Capitolo 24 - I SOSPETTATI

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Bella

"Signora Ricciardo, entri pure. Mi segua."
Come vede non ci sono grossi danni all'interno. Le fiamme sono state domate velocemente.

Aveva un piglio deciso il Commissario Letizia Amato.
"Signora aveva nemici qui a Cefalù? Le risulta che qualcuno avesse dei risentimenti nei suoi confronti?"

Avevo la passione per i gialli e in quel momento mi sembrava di vivere in un libro di Agatha Christie. Rivedevo la scena che era usuale nei racconti di Poirot. In una stessa stanza venivano fatti accomodare tutti i sospettati. Poirot faceva domande, l'assassino si tradiva e Poirot ricostruiva i fatti individuando lucidamente il colpevole.

Pensavo a chi poter mettere dentro quella sala, ma la mia infanzia e la mia adolescenza a Cefalù erano stati periodi davvero belli. Momenti spensierati, felici, sereni. Avevo stretto relazioni, che si erano man mano allentate con la lontananza fino a sciogliersi, ma mai un nemico, mai una lite.

Tuttavia quando il commissario riformulò la domanda e mi chiese "Invece qualcuno che provasse invidia o voglia di vendetta nei suoi confronti?"

Mi venne subito alla mente la signora Caruso e improvvisamente mi ricordai di averla incrociata poco prima dell'incendio. Proveniva dalla mia via e l'avevo vista scendere furtivamente dalla scalinata del centro.

Camminava svelta a testa bassa, come se fosse successo qualcosa di cui lei era responsabile, era come se non volesse farsi vedere. Avrebbe potuto appiccare l'incendio e poi correr via insospettata per le strade del borgo, se non l'avessi intravista.

Ereditando la casa avevo costretto lei e la figlia ad uscire dall'appartamento in cui abitavano. La signora Caruso aveva fatto di tutto per fare in modo di non farmi avere l'eredità.

Avrei dovuto parlarne con il Commissario? Erano solo dei sospetti.

Sembrava assurdo ma in quel momento non ero pronta ad entrare in guerra.  Volevo solo un attimo di pace e di tranquillità. Fino a qualche giorno prima sussultavo per gli sguardi di Noa e quando era arrivato il tanto desiderato momento, quando eravamo finalmente stretti assieme tutto era finito, quel bacio aveva segnato la fine di tutto.

La stessa cosa era successa per la casa, avevo atteso, aspettato per conoscerne le sorti, assistito all'aggressività della signora Caruso, senza arrendermi nemmeno un secondo o mollare la presa. Eppure anche qui, il momento dopo la vittoria, stavo di nuovo per perdere tutto.

Volevo godermi quello che ero riuscita a conquistarmi, ma non potevo, né con Noa né con la casa, succedeva sempre qualcosa che sparigliava le carte.

Ero immersa in questi pensieri, mentre con il Commissario uscivamo dalla porta.

Una voce soave prendeva la nostra attenzione: "Io ho visto qualcosa di strano, c'erano due forestieri vicino alla casa, avevano guardato dentro ripetutamente, forse per capire se qualcuno era in casa e poi improvvisamente li ho visti correre via".

Sentivo una ragazza raccontare questi fatti al Commissario, la vedevo di spalle parlare animatamente, qualcosa le brillava sul petto. Era un ciondolo. Mi avvicinai era un medaglione, uguale a quello che avevo indosso.

Mi accostai e vidi che era Iris a parlare.

Il Segreto del MedaglioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora