Capitolo 9

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"Tanti auguri amore!" grida Elisa non appena entro in classe.
Tolgo le cuffie e sorrido lasciandomi abbracciare; poco dopo una terza persona si unisce a noi facendo molto rumore con lo schiocco delle sue labbra sulla mia guancia: Beatrice.
"Auguri Giorgia."
Mi volto verso di lui, lo guardo intensamente poi scuoto la testa e lo ringrazio imbarazzata.
Non me lo aspettavo. Certo è ovvio che dopo tutti quegli anni di amicizia non se ne sia dimenticato ma è inaspettatamente bello il fatto che mi abbia fatto gli auguri.
Lo faccio o non lo faccio?
"Ehm.. Riccardo che ne dici di venire a casa mia a pranzo? Anche i tuoi genitori ovviamente, come.."
"Come quando eravamo piccoli." termina la frase con un sorriso.
Faccio segno di si con il capo e guardo per terra, trovando all'improvviso molto interessante il pavimento grigio.
"Certo, credo che tua madre ne avesse già parlato con la mia." ridacchia imbarazzato.
"Quindi ci si vede a pranzo Riccardo." do lui una pacca sulla spalla e lo guardo avvicinarsi al suo banco infondo alla classe, nel lato opposto al mio.
Cammino verso il mio posto guardando il vuoto, imbambolata: Ma che ho fatto?
Mi pento immediatamente di aver dato retta a mia madre.
«Invita Riccardo e la sua famiglia per pranzo. Se scopro che non lo hai fatto lo farò io.» aveva detto molto amorevolmente prima che potessi mettere piede fuori dall'auto, poi era andata via e aveva urlato «Buon compleanno tesoro!» e mentre guardavo la Panda bianca allontanarsi sospirai aggiungendo - Che bel compleanno di merda -
Tolgo il caldo giubbotto e sistemo lo zaino sulla spalliera della sedia bassa e rovinata dalle numerose scritte.
Sospiro sbattendomi una mano sulla fronte e ripeto la meravigliosa frase di pochi minuti prima.
"Che bel compleanno di merda." emetto un gemito nervoso e giro lo sguardo verso le mie amiche, che mi guardano con il sopracciglio alzato.
"Ho appena invitato Riccardo a pranzare a casa mia. Mia madre mi ha minacciata di spezzarmi le gambe se non lo avessi fatto." spiego ponendo fine ai loro dubbi.
"E qual è il problema?" domanda una di loro.
"È un coglione, questo è il problema." esclamo esasperata.
"Ragazzi oggi si parla di stelle." il professore di scienze comincia la sua lezione.
"Stai tranquilla, non rovinarti il compleanno, pensa piuttosto che stasera festeggiamo." Elisa mi da una lieve gomitata con un ghigno spaventoso sul volto.
Ha ragione, oggi devo essere positiva e godermi il mio compleanno.
Comincio a prendere appunti, questo argomento mi piace, stelle, pianeti e galassie sono arte pura ai miei occhi.
"Lombardi, sai per caso dirmi di che cosa sono fatte le stelle?" domanda il professore.
"Sono masse di materia formate da idrogeno e da elio." rispondo sicura di me.
"Benissimo Giorgia." lo vedo afferrare la penna e annotare qualcosa su un piccolo quaderno, per poi posarla nuovamente sulla cattedra.
Lo schermo acceso del mio cellulare richiama la mia attenzione.
Lo sblocco e apro WhatsApp notando il messaggio ricevuto da un numero sconosciuto:
> Sono Riccardo, mia madre mi chiede se può portare la torta. <
Rispondo di si, poi memorizzo il numero sul cellulare.
Non poteva dirmelo a voce? La prima ora è appena finita, perché scrivermi un messaggio se ci troviamo a pochi passi di distanza?

