Capitolo 31 -LORENZO

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Lorenzo

Era entrata come una furia.
Sentivo che chiedeva alla mamma "Dov'è Lorenzo?"

Sapevo che avrebbe cercato me e non mio fratello perché forse sono sempre stato quello che ha avuto un debole per lei fin dall'infanzia e che ha sempre esaudito ogni sua richiesta. Solo ora mi accorgo di quanto sia sempre stato sbagliato acconsentire alle sue volontà strampalate e dopo quello che è successo tutto è cambiato. Ora riesco a vederla per quello che è e non mi piace più, anzi la compatisco.

È abbastanza comune nelle famiglie allargate, come lo sono quelle siciliane, che ci sia quel cugino per cui hai un debole, per cui quando ci esci insieme vorresti che quel tempo non finisse mai e che, anche se sai benissimo che per vincoli di parentela non ci potrà mai essere nulla, speri sempre che a quel pranzo di Natale o a quel banchetto di Pasqua quel cugino ci sarà.

Per me era sempre stato così con Lara. Ricordo da bambino quando ero goffo e cicciottello, quanto mi piaceva lei che era sempre stata magrolina e timida, mentre io parlavo talmente tanto che facevo anche la sua parte.
Pian piano eravamo cresciuti, ma il mio sentimento per lei non era cambiato.
Passava più tempo con noi in cortile a giocare che a casa sua ed essendo Lara figlia unica, il mio nei suoi confronti era anche un atteggiamento protettivo, quasi di fratello maggiore.

Poi con gli zii si era trasferita a Milano e l'avevo persa di vista. Ora che era rientrata nella mia vita, quando con la sua voce mi chiamava per nome, era come se mi sciogliessi dentro.

Ero cambiato sia nel fisico, sia nei modi. Ora erano molte le ragazze che mi si facevano avanti, ma per lei provavo sempre quel debole, che avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa e l'avrei fatta.
Così una sera appena rientrata dal lavoro la vidi in lacrime e mi precipitai a consolarla.
Non riusciva a smettere di singhiozzare, ma non voleva raccontarmi nulla.
"Sai Lorenzo ci sarebbe una cosa che potresti fare per farmi stare meglio" mi disse.

Mi accertai solo che la casa fosse disabitata, per il resto non volli sapere niente e fui talmente stupido da non chiedere null'altro, proprio in virtù di quel legame che esisteva da sempre tra me e lei.

Da quando avevo accettato la sua richiesta e appiccato il fuoco in quella casa mi sentivo male, non stavo più bene da solo, ero sempre agitato e anche il sonno era spesso interrotto da degli incubi di fiamme.

Pensavo a quanto poteva essere peggiore il danno che potevamo fare, per fortuna i vigili del fuoco erano intervenuti velocemente e la giornata non era ventilata da peggiorare la situazione.

Si precipitò in camera mia.
"Doveva bruciare tutta la casa!" urlò.

Era pronta ad iniziare il gioco del gatto con il topo con me, ma io non ero più disposto ad essere il giocattolo nelle sue mani.
Dopo quello che era successo Lara non aveva più presa su di me.

Le risposi:"Sei matta Lara, potevamo fare dei grossi danni, uccidere delle persone, non mi avevi detto che quella casa era abitata".

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