Camminare da sola per la strada deserta con un vestitino e a piedi nudi alle quattro di mattina non è il massimo, ma stare da sola in questo momento è essenziale per poter godere di un momento di pace.
Mezzo'ora prima avevo mandato un messaggio a Lorenzo e alle mie amiche, avvertendoli che non mi ero sentita bene e che stavo tornando a casa con mia cugina, ma non avevo ricevuto alcuna risposta da nessuna di loro.
Tra meno di quattro ore c'è scuola, e io non chiuderò occhio per tutta la notte - penso.
Arrivo a casa e dopo aver aperto la porta, entro in silenzio nel salotto e vado verso la mia camera.
Chiudo la porta e mi spoglio lanciando il vestito per terra poi metto il pigiama e comincio a struccarmi.
Il mascara ha lasciato qualche sbavatura sulle guance e gli occhi sono ancora arrossati, il che significa che domani saranno grandi come due palline da tennis.
Emetto un sospiro e mi tuffo sotto le calde coperte del mio letto.
Mi giro e rigiro per cercare una posizione comoda, ma non riesco ad addormentarmi.
Alzo lo sguardo e noto che sono le cinque passate. Sbuffo e mi alzo dal letto per poter prendere un libro e far passare il tempo.
Guardo indecisa la fila di libri posti in verticale sulla mensola e prendo un libro di poesie. Dopo una dozzina di pagine riesco finalmente a chiudere gli occhi, ma dopo quelli che mi sembrano secondi, la sveglia suona e io urlo con la faccia premuta sul cuscino."Sveglia Giorgia sono le sette e mezza muoviti, devi portare tuo fratello a scuola io ho una riunione e devo uscire prima!" grida mia madre spalancando la porta della mia stanza.
Mi alzo e vado in cucina e bere un po' di caffè per evitare di addormentarmi sul banco, poi torno in camera, prendo i vestiti e vado verso il bagno.
Lavo la faccia con l'acqua fredda ed entro in doccia per cinque minuti contati. Mi vesto velocemente e torno in camera per copre le occhiaie con un po' di correttore, subito dopo corro in salotto e infilo il giubbotto, aiutando Francesco ad indossare il suo.
Carico lo zaino in spalla e mantengo quello di mio fratello con la mano libera dal mazzo di chiavi pieno di ciondoli sfarzosi e colorati, e cominciamo a camminare verso la scuola elementare.
"Ieri ho litigato con Davide." parla Francesco dopo qualche minuto di silenzio.
"Non voleva prestarmi la sua penna di Spider-Man." continua triste.
Sorrido dispiaciuta ripensando alla recentissima lite con Riccardo.
"Non essere triste Chicco, vedrai che oggi ti chiederà scusa." scompiglio i suoi capelli marroni facendolo sorridere.
"Ciao Giogio!" mi saluta quando entra nella scuola assieme ai suoi amici.
Magari fosse così facile. Magari bastasse un piccolo gesto per poter far pace.
Mi tocco il polso, ricordandomi solo ora di aver lasciato il braccialetto nelle mani di Riccardo un paio di ore prima.
Riccardo... in questo momento mi rendo conto di quanto realmente mi manchi stare con lui e passare giornate intere a giocare nella vecchia casa di campagna di mia nonna...
Varco il grande cancello della mia scuola e subito noto le mie amiche sbracciarsi e guardare nella mia direzione.
"Avrei bisogno di un paio di sigarette, ma per ora ci facciamo andare bene questa." dico non appena Elisa me ne porge una.
"Perché te ne sei andata ieri? E da sola per di più! Sappiamo che Federica non c'era alla festa." domanda lei.
"Non mi va di parlarne adesso." rispondo guardando in alto per cercare di controllare le lacrime.
Entrambe mi guardano senza dire niente e continuano a fumare in totale silenzio.
La campanella suona e Aurelia, la bidella del primo piano, grida affinché tutti gli studenti entrino velocemente nella propria classe.
Mi faccio spazio tra la massa di adolescenti ed entro in aula, sedendomi al mio posto senza emettere nemmeno un suono, beccandomi occhiate preoccupate dalle mie migliori amiche.
"Buongiorno a tutti." la professoressa di italiano posa la sua cartella verde ai piedi della sedia e si accomoda su di essa, cominciando a fare l'appello.
"Riccardo giusto? Tu e Giorgia avete cominciato a rivedere qualche argomento di italiano?" domanda togliendosi gli occhiali e lasciarli pendere al collo.
"A proposito di questo, preferirei che fosse Sofia ad aiutarlo." rispondo.
"Posso farlo da solo. Ho solo bisogno del quaderno di qualcuno." aggiunge prima che la professoressa possa dire qualcosa.
Prendo la matita e comincio a disegnare sul banco, senza la minima voglia di prestare attenzione alla spiegazione di chissà quale bel poeta.
"Giorgia continua a leggere." non mi preoccupo di far finta che stessi seguendo.
"Ecco sei distratta! Hai intenzione di comportarti come lo scorso anno per caso?" mi sgrida la professoressa.
Resto in silenzio per evitare di dire cose di cui potrei pentirmi e apro il libro di letteratura, facendo finta di seguire le sue parole su Gabriele D'Annunzio.
Il display del mio cellulare si accende rivelando una notifica da parte di Lorenzo:
> Dobbiamo parlare < rispondo al suo messaggio con un semplice 'Va bene' e blocco il cellulare aspettando con ansia la ricreazione.
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Da una vita
Teen FictionQuesta storia è protetta da Copyright, chiunque desiderasse tradurre o prendere spunto dalla mia storia è pregato di informarmi. • • Giorgia e Riccardo sono amici da molto tempo. Il loro rapporto si complica quando Riccardo si trasferisce in un'alt...