Altre due ore passano, e finalmente la campanella suona segnando l'inizio della ricreazione.
Io e le mie due amiche ci alziamo e armate di tabacco, filtri e cartine, ci avviamo alle scale per poter uscire fuori.
Lecco la cartina e la ripiego affinché si attacchi, poi chiudo la busta di tabacco e la consegno a Elisa.
"Stai imparando finalmente!" esclama Alessia accendendomi la sigaretta tra le labbra.
Aspiro il fumo a pieni polmoni sentendomi subito meglio, poi vedo in lontananza - con le spalle poggiate sulla rete del campetto da calcio - Riccardo, insieme a Lorenzo e Marco.
Seguiamo Beatrice che si avvicina a loro per salutare il suo ragazzo, mentre io spero con tutto il cuore che Riccardo cambi idea.
"Stasera si balla Gio, che ne pensi?" mi domanda Lorenzo attirandomi a se e facendomi aderire al suo corpo.
"Mh, non credo di volerti invitare." rido lasciandolo un bacio sulla guancia.
"E io sono invitato invece, non è vero?" domanda Riccardo quasi irritato.
"No, non sei invitato" rispondo io "Certo che lo sei." risponde Beatrice lanciandomi un'occhiataccia.
"Benissimo allora." mi guarda, poi sposta lo sguardo su Lorenzo guardandolo malissimo e va via, scomparendo tra i tanti studenti.
"Ce l'ha ancora con me." sospirò deluso.
"Per quale motivo?" mi allontano dal suo corpo e tutti insieme ci avviciniamo all'entrata.
"Per la cosa di Capodanno. Dovevo essergli sembrato troppo insistente per avermi praticamente ordinato di lasciarti." risponde.
"Poi credo che ti abbia baciata, non lo so ero troppo ubriaco per ricordarmelo, ma sono sicuro di avervi visti molto vicini l'uno all'altro." conclude salutandoci e rientrando nell'edificio scolastico.
Mi assicuro che nessuno abbia sentito nulla, infatti trovo le mie amiche discutere animatamente con Marco su quale posizione preferiscano i ragazzi.
Io e Riccardo ci siamo baciati?
Lui se lo ricorda?
Rientro in classe pensierosa e certamente non curante delle grida della madrelingua di Tedesco.
Mi avvicino in silenzio al mio banco e sento la professoressa leggere quello che qualche mia compagna di classe avrà scritto alla lavagna "Gute Geburtstsag Giorgia!" esclama la prof avvicinandosi a me per farmi gli auguri, io la ringrazio e ritorno nella mia mente piena di pensieri.
Con la matita comincio a disegnare cose a caso sul banco per passare il tempo di questa estenuante lezione di tedesco, e dopo aver parlato per un'ora intera di un uomo dal nome strano e delle sue inutili cariche pubbliche, anche la quarta ora giunge al termine.
Prendo il telefono e cazzeggio un po' su Instagram e qualche istante dopo, mi arriva una notifica di WhatsApp con il suo nome:
> Lorenzo eh? <
Mi affretto a digitare > Che vuoi? Lorenzo ed io siamo amici, fatti gli affari tuoi. < rispondo scrivendo a raffica e provocando il fastidioso rumore delle unghie che battono sullo schermo del cellulare.
> Nulla, solo che lui ti avrebbe portata chissà dove quella sera se non fossi arrivato in tempo. <
> I miei ricordi cominciano da quando sono arrivata e terminano dopo il terzo o quarto bicchiere. Qualsiasi cosa sia successa, non ha avuto alcuna importanza. < scrivo, rossa di rabbia.
Qualcuno lancia il telefono sul banco con un lungo e sonoro sbuffo, qualcuno che poi noto essere lui.
E pensare che tra i due quella nervosa dovrei essere io.
La professoressa di italiano, coordinatrice della nostra classe, varca la soglia dell'aula, si siede alla cattedra e comincia a sfogliare il registro fermandosi con l'indice su un punto e cominciando quindi a parlare "Alfi Riccardo.. devi recuperare il programma." 
"Ti assegno alla nostra eccellente alunna Aquila, che ti seguirà durante il pomeriggio." afferma la professoressa, guardando la ragazza con adorazione al di là di quei suoi stretti occhiali sul naso all'insù.
"Prof, mi permetta di proporre Giorgia al posto di Sofia, lei conosce bene Riccardo e potrebbe aiutarlo con maggiore facilità." si intromette Beatrice con i suoi soliti occhi dolci.
"Va bene, credo che tu abbia ragione Sarti." risponde lei ad Beatrice.
Guardo male la mia amica, il quale sguardo vittorioso cambia non appena la fulmino con lo sguardo, ma aspetto la fine delle lezioni per poter sganciare la bomba.
"Dimmi Bea, sei con me o contro di me?" mi rivolgo alla mia amica.
"Passare il pomeriggio insieme vi aiuterà a recuperare il vostro rapporto." risponde lei giustificandosi.
"Non lo capisci proprio che non voglio più avere niente a che fare con lui?!" Urlo mimando le virgolette alla parola rapporto.
"Le cose stanno cosi dal momento in cui è salito su un cazzo di aereo senza prima parlarmene." sbuffo ai limiti della sopportazione.
Mi allontano da loro, troppo nervosa per continuare un discorso senza incavolarmi ancora di più.
"Ei bella! Tanti auguri." le mani di mia cugina Federica mi scuotono le spalle, facendo tremare le auricolari nelle orecchie.
"Grazie Fede." cerco di sorridere.
"Dalla tua faccia contrariata potrei scommettere che sia successo qualcosa con.. no, non me lo dire.. Riccardo!" dice gesticolando
"Risposta corretta. È lui la causa della mia faccia contrariata."
"La professoressa di italiano ha detto a Sofia, quella coi capelli rossi hai presente? Ecco, le ha detto di aiutare Riccardo con il recupero del programma.." spiego gesticolando, ma vengo interrotta.
"E allora?"
La guardo male e continuo a parlare "Lasciami finire. Beatrice poi ha proposto me al posto di Sofia, con la scusa che io lo conosco di più e che potremmo lavorare più facilmente." concludo esasperata.
"Capito. Purtroppo però non posso fare niente per aiutarti tranne che consigliarti di provarci." aggiunge lei.
"Provare spiegarli ciò che abbiamo fatto a scuola?" fingo di non aver capito a cosa fa riferimento.
"Provare a fare pace, non fare la finta tonta." mi sgrida, puntandomi un dito contro.
"Devi solo avere pazienza." dice infine, prima di salutarmi e girare l'angolo.
Solo in quell'istante mi rendo conto di essere difronte al grande portone del palazzo di casa mia, pronta - o quasi - ad affrontare un pranzo con il mio vecchio amico.

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