Capitolo 8

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Le vacanze di Natale finiscono, e si torna alla solita routine: sveglia presto, scuola, compiti, interrogazioni e verifiche.
"Giorgia, vuoi sbrigarti?! Devo portare anche Francesco a scuola, non ci sei solo tu!" grida mia madre con il suo solito tono soave.
"Sto sistemando i capelli." grido anche io, fermando una ciocca di capelli dietro l'orecchio con una forcina nera. Corro in salotto, afferro lo zaino e il giubbotto ed esco di casa, entrando in macchina.
"Finalmente!" esclama mia madre sospirando.
Alzo gli occhi al cielo e nel frattempo apro la tasca inferiore dello zaino, prendo le cuffie e parte una canzone dei The Fray.
La macchina si ferma e mia madre accompagna Francesco all'entrata della sua scuola.
Aumento il volume della musica guardando i genitori portare i loro bambini a scuola mano nella mano, salutarli con affetto e augurarli buona giornata.
Mi manca essere una bambina.
Mi manca ricevere affetto dai miei genitori, non che mi ignorino completamente, ma essendo ormai quasi maggiorenne riservano quel tipo di attenzioni a mio fratello.
Al termine della canzone, mia madre ritorna e sgommiamo verso la mia scuola.
"Comportati bene a scuola. Ci vediamo a casa." dice mia madre salutandomi con un bacio volante.
Apro lo sportello dell'auto e comincio a camminare verso le mie amiche intente a rollare una sigaretta.
"Ecco a lei, signorina Lombardi." Beatrice mi porge una delle tre sigarette.
La metto tra le labbra e l'accendo, proteggendola dal freddo e odioso vento di Gennaio poi aspiro un lungo tiro e qualche secondo dopo lo butto fuori, guardando la marea di studenti entrare a scuola. C'è chi corre per paura di arrivare in ritardo, chi cammina piano e chi come noi tre si nasconde per fumare e cominciare il nuovo pentamestre in bellezza: arrivare in ritardo in classe per poter fumare una sana e buona sigaretta in santa pace.

"Buongiorno ragazze, se foste arrivate un minuto più tardi, avrei chiuso la porta e voi tre vi sareste prese una bella nota il primo giorno di scuola dopo il rientro dalle vacanze." dice il professore di Storia sorridendo falsamente, mentre chiude la porta alle spalle di Beatrice.
Questione di attimi quando tutto sembra scorrere più lentamente, le gambe si bloccano e gli occhi si sbarrano.
"Dicevo, prima di essere interrotto, sbaglio o abbiamo un nuovo arrivato? Alfi giusto?" continua il professore rivolgendosi - con mia grande sfortuna - a Riccardo.
Lui sorride e risponde di si, lanciandomi un'occhiata.
Non abbiamo più parlato da quella scenata a casa mia; so che mia madre ha dato lui il mio numero e mi aveva anche chiesto se io volessi il suo, ma la mia risposta è stata un enorme e sicuro no.
Non si è fatto sentire, mi ha solo mandato la richiesta di amicizia su Instagram e avevo anche visto tutte le foto del suo profilo e che dire: è proprio un figo con la F maiuscola. Nella maggior parte delle foto c'era lui a torso nudo, al mare o in piscina. Un ragazzo umile, insomma.
"Sono ritornato nella mia bella Verona dopo sei anni passati in Toscana, a Firenze." spiega lui
"Bene, spero ti ambienterai nuovamente e che ritroverai i tuoi vecchi amici." prosegue il professore, presentandosi subito dopo.
"Vedremo." dice ammiccando nella mia direzione, per poi girarsi verso il suo amico Simone e fare dei gesti con le mani, alla Peter e Ned nei film di Spider-Man.
Tutti i buoni propositi per cambiare il mio atteggiamento a scuola, si frantumano in un istante: come faccio a mantenere la calma se Riccardo sarà in classe con me?
"Correggiamo gli esercizi, Aquila comincia tu." il professore chiama una mia compagna di classe che comincia a leggere attentamente i suoi esercizi svolti.
"Questo sarà un anno molto lungo e molto più frustrante." sospiro rivolgendomi alle mie amiche che mi guardano quasi con pietà.
Appoggio la testa sul libro di storia ed emetto un piccolo grido, sconfortata.
Sarò costretta a vederlo ogni mattina, e questo non mi piace per niente.

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