CAPITOLO 14 - VISITE A CASA

57 13 8
                                    


Non mi ero mai trattenuto con Lara. Anche lei studiava a Milano ed era qui solo per le vacanze estive. Avevamo più o meno la stessa età, ma nulla ci accomunava.

Era venuta in Sicilia perché aveva origini siciliane, i parenti abitavano vicino ad Agrigento e quello di guida nella Valle era per lei il lavoro estivo ideale. Non aveva spese, viveva dai parenti e conciliava il tutto con un po' di mare nei giorni liberi, assieme ai cugini.

Avevamo parlato sempre molto poco, il necessario per aggiornarci sui gruppi e sui turni. A livello di ruoli io per Fabio e Lara ero il diretto superiore, una sorta di team leader, ma dato che facevano bene il loro lavoro, mi comportavo più come collega che come capo.

Lara era bella, di quelle bellezze mediterranee, lunghi capelli mossi nero seppia, una carnagione olivastra,  un corpo molto snello, forse fin troppo per i miei gusti.

Non ne ero mai stato affascinato, né avevo mai provato attrazione per lei, ma Fabio ne era stato letteralmente sedotto.  Anche se non si sbilanciava mai, bastava la sua espressione inebetita quando le stava a fianco per capire che Lara non gli era affatto indifferente.

Quel giorno Lara aveva dimenticato il suo mazzo di chiavi, quello dell'ufficio. Avrebbe attaccato il turno alle h.14, ma mi aveva chiamato perché non sarebbe potuta entrare senza chiavi e mi aveva chiesto di poterle prestare il mio mazzo. Sarebbe passata da me a ritirarlo.

Avevo appena staccato il turno e non avevo voglia di vedere nessuno. Avrei preferito che si fosse messa d'accordo con Fabio per le chiavi, ma non mi lamentai né feci polemiche. Le polemiche sono sempre sterili.
Accettai, seppur non di buon grado.

Stavo pranzando, lei aveva bussato e mi aveva raccontato che era da un'ora immersa nella disperata ricerca delle chiavi. Le aveva cercate in borsa, in auto, aveva ripercorso mentalmente la mattinata per capire dove le avesse lasciate, fino a dedurre che quella mattina le aveva lasciate a casa.

Mi sono sempre chiesto come facciano le donne a rovistare per ore in minuscole borsette. È vero che le borse sono più grandi delle tasche, ma se una cosa c'è si trova subito, altrimenti significa che non c'è. Sarà che noi uomini siamo più pratici e ci basta un giubbotto per ficcare dentro tutto il necessario.

Lara mi guardava, mentre ero seduto con la tavola apparecchiata, in procinto di pranzare, dicendomi che in tutto quel tran tran non era ancora riuscita a mangiare nulla.

Non avevo alcuna voglia di pranzare con Lara e più in generale non avevo voglia di pranzare con nessuno. Volevo solo rilassarmi un attimo da solo, dare qualche forchettata al cibo, mentre guardavo i risultati delle partite sul cellulare e aprire Facebook e Istagram per vedere cosa combinavano gli amici di Milano.
Potevo sembrare rude, ma spesso avevo proprio bisogno della mia solitudine.

Nonostante ciò Lara mi aveva impietosito con il suo stomaco vuoto, la invitai a rimanere e le offrí quel poco che avevo.

Il menù del giorno era pasta al sugo e di secondo caciocavallo, quello che mi aveva regalato Vincenzo, il titolare del bar di sotto. Sapeva che andavo matto per quel formaggio. Lara non era molto loquace e io preferivo non farla parlare per evitare che tardasse al lavoro.

Erano passati solo 10 minuti da quando Lara era entrata in casa che il campanello suonò una seconda volta. Non ero abituato a ricevere visite, ancor meno a pranzo. Fabio entrava in casa con le sue chiavi e avendo due stanze diverse spesso non ci accorgevamo nemmeno di essere entrambi nell'appartamento.

Avevo appena arrotolato 2 o 3 spaghetti nella forchetta e li stavo portando alla bocca quando il campanello suonò a lungo. Abbandonai la forchetta nel piatto assieme alla desiderata matassa di pasta calda e mi alzai di scatto. Ero tra l'arrabbiato e il nervoso, sapevo bene che nell'aprire la mia espressione non sarebbe stata di ospitalità.

Odiavo il fatto che quelle porte fossero state fatte senza lo spioncino.
A Milano prima di aprire si guarda sempre dallo spioncino, quella piccola fessura trasparente, poi si decide se è il caso di aprire o meno.
In Sicilia no, la diffidenza milanese non esiste, sono tutti amici e si usa che spesso passino a far visita, anche senza preavviso. Da lì l'abitudine per le donne siciliane di avere la casa sempre pulita e in ordine perché chiunque può passare a sorpresa durante il giorno.

Dