Capitolo 11

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"Un altro per favore." grido, rivolgendomi al ragazzo dietro il bancone.
"Non ti sembra di averne bevuti troppi?"
"Che guastafeste che sei. E poi no, non ne ho bevuti troppi. Quello è solo il terzo." sbuffo guardandolo bere il bicchiere di Vodka liscia che avevo appena ordinato.
"Niente sbronza stasera? Peccato, sei più simpatica quando sei ubriaca."
"Ma perché sei qui? È stata Beatrice a invitarti." ordino una birra e guardo dritto difronte a me mentre la sorseggio piano.
"Come puoi vedere: sono venuto lo stesso." indica se stesso in modo teatrale.
"Avrei preferito che non ci fossi." mi allontano dal bancone e tornare dai miei amici, ma Riccardo mi blocca il passaggio.
"Sono troppo ubriaca per discutere con te, non lo vedi Riccardo?" dico con la solita dose di sarcasmo, mente cerco di spingerlo via con le mani. Non ho intenzione di rovinarmi il compleanno discutendo con lui.
"Va bene, tregua." alza le mai "Non discuteremo."
Riprendo a camminare facendomi strada tra i corpi in movimento e riprendo a ballare, affiancata da Elisa che grida come una pazza "Il miglior compleanno di sempre!"
Almeno qualcuno si diverte alla mia festa.
"La festeggiata non dovrebbe essere la più ubriaca?" chiede Lorenzo avvicinandosi a me.
"Non ho voglia di bere stasera, sai com'è, vorrei ricordare il giorno del mio ultimo compleanno da minorenne." grido al suo orecchio per sovrastare la musica.
Lorenzo annuisce e racchiude la mia vita con le braccia, mentre io le unisco dietro il suo collo.
"Buon compleanno Giorgia, questa è per te da parte del tuo amico Lorenzo!" il ragazzo alla console parla al microfono e pochi secondi dopo parte una delle nostre canzoni preferite: The night we met.
La pista si libera quasi per metà, questi ragazzi preferirebbero scatenarsi con canzoni trap e tekno. Qualcuno resta, avvinghiato al proprio ragazzo o alla propria ragazza con uno sguardo pieno d'amore, ma uno di questi ragazzi, distante da tutti, è fermo a osservare la scena da lontano.
"Grazie." mormoro posando la testa sul petto di Lorenzo.
"Tutto per te." risponde sinceramente guardandomi dritto negli occhi.
Lorenzo è stato il migliore amico che abbia mai avuto dopo Riccardo e so che ha da sempre provato qualcosa per me.
Alzo la testa e lo guardo, sprofondando nei suoi occhi marroni "Posso baciarti?" domanda timoroso.
Non rispondo, avvicino le labbra alle sue e mi lascio trasportare dalla musica e dal lento oscillare dei nostri corpi vicini.
"Aspettavo questo momento da troppo tempo." sussurra tra un bacio e l'altro.
Sorrido senza sapere cosa rispondere, nel frattempo la musica ritorna ad essere movimentata e decisamente forte.
"Torno subito." lascio un piccolo bacio sulla sua guancia ed esco fuori, recuperando prima la mia borsa dal guardaroba.
L'aria fredda di gennaio mi fa rabbrividire, ma continuo a camminare verso i divanetti a sinistra della porta d'entrata. Mi siedo e estraggo il pacchetto di sigarette dalla borsa, mettendone una tra le labbra.
L'accendo aspirando il fumo che poi faccio uscire dal naso.
"Dovresti smettere di fumare." esclama Riccardo non appena mi vede.
"La vuoi smettere di intrometterti nella mia vita?"
"Lo dico per te." si giustifica e socchiude le labbra come a voler dire qualcosa.
"Stai per parlarmi di Lorenzo? Si ci siamo baciati, qual è il tuo problema?" lo precedo sapendo già dove sarebbe arrivato se avesse detto qualcosa.
"Non credo che sia giusto per te." dice in un sussurro appena udibile.
"Se non ti dispiace vorrei essere io a scegliere cosa è giusto per me. E poi vuoi smetterla di far finta che ti importi?" grido al limite della pazienza.
"Io non faccio finta. Cristo santo sei la mia migliore amica!" esclama anche lui, urlando e gesticolando.
"Vedo quanto vale per te quella parola. Te ne sei andato Riccardo! Noi siamo cresciuti insieme, tu avresti dovuto... Devo essere sincera con te, non credo ti perdonerò mai per quello che hai fatto." le lacrime scendono e finalmente do voce ai pensieri repressi per troppo tempo.
"Non è di certo colpa mia se ho dovuto trasferirmi a più di 200 km da qui!" la faccia di Riccardo è terribilmente arrossata e le vene sul collo sono molto sporgenti a causa delle urla.
"Certo che non lo è, ma avresti potuto dirmelo evitando tutto questo e magari il giorno di Natale mi sarei gettata tra le tue braccia. Il tuo arrivo però è stato terribilmente inaspettato e ora come ora preferirei che fossi rimasto lì dov'eri. Lontano da me." le urla diventano bisbigli stanchi e delusi.
Lo guardo tacere immobile, mentre probabilmente riflette su quello che io ho detto e che lui ha fatto.
"Io vorrei far pace con te, come quando eravamo bambini, ma non ce la faccio."
Il braccialetto in pelle, consumato dal tempo, richiama la mia attenzione e lo guardo attentamente.
"Questo avrei dovuto regalartelo il giorno del tuo onomastico, quando sei partito sei anni fa." lo sfilo dal polso e me lo rigiro tra le mani. "Credevo che non mi parlassi perché vincevo sempre a nascondino e con questo volevo fare la pace con te. Solo dopo averti cercato in lungo e in largo mia madre mi aveva raccontato che tu e la tua famiglia eravate andati via e che non sareste tornati molto presto." le mie labbra tremano, ma nonostante ciò, si incurvano all'insù in un sorriso triste mentre gli occhi cominciano ad appannarsi nuovamente.
Lascio il braccialetto nella mano di Riccardo e vado via, sentendolo sussurrare tre parole.
"Ad Maiora Semper."

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