Capitolo 13 - MOMENTI PERFETTI

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-Bella-

Guidavo e facevo vagare la mente. Il mio pensiero tornava sempre a lui, a Noa.

La notte prima avevo dormito a fatica, pensavo a lui, mi vedevo con quel bigliettino in mano a chiamarlo al telefono tranquilla e disinvolta.

Invece una volta sveglia mi ero stupita della mia sfrontatezza notturna e avevo scacciato dalla mente quei pensieri, non era da me e poi c'era John.

Mi chiedevo perché la notte era sembrato tutto così semplice e invece la mattina tornavo in me e mi accorgevo delle assurdità che avevo pensato.

Sono certa però che nulla accade per caso.
In India si insegnano le leggi della spiritualità; la prima dice che la persona che arriva è la persona giusta, nessuno arriva nelle nostre vite " per caso ". Tutti quelli che ci circondano e interagiscono con noi arrivano a noi per un motivo.

Alla radio passava la canzone di Giusy Ferreri "Momenti Perfetti", non la conoscevo e mi soffermai sulle parole.
Sembravano fatte per noi, per me e Noa. L'ascolto o rapita, mentre guidavo nel torrido sole di mezzogiorno.

Tutto mi ricordava lui.

[...
Della notte passata
A parlare di tutto
Senza troppe domande
E mi sono persa nei tuoi occhi sinceri
Che danno più luce anche ai giorni neri

Guarda il sole stamattina
E abbracciami amore mio
C'è soltanto il "qui ed ora"
Ci sei tu, ci sono io
Sembra tutto complicato
Tempo perso
Ma non lo è affatto
Siamo tanti lineamenti
Siamo momenti perfetti
Siamo momenti perfetti

Ti ho incontrato per caso
Ma ti ho amato per scelta
Ora diamoci tempo, non avere fretta
Io ti tengo per mano
Ma tu tienimi stretta
E se a volte nel caos
Ti sentissi vuoto
Io sarò li al tuo fianco
E al futuro ci penseremo dopo
...]

Ero arrivata ad Agrigento, ero affamata e non sapevo cosa cercare. Avevo visto la mappa, ma non ero riuscita a decifrarla. E ora? Potevo ricomprare il biglietto di ingresso alla Valle dei Templi, ma poi cosa avrei fatto? Quei tre punti cosa volevano dire? Dove avrei cercato?

Decisi di mangiare qualcosa, con lo stomaco pieno la mente sarebbe stata più lucida.
Posteggiai nei parcheggi proprio sopra la Valle, da lì sarei scesa a piedi. Avevo visto un bar stretto tra un ristorante e una pizzeria, proprio di fronte al parcheggio. Il bar si trovava nelle piccole vetrine, insegne illuminate che spuntavano da sotto le case.

Si sa che la cucina siciliana é buona, ma i gelati e le granite sono qualcosa di davvero unico. Tant'è vero che la maggior parte dei bar sono anche delle gelaterie.
Entrai nel bar e vidi il gelato esposto in bella vista nella vetrina, mi faceva gola e decisi per una brioche ripiena con il gelato, sarebbe stato il mio pasto.

Il titolare era davvero gentile e azzardai a chiedergli: "Non è che conosce un esperto di Templi, che mi possa dare delle informazioni?" e aggiunsi trattenendo lo sguardo su di lui "Anche dietro compenso." Pensai che quell'ultima frase sarebbe stata più convincente.

Avevo posto la domanda, ma ero già pronta a salutare ringraziando, sicura che la risposta sarebbe stata negativa.

Invece senza alcuna esitazione mi rispose: "Chieda al Dott. Ricci lui dei Templi sa tutto."
"Abita qui sopra. Può suonargli".
Lo ringraziai e uscì speranzosa.

Arrivai ai citofoni e sentì un uscio chiudersi all'interno e qualcuno venire verso. Era un signore con un accentuato passo claudicante, portava una lunga barba bianca e avanzava verso di me. Aprì il cancelletto con la mano, per uscire. Ora era proprio davanti a me, ancora ferma al di fuori del cancello.

Lo guardai pensando: deve essere lui. Anche il suo aspetto sembra del nord, quel cognome deve per forza essere il suo. Non devo farmelo sfuggire.
Con foce flebile domandai "Il signor Ricci?"
"No, il Dott. Ricci l'ho appena visto, rientrava dal lavoro, starà pranzando ora. Vada pure. Salga le scale, prima porta a destra."

Ringraziai.
Arrivai al pianerottolo piano piano, come a non voler disturbare nel fare rumore.
Il titolo Dottore ripetuto così tante volte, da persone diverse, mi creava una certa ansia. Che coraggio potevo avere a disturbarlo mentre mangiava?
Sentì che qualcuno che stava salendo. Nel vedermi lì sicuramente avrebbe frainteso. Ero davanti alla porta dell'illustre Dott.Ricci, ferma, in piedi.

Era meglio suonare che essere scambiata per una ladra. Avrebbero potuto chiamare la polizia pensando fossi una malintenzionata. Mentre il cervello mi frullava con questi pensieri, decisi che la ramanzina dell'anziano saccente rispetto alla polizia sarebbe stato il minore dei mali.

Suonai il campanello a lungo.
Dall'interno sentì "Chi é?"
Risposi "Dott. Ricci sto facendo delle ricerche sui templi, mi hanno detto che lei mi potrebbe aiutare?"

Sentì la chiave della porta blindata girarsi più volte.
Pian piano l'uscio si apriva, lentamente, con diffidenza, finché io lo vidi completamente e lui vide me.

In un secondo il sangue mi arrivò alle guance, le sentivo bruciare, se avessi avuto una bacchetta magica mi sarei fatta subito piccola piccola per rendermi invisibile e invece ero lì nel pieno del mio imbarazzo.

Avrei voluto dirgli mille parole: non sapevo che fossi tu, non sapevo fosse casa tua, non sarei mai venuta qui se l'avessi saputo, ma dalla bocca non riuscivo ad emettere parole e nemmeno suoni.

Lui era lì che mi guardava, mi sorrise e mi invitò ad entrare.

Il Dott. Ricci era Noa.

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