CAPITOLO 25 - LE LETTERE DELLA ZIA

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Bella

Salutai il Commissario che mi lasciò il suo numero, nel caso mi sarebbe venuto in mente qualche particolare . Mi promise di continuare le ricerche dei due malviventi, di cui parlava Iris.

A quanto pareva anche altri vicini nella via avevano visto quelle due presenze sospette. Un forestiero non passava inosservato in un paese di qualche migliaia di anime. Dalle testimonianze sembravano essere due ragazzi sulla trentina con delle facce losche. Non riuscivo a trovare nessuna connessione tra me e loro ed ero sempre più convinta che fosse stato tutto ben architettato.

Iris mi sembrava una ragazza onesta, ma la madre avrebbe potuto mentirle e lei crederci. Forse la signora Caruso aveva ingaggiato quelle due persone per depistare le indagini dal vero colpevole: lei stessa.

Guardavo il commissario allontanarsi, rimanendo sull'uscio. Quando sparì dalla mia visuale corsi di sopra a cercare tra quelle lettere una prova dei rapporti tra la zia e la signora Caruso.

Probabilmente in qualche lettera avrei trovato scritto che la colpevole dell'incendio viveva in quella casa. Sarebbe stata la prova che avrei mostrato al Commissario e che avrebbe dato un motivo valido alla signora Caruso per incendiarla una volta passata a me.

In questo momento avevo preferito tacere con la polizia, le mie parole contro le sue non sarebbero servite, anzi avrebbero solo potuto farmi malvedere dal Commissario.

Le lettere erano ancora legate assieme dallo spago. Le aprì e le distesi. Zorba iniziava sempre la sua corrispondenza con queste parole " Mia cara Margherita" e chiudeva la lettera con "Ti amo infinitamente".

Facevo fatica a decifrare la calligrafia. Zorba scriveva bene in italiano per essere straniero, ma spesso le frasi erano ingarbugliate, i verbi non erano al tempo corretto e oltre alla calligrafia bisognava capirne il senso.

Cercavo di leggere sommariamente perché le lettere erano tante e quanto prima volevo trovare l'indizio che stavo cercando.
C'erano frasi bellissime, che avrebbero dovute essere scritte sui muri o in un libro di poesie e che entravano nella mia testa e mi facevano battere il cuore.

"Sei la cosa più bella che mi è capitata nella vita"
..."non aspetto altro che di rivederti" ...
"sei con me ogni giorno perché penso a te in ogni istante"

Mi lasciavano a bocca aperta per l'intensità dei sentimenti che trasmettevano.

C'era anche una lettera inviata dalla zia. Era ancora chiusa nella sua busta,  affrancata e riportava un timbro greco, probabilmente era ritornata al mittente. Incuriosita la aprí.

La zia Margherita diceva che avrebbe dovuto trasferirsi in America, avrebbe partorito lì perché la pancia iniziava a vedersi e non voleva destare sospetti.

Zia Margherita aveva una figlio e nessuno aveva mai saputo nulla.

La lettera si chiudeva con una frase che mi faceva brillare gli occhi:
"Sarò per sempre tua dovunque sarò. Ti amo. Margherita ".

Possibile che un amore così immenso e incondizionato fosse rimasto nascosto da tutto e da tutti? E per che motivo? Perché Zia Margherita e il suo compagno non avevano vissuto assieme? Perché aveva deciso di dare alla luce suo figlio in America?
Probabilmente si trattava di un amore proibito, ma non ne capivo ancora il perché.

"Mamma, mamma dove sei? Vieni a giocare con me?" Asia mi cercava.
Rimisi le lettere nel baule e scesi.
Non ero ancora pronta a parlarne con qualcuno, nemmeno con John. Quanto prima sarei tornata a leggere la corrispondenza per capire perché la zia era morta sola.

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