Capitolo 19

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> Mi dispiace per questa sera < scrivo a Lorenzo nella speranza che mi perdoni per non aver trascorso il san Valentino insieme.
Sono le due di notte e mi trovo nella tavernetta sul retro della casa di Riccardo.
Francesco e i miei genitori dormono mentre fuori sembra che stia per crollarci il mondo addosso.
Il tempo non è migliorato, e sia Laura che Vittorio non ci hanno permesso di tornare a casa sotto la tempesta. Io ho rifiutato dei caldi vestiti di Riccardo e ora sto lentamente morendo di freddo in questa stanza priva di fonti di calore, fatta eccezione per qualche coperta.
La stanza viene lievemente illuminata dalla luce del mio cellulare; lo prendo e leggo il messaggio.
> Sei sveglia? <
> Non riesco a dormire Riccardo <
> Vieni in camera mia, ci guardiamo un film < scrive in fine
Mi alzo dal letto e penso un attimo alla cosa più giusta da fare: stare in camera con Riccardo senza morire di freddo, oppure congelare senza di lui?

"Fammi posto." dico non appena entro nella stanza di Riccardo.
Mi sistemo sotto le coperte stringendomi sotto di esse per far si che avanzi un po' di spazio per Riccardo, che nel frattempo accende il computer e inserisce nel lettore DVD un film.
"Quale hai scelto?" domando mentre si infila anche lui nel letto troppo piccolo per entrambi.
"Il Grinch." sorride
"Questo film non lo vediamo da... - ci penso un po' su, poi continuo - da una vita." emetto un sospiro nostalgico.
Io lo guardo scioccata ripetere quasi tutti le battute a memoria.
"Ti perdi la scena più bella." dice cercando di rimanere serio.
"Scusa." sorrido e torno a guardare lo schermo del computer.
Adesso è lui a fissarmi, sento il suo sguardo bruciarmi dappertutto.
Mi fa poggiare la testa sul suo petto e si avvicina per lasciarmi un bacio sulla testa.
Lo osservo dal basso con un'espressione indecifrabile, lui mi guarda colpevole quindi si gira e continua a guardare il film.
"Non vorrei dire nulla di sbagliato in questo momento ma.." sussurra piano come se non volesse farsi sentire nemmeno da me.
"Mi sei mancata Gio."
Il mio cuore perde un battito sentendo quelle parole e comincio a guardarlo intensamente.
Cosa faccio?
"Fanculo." esclama lui e azzera la distanza tra di noi.
Mi sposto sopra di lui e continuo a muovere la lingua assecondando i movimenti della sua.
Sento lo stomaco sotto sopra, come se fossi su una giostra che sta per correre alla velocità della luce.
Sento il cuore battere come non mi era mai successo prima d'ora, nemmeno con Lorenzo.
Lorenzo!
"Non posso Riccardo."
"Scusa, avrei dovuto dare ascolto al mio buon senso." continuo allontanandomi da lui e rimettendomi nella stessa posizione di prima, prestando attenzione a non avvicinare troppo il mio corpo al suo.
Scoppio a ridere, nonostante la situazione imbarazzante.
Riccardo mi guarda storto non capendo il motivo di tante risate.
"Non ce la facciamo proprio ad essere amici eh?" sussurro
"Mi sa di no."
"Siamo strani! Un momento prima litighiamo come cane e gatto e il secondo dopo abbiamo voglia di saltarci addosso." continua lui gesticolando.
"Ho tradito Lorenzo." bisbiglio cambiando velocemente umore e accorgendomi di quello che avevo appena fatto.
Riccardo è silenzioso, anche lui ci sta pensando perché infondo sono amici e immagino che si senta in colpa.
"Che ne pensi se dimenticassimo tutto?" propongo, nascondendo il viso con le mani.
"Ci sto."
Allontano le coperte e cammino verso la porta, ma la mano di Riccardo mi fa fermare all'improvviso "Prendi questa." mi passa una felpa blu molto calda a giudicare dall'aspetto.
"Grazie."
Torno a rannicchiarmi nel letto della tavernetta coprendo il mio corpo con la felpa appena datami da Riccardo, profuma di lui.
Un immediato calore mi invade dappertutto e finalmente so che non morirò di ipotermia durante la notte, il suo odore mi rilassa a tal punto che gli occhi si chiudono e crollo in un sonno tranquillo.

"Buongiorno Giorgia! Vuoi fare colazione?" Laura mi accoglie in cucina con un sorriso a 32 denti.
"Si grazie."
"Dove sono i miei genitori?"
"Francesco voleva andarsene, quindi sono tornati a casa. Non ti hanno svegliata perché ho detto io loro di non farlo, erano appena le otto."
Il fastidioso rumore di ciabatte che strisciano, risuona nella cucina quindi mi giro verso la porta d'entrata la quale è occupata dalla figura assonnata di Riccardo.
"Non si saluta?" lo riprende sua madre
"Si si, buon.." sbadiglia rumorosamente beccandosi uno schiaffo sul braccio da parte della stessa.
"Vado di lá a stendere i panni. Non combinate disastri, torno subito" va via uscendo dalla porta della veranda.
"Latte e pane con la Nutella?" mi domanda Riccardo osservando il frigorifero.
"Ovvio."
"Non sei cambiata." dice mentre mi passa un coltello per poter spalmare la Nutella sul Pancarré.
"La Nutella piace a tutti." affermo leccandomi il dito.
Mi guarda attentamente mentre avvicino il dito alla bocca e sono alquanto in imbarazzo.
"Cosa?" domando non capendo il motivo di quello sguardo.
"Nulla." scuote la testa evidentemente imbarazzato.
"Ecco il latte."
Sorrido quando noto che ha preso le stesse tazze che usavamo sempre da piccoli: lui quella di Batman e io quella di Pucca.
"Mi avevate regalato questa tazza il giorno del mio sesto compleanno se non erro e io ho voluto lasciarla a te, così ogni volta che venivo a casa tua avrei potuto usarla." dico ripensano al passato.
"Te lo ricordi." mormora felice
"Come potrei dimenticarmene?" addento la mia fetta di pane.
"Vieni qui." batte le mani sulle sue cosce
"Come i vecchi tempi."
"Se non ricordo male eri tu a sederti sulle mie gambe quando eravamo piccoli." lo prendo in giro mentre titubante, mi avvicino a lui "Vuoi fare al contrario?" ride e io scuoto la testa.
Mi siedo di profilo per poterlo vedere in faccia e ridendo continuo a mangiare, senza però spiccicare parola.
"Perché ridi?" sorride anche lui, immagino per la mia faccia buffa.
"Nulla, ricordi."
"Vediamo se indovino: una delle ultime volte che abbiamo mangiato pane e Nutella insieme, era in piena estate a casa di tua nonna. Abbiamo cominciato a sporcarci con la Nutella e siamo finiti ad usare il tubo per annaffiare i fiori per ripulirci... oh e tua madre ci inseguiva con degli asciugamani."
Cavolo, ci ha preso.
"Come..?" domando
"Ci stavo pensando anch'io." bisbiglia guardandomi negli occhi.
"Mi dispiace Giorgia. Per tutto, per non averti detto che mi trasferivo, per averti dato della puttana..." guarda in basso vergognandosi di se stesso.
"Non te l'ho mai detto perché avevo paura che non mi avresti più rivolto la parola, ma nulla è cambiato e sono comunque riuscito a farmi odiare da te." finisce di parlare e noto che i suoi occhi sono lievemente appannati.
Lo abbraccio dimenticando per un secondo ogni litigio.
In questo momento ci siamo solo io e lui, avvolti da una nube di ricordi che non verranno mai eliminati dalla nostra memoria.
"Ti voglio bene." sussurro lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Anche io, non immagini quanto."

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