Capitolo 15

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"Auguri ai fidanzatini." Riccardo ci raggiunge in cortile qualche secondo dopo l'inizio della ricreazione.
Lorenzo si volta verso di me e mi lascia un bacio sulla fronte "È già passato un mese."
"Oggi stiamo insieme a casa mia?" lo guardo mordendomi le labbra.
Il gruppo fischia e ride divertito, tranne  Riccardo che va via borbottando contrariato.
"Quindi hai deciso di dargliela?" urla Beatrice mentre torniamo in classe.
"Che cazzo Bea! Abbassa la voce."
"Comunque... non lo so, dipende dal momento." sorrido con la faccia bollente.
"E finalmente anche la piccola Giogio perderà la verginità! E oltretutto..." si blocca per creare suspence "Prima dei diciotto anni!!"
Elisa mi punzecchia i fianchi con le dita ridendo.
"La smettete Dio santo, non facciamone una questione di Stato." rido, una risata che dura poco, perché gli occhi magnetici di Riccardo mi guardano, riuscendo quasi a togliermi il respiro.
Mi fa segno di avvicinarmi a lui e, approfittando del fatto che il professore di matematica non è ancora arrivato, vado verso di lui con le braccia conserte.
"Qual è il problema?" domando irritata
"Nulla solo che non credevo fossi una puttana." gli mollo uno schiaffo sulla guancia più forte che posso.
"Vaffanculo Riccardo sei pezzo di merda." urlo correndo via dalla classe.
Riccardo mi chiama nel corridoio cercando di non urlare in maniera eccessiva mentre io sorpasso il bagno e mi metto seduta sul pavimento sotto una rampa scale poco utilizzata da alunni e insegnanti.
Non ci vuole molto tempo prima che il ragazzo mi trovi e si avvicini a me.
"Vattene Riccardo. Mi fai veramente schifo in questo momento, non sai quanto. Darmi della puttana.. e per quale motivo poi?
Perché ho chiesto al mio ragazzo di venire a casa mia? Fatti una cazzo di vita Riccardo!! Smettila di importunarmi comportandoti in questo modo, mi fai diventare pazza!" respiro a fatica per aver sputato quelle parole senza aver né pensato né ripreso fiato.
"Io.. scusa sono una merda." va via, lasciandomi a piangere sul pavimento polveroso.
Vado in bagno per darmi una sistemata, ma nemmeno l'acqua gelida o un po' di trucco potrebbero migliorare la situazione: occhi rossi e mascara colato intorno agli occhi.
Sciacquo il viso, pulendolo per bene dai residui di mascara, poi sistemo i capelli ed esco dal bagno così da tornare in classe.
"Mi sentivo poco bene." rispondo alla domanda preoccupata del professore, poi vado al mio posto e mi siedo in silenzio.
Giro lo sguardo guardando fuori dalla finestra, caso vuole che gli occhi si fermano anche lì dove Riccardo però non è seduto, con un cenno chiedo spiegazione alle mie amiche che alzano le spalle e sussurrano di non averlo visto rientrare in classe.
Le mie amiche mi guardano preoccupate, io sorrido debolmente, poi torno a disegnare cose astratte sul banco fino alla fine della quarta ora.
"Alfi, alla buonora! Ora prendi una bella nota." il professore lo riprende scarabocchiando delle parole sul registro cartaceo.
Riccardo torna al suo posto senza spiccicare una parola, e mentre cammina noto una fascia bianca un po' macchiata di sangue, avvolta sulla mano destra.
"Avete visto?" sento Elisa sussurrare queste parole.
Non rispondo e cerco di non guardare quella benda per evitare che le lacrime comincino a scendere, e riprendo a disegnare faccine sul diario.
Dovrei essere io quella arrabbiata, quella che dovrebbe tirare pugni a lui e non solo al muro ma il massimo che in questo momento riesco a fare, è disegnare faccine sul banco come una bambina con il broncio.
"Okay ragazzi, firmo un attimo e andiamo in palestra." la fastidiosa voce della professoressa di educazione fisica mi infastidisce a tal punto da risvegliarmi dai miei pensieri e smettere di macchiare il banco.
"Dio quanto odio fare palestra, soprattutto all'ultima ora!" sbuffa Elisa riponendo le sue cose nello zaino.
Io e Beatrice facciamo lo stesso, poi quest'ultima ci chiede "Voi la fate?"
"Certo che no" rispondiamo in coro
"Bene perché voglio che tu - riferendosi ad Elisa - mi aiuti a dare qualche consiglio alla nostra non-per-molto-ancora-verginella."
Scuoto la testa sorridendo appena, poi prendo il cappotto e cammino, insieme al resto della classe, fino alla palestra, prestando attenzione a mantenere la distanza da Riccardo.

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