Capitolo 28

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"Buongiorno!" esclamo aprendo la porta e annunciando la mia presenza in casa.
"Giorgia! Sono in camera da letto vieni." la dolce e stanca voce di mia nonna mi chiama dalla stanza che tempo fa, condivideva con mio nonno Arturo.
"Ciao nonna."
"Piccola mia." mi bacia la fronte.
"Come stai nonna?" chiedo sull'orlo del pianto, ma mi faccio forza e ritiro le lacrime.
"C'è chi sta peggio Giorgia." taglia corto, senza rispondere alla mia domanda.
"Allora racconta: quando sei tornata?"
"Ieri pomeriggio. Scusa se non sono venuta da te subito ma ero abbastanza stanca." mia nonna mi sorride dolcemente.
"Pensa che ogni giorno, dovevamo svegliarci alle sei di mattina."
"Immagino che grande dispiacere sia stato per te." ride lei, cominciando a tossire subito dopo.
La guardo preoccupata non sapendo cosa fare, ma dalla sua espressione mi sembra di capire che non devo fare nulla.
"Tutto apposto cara, è solo un po' di tosse." sorride.
Quanto t'invidio mia cara nonna...
Tutta quella forza racchiusa in una donna così piccola e anziana.
"Siediti." batte la mano sulla coperta, invitandomi ad avvicinarmi.
"Cosa vuoi che ti racconti?"
"Lo sai furbacchiona!" con le dita mi pizzica le guance.
"Voglio che mi racconti di Riccardo!"
"Beh.. diciamo che cisiamomessiinsieme." pronuncio le ultime parole in modo veloce.
"Le mie orecchie sono già mal funzionanti Giorgia, quindi per favore parla più piano." mi rimprovera.
"Io e Riccardo ci siamo messi insieme." ripeto più lentamente.
"Che bello!! Congratulazioni!" esclama contenta.
Sorrido imbarazzata e guardo altrove non sapendo che altro dire "E come è successo?"
"Non lo so, è strano. Le cose sono cambiate in gita, quando ci siamo baciati." affermo con la mente persa e la vivida immagine di me e il mio ragazzo, ballare in quella bellissima serra.
Mia nonna sorride, poi dopo aver ripreso fiato, comincia a parlare. "Ricordo quanto eravate uniti da bambini. Eravate uno la forza dell'altro, non facevate mai nulla da soli.  Vi guardavo giocare e non riuscivo a immaginarvi distaccati, era una cosa impossibile da pensare. Quando poi se n'è andato mi è tanto dispiaciuto per te, ma sopratutto per voi e la vostra amicizia che sarebbe sicuramente finita. A distanza di anni mi accorgo di essermi sbagliata e che in qualche modo, che sia l'universo, il destino o Dio, abbiamo sempre una seconda occasione con le persone che amiamo." conclude.
Sorrido anch'io, ripensando a quei momenti di spensierata felicità "Credo che sia arrivata l'ora di andare." mi metto in piedi "Aspetta Giorgia, un'ultima cosa e ti lascio andare."
"Sappiamo che non mi resta molto da vivere, il mio cuore potrebbe fermarsi da un momento all'altro tesoro mio. Te la ricordi la regola delle tre B?" comincio ad avere gli occhi lucidi, e rispondo alla domanda con voce tremante "Bella, brava e buona."
"Devi ricordarlo ogni giorno piccola mia." mentre parla, sfila lentamente un'anellino d'oro dal suo dito e me lo porge, stringendomi forte entrambe le mani.
"Sii gentile e abbi coraggio."
"Ti voglio bene nonna." una lacrima solitaria scende fino alla guancia, e atterra sulle nostre mani congiunte. "Anche io Giorgia. Ti voglio un mondo di bene."

Ascolto la musica del mio cellulare, mentre con lo sguardo triste e spento, guardo fuori dal finestrino di questo piccolo pullman.
Non riesco ad accettarlo. Perché deve andarsene?
Mi stropiccio gli occhi per evitare di piangere difronte al resto delle persone nel pullman, e continuo ad ascoltare la musica cercando di tenere a bada le mie emozioni.
Pochi minuti dopo, ricevo un messaggio da Riccardo che dice: < Ei fidanzata ti va di vederci? >
Rileggo il messaggio più e più volte, soffermandomi sempre sulla parola fidanzata. Mi ritorna il sorriso.
Suona ancora tanto strano, non mi ci sono ancora abituata, ma è una sensazione bellissima...
Rispondo al messaggio, dicendoli che ci vedremo tra qualche minuto > Devo fare prima una cosa < scrivo infine.

"Ciao." sussurro avvicinandomi alla figura seduta di Lorenzo, che però non proferisce parola. Comincio a parlare: "Io devo dirti una cosa importante."
"Che stai con Riccardo? Come vedi lo so già." si alza come per andarsene, ma io lo blocco facendolo sedere nuovamente sulla panchina dal ferro arrugginito.
"Come..?" lascio la domanda in sospeso.
"C'era il tuo costume fuori dal mio bungalow durante la gita. Ho solo fatto due più due." replica evidentemente irritato.
"Devo dirti un'altra cosa, di cui non mi perdonerò mai. Quando stavamo insieme, io e Riccardo ci siamo baciati un paio di volte."sussurro con i battiti accelerati per paura della sua reazione.
Mi aspettavo che sbraitasse, calciasse gli oggetti e mi gridasse in faccia di essere una schifosa traditrice. Ma nulla di questo stava succedendo.
Lorenzo continua a guardare il terreno in completo silenzio. Dopo qualche secondo di imbarazzante quiete, inizia a parlare con un sorriso triste sulle labbra "L'ho immaginato sai? Eri strana negli ultimi giorni da fidanzati e avevo i miei sospetti"
"Mi dispiace Lorenzo. Ti ho tradito e sono stata una stronza. Giuro di aver fatto tutto il possibile per evitare Riccardo, ma non ci sono riuscita."
Ho gli occhi lievemente lucidi, ma non piangerò. Non sono io quella ad essere stata tradita.
"Lorenzo.. io ho provato davvero qualcosa per te, o almeno l'ho provata per un certo periodo ma.."
"Ma tu ami Riccardo, non è vero?" Lorenzo finisce la frase al posto mio. Annuisco appena.
"Va bene così." abbozza un sorriso, poi si gira e va via, scomparendo dalla mia vista.

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