Capitolo 28 - QUANDO IL RIAVVICINAMENTO NON AVVICINA

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Bella

"Tesoro non ti preoccupare, sistemeremo tutto" e mentre lo diceva John mi abbracciava. "L'incendio non ha fatto grossi danni, vedrai che metteremo tutto a posto velocemente."

Da quando Noa era entrato nella mia vita e mi aveva fatto aprire gli occhi sulla mia relazione con John, l'atteggiamento di mio marito era completamente cambiato.
Era come se avesse capito che stava per perdermi per sempre.

Ero determinata a lasciarlo e l'avrei fatto anche se non ci fosse stato nessun altro uomo, non avrei più sopportato quella vita ed ero decisa alla separazione al rientro in America.

John, da quando ero diventata più sfuggente e mi ero allontanata da lui, aveva iniziato a dedicarmi attenzioni, a farmi capire il suo amore, anche nelle piccole cose. Aveva cominciato a rinunciare ad un cibo che mi piaceva per lasciarlo a me, era attento alle piccole premure di tutti i giorni, un bacio, il buongiorno, la telefonata, aveva perfino iniziato a comprarmi dei regali.

Probabilmente non ti accorgi di quanto sia importante una persona fino a quando non capisci che la stai perdendo.

E così aveva iniziato il gioco dei bigliettini sul comodino al mio risveglio. Appena si alzava prendeva carta e penna, scriveva un pensiero per me, poi piegava il foglio e lo tagliava a mano, di modo da avere ancora del foglio per il pensiero dell'indomani. Metteva poi il biglietto sul mio comodino.

Io mi godevo la scena con gli occhi socchiusi. Le prime volte era goffo e impacciato, teneva tra le mani quel bigliettino bianco senza riuscire ad avere idea di cosa scriverci ed esitando buttava giù una frase banale, seppur piena di significato.

I primi biglietti erano "Ti amo", "La mia vita non avrebbe senso senza di te".
Poi, con la pratica, i pensieri erano diventati più lunghi e più complessi.

Probabilmente quando saremmo rientrati in America questa abitudine si sarebbe persa, ma il pensiero che avevo trovato quella mattina mi faceva vedere John con occhi diversi.

"Casa non è dove dormi, casa è la pelle di chi, quando ti abbraccia ti fa sentire nel posto giusto, io spero di essere quel posto per te."

Era una frase bellissima e leggerla mi faceva rabbrividire perché mi faceva percepire tutto l'amore che provava nei miei confronti, ma io in quelle sere non facevo altro che pensare a lui, a Noa.

Nonostante tutte le buone intenzioni di John, avevo cercato di essere più comprensiva, ma non ero riuscita a cambiare il mio comportamento. Gli volevo bene, ma fare all'amore con lui era diventato un dovere più che un piacere. John non mi suscitava più alcuna eccitazione. Non provavo più attrazione fisica per lui.

Nei miei pensieri più intimi c'era solo Noa.
La notte mi toccavo nelle mie intimità pensando a lui e quando facevamo all'amore, vedevo Noa nel viso di John. Era qualcosa che non riuscivo a controllare. Cercavo di non pensarci e di giorno ci riuscivo, ma la notte no. Immaginavo sempre che lui fosse con me e che i nostri corpi si unissero.

Ero sempre stata la moglie perfetta, buona e pura, ma da quando avevo incontrato Noa la mia mente aveva iniziato a giustificare un eventuale rapporto passionale.

Noa era come una luce che era entrata nella mia vita senza bussare, illuminandone le ombre e facendomele percepire. Una luce fatta di. colori, un arcobaleno, che mi aveva fatto capire che potevo ancora piacere, sentirmi amata e amare.

In quel momento il telefono squillò. Non sapevo dell'esistenza di un telefono in casa e il sentirlo mi colse impreparata, mentre stavo caricando la lavastoviglie.

Il rumore veniva dal soggiorno. John era di sopra al computer, cercava di portare avanti un po' del suo lavoro anche a distanza. L'azienda gli aveva fatto capire che aveva bisogno di lui ed eravamo riusciti a farci mettere una connessione a fibra ottica per essere entrambi in grado di svolgere le urgenze dei nostri lavori anche dall'Italia.

Asia quella sera si era addormentata presto. La giornata era stata lunga e in parte trascorsa in spiaggia. Ero la più vicina per rispondere, l'unica al piano terra. Il telefono squillava con insistenza.

Lo cercai e lo intravidi su un piccolo tavolino tondo di bambù. Erano quel vecchi telefoni a tastiera con il cavo che collegava la cornetta e che non ti consentivano di spostarti.

Arrivai affaticata per la piccola corsa e risposi con un pronto scocciato. Dall'altra parte della cornetta una voce suadente " Bella?"
"Sì"risposi
"Sono Noa, volevo sapere come stavi. Ho letto sul giornale dell'incendio."

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