il moro.
《Ma avevo voglia di sentirti. Ho forse sbagliato?》la provocò.
La brunetta arrossì vistosamente scuotendo la testa.
《No no, hai fatto benissimo. Ero solo stupita, te l'ho detto. Ovviamente mi fa piacere》.
La cameriera tornò con i due milkshake e il numero del loro tavolo.
Lanciò un'occhiata veloce verso Dylan e sfrecciò con i suoi pattini verso un altro tavolo.

A Jen che non era sfuggita l'occhiata della cameriera venne da ridere.
《Alla fine le cose non sono proprio cambiate》.
《Che intendi?》chiese Dylan ingenuamente .
《Niente, niente. Insomma cosa mi racconti?》.
《La settimana scorsa è morto mio padre》esclamò di getto.
Jennifer rimase sbigottita da quell'affermazione che le andò il milkshake di traverso e iniziò a tossire.
《C-com'è successo? Tu stai bene?》.
Dylan fece spallucce.
《Non lo vedevo da quindici anni. Per me era quasi un estraneo... però adesso mia sorella è tornata a vivere con noi. Mia mamma è sempre a lavoro per cui, quando non sono in officina, devo passare del tempo con lei ed è snervante. Neanche la conosco》.

Bugiardo. La conosci eccome dopo ieri notte. Disse la vocina odiosa dentro la sua testa.
《Hai una sorella!?》sbottò la mora agitandosi sul divanetto.
《Sì. Non te ne ho mai parlato perché non avrei mai pensato di rivederla》cercò di giustificarsi.
《Ma che risposta è!? Rimane sempre tua sorella, mi sembra un dettaglio non indifferente!》ribatté Jen.
《Ok ok, mi dispiace. Adesso lo sai, va bene?》.
Da quel momento in poi la conversazione si fece più tranquilla e sciolta come se ogni imbarazzo fosse scivolato in secondo piano rispetto a quelle rivelazioni.

Le ore passarono in un batter d'occhio tanto che si era quasi fatta ora di pranzo. Dylan si congedò con la promessa che si sarebbero rivisti il prima possibile. Aveva passato davvero una piacevole mattinata, ma d'altro canto non poteva essere altrimenti. Con Jennifer si era sempre trovato benissimo, era stata la sua prima ragazza seria, poi le cose si sono complicate e lui era diventato il cazzone playboy che tutti conoscevano. Immerso nei suoi pensieri passò davanti all'unico ristorante della città e l'occhio gli cadde su una voluminosa chioma rossa. Il suo primo intento fu di entrare per scusarsi e farle sapere che non aveva più niente di cui preoccuparsi, che era stato un coglione imperdonabile ma che magari un giorno le cose si sarebbero aggiustate in qualche modo.

Quando vide che non era da sola ma stava palesemente ridendo alla battuta di uno spocchioso biondino di fronte a lei gli si gelò il sangue nelle vene.
Era a pranzo con Zac. Il suo amico Zac. E pareva pure si stessero divertendo molto insieme.
Fece dietrofront e si recò all'officina in cui lavorava. Stare in mezzo ai motori lo avrebbe sicuramente calmato.
Dopo la chiacchierata con Jennifer pensava di essere tornato una persona normale e tranquilla ma la vista di Cassie insieme al suo migliore amico lo aveva gettato nuovamente nel baratro della gelosia e di tutte quelle emozioni sbagliate che aveva provato quella stessa mattina.

Un Amore SbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora