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Cassie era stata molto misteriosa quella mattina. Dopo quella strana conversazione lei e Cora si sono dileguate, prendendo la macchina e senza dare ulteriori spiegazioni.
Dylan allora decise di recarsi da Zac prima di andare in officina, magari lui sapeva qualcosa.
Fortunatamente, il biondo abitava a soli due isolati di distanza. Infatti, qualche anno prima, si incontravano a metà strada fra le due case per andare a scuola insieme.
Che bei tempi! Era tutto molto più semplice allora. Pensò con malinconia.
L'aria quella mattina era fresca, gli uccellini cantavano e il sole faceva la sua timida comparsa da dietro le montagne.

Dylan inspirò profondamente. Gli piaceva molto quel posto, sin da quando si erano trasferiti mai una volta gli era mancata la città.
Bugia. Lo corresse la vocina. Anche se, non era una vera e propria bugia. Non gli era mai mancata la città, gli era mancata sua sorella, soprattutto i primi tempi. Con il passare degli anni ha iniziato a pensare di essersi immaginato tutto e che in realtà non esistesse nessuna sorella e tanto meno suo padre. Suo padre... iniziava a provare una certa dose di fastidio per quell'uomo che non aveva praticamente mai conosciuto. Per colpa sua, lui e Cassie erano stati separati, per colpa sua è cresciuto senza sapere come fosse avere una sorella ed è per colpa sua  che adesso provava quei sentimenti totalmente sbagliati, per una persona per cui avrebbe dovuto provare solo del semplice amore fraterno.

Ogni tanto vedeva Cassie rabbuiarsi e immaginava che stesse pensando a quell'uomo. Dylan però non riusciva a essere triste, all'inizio ci aveva provato. Appena saputa la notizia della sua morte si era seduto su una poltrona del salotto, aveva fatto un respiro profondo e aveva aspettato. Ma dopo svariati minuti in cui continuava a non provare niente, si rassegnò al fatto che non sarebbe mai successo. Era passato troppo tempo, troppo tempo in cui quell'uomo non si era fatto sentire. E dopo le ultime settimane si era trasformato anche nella causa del suo malessere giornaliero, quindi non riusciva proprio a provare un minimo di dispiacere. Per lui John non era suo padre, era solo colui che lo aveva messo al mondo ma niente di più.

Quando si riscosse da tutti quei pensieri si rese conto di essere arrivato davanti alla casa di Zac da diverso tempo e stava fissando la porta in maniera inquietante. Prima che qualcuno lo notasse, riattivò gli impulsi cervello-corpo e bussò alla porta.
Uno Zac appena svegliato e mezzo svestito fece capolino dall'altra parte, sbadigliando sonoramente. Appena lo vide sgranò gli occhi per la sorpresa.
《Ehi amico! Quanto tempo, ultimamente non ti sei più fatto sentire》esclamò spostandosi dall'entrata per farlo accomodare.
Dylan scrollò le spalle con nonchalance.
《Sono stato impegnato con Jen e in officina》.
《Jen? Quella Jen?》chiese sbalordito il biondo.

《Sì, quella Jen. Ci siamo rivisti l'altro giorno e chiacchierando del più e del meno, abbiamo deciso di riprovarci》rispose il moro senza un briciolo di emozione.
《Non mi sembri molto entusiasta》commentò l'amico.
《Diciamo solo che per il momento sto cercando di seguire la corrente》tagliò corto prima di aggiungere 《comunque, sono venuto qui per chiederti di Cassie. Oggi con mia madre sono partite per chissà dove, dicendomi solo che sarebbero tornate stasera》.
《L'ho sentita ieri sera ma non mi ha detto niente. Stasera viene a lavorare, se vuoi mi informo》rispose Zac gentilmente.

L'ha sentita ieri sera... com'è che adesso si sentono? Come fa ad avere il suo numero? Un muscolo della mascella gli si contrasse per lo stress. Dylan fece un respiro profondo e riprese il controllo di sé stesso. Proprio non riusciva a non essere geloso. Ci aveva provato con tutto tutta l'anima ma, il pensiero di loro due insieme lo mandava in bestia.
《No tranquillo, glielo chiedo appena torna》rispose seccamente prima di alzarsi.
《Ehi amico, tutto bene? Ultimamente sei proprio strano. E la cosa con Jen... non mi piace affatto》disse il biondo incerto.

《Non credo siano affari tuoi. Come ti ho già detto va tutto bene, benissimo. Ci vediamo in giro, scusa per il disturbo 》concluse Dylan prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle.
Sei stato proprio uno stronzo. Zac ti è sempre stato vicino, soprattutto in quel periodo... gli ricordò la vocina.
Perché quella stupida coscienza aveva sempre ragione? Zac era il suo migliore amico e lo stava trattando da schifo solo perché era geloso di una cosa che non avrebbe mai potuto avere. Avrebbe dovuto essere contento che sua sorella uscisse col suo migliore amico, era una delle persone migliori del mondo. Eppure non lo avrebbe mai accettato. Mai.

Non era nello stato migliore per vedere Jennifer però ormai glielo aveva promesso. Per cui si recò ugualmente all'appuntamento che fortunatamente per lui fu molto breve. A quanto pare Jen aveva trovato un lavoro part-time nella città vicina, come segretaria di uno studio legale molto rinomato ed era già in ritardo. Si salutarono velocemente e si recò anche lui in officina dove c'era il vecchio Billy a lavorare sotto una macchina con la fiancata destra parzialmente danneggiata.
《Scusa il ritardo Bill. È stata una mattinata movimentata》si scusò il moro.

《Tranquillo ragazzo. Il lavoro non scappa mica!》ridacchiò fra sé il vecchio.
A Dylan era sempre stato simpatico Billy, era stato lui ad insegnargli tutto quello che sapeva sui motori. Finito il liceo gli aveva proposto di lavorare con lui in officina e Dylan accettò senza pensarci due volte. Era diventato molto bravo e gli piaceva aggiustare le cose, gli dava un senso di completezza che non riusciva ad ottenere in nessun altro modo.
Era molto grato a Billy e a tutto quello che aveva fatto per lui, lo considerava un po' come il suo padre adottivo e Billy d'altronde lo trattava come il figlio che non aveva mai avuto.

Si mise subito all'opera e la giornata passò in un attimo. Quando lavorava si concentrava così tanto che perdeva il senso del tempo, spesso si dimenticava anche di mangiare. Quando Bill gli disse che poteva tornarsene a casa, sentì il suo stomaco brontolare.
Si forse è ora di rientrare. Magari sono tornate anche loro e mi diranno che diamine hanno combinato tutto il giorno. Pensò avviandosi verso casa.

Un Amore SbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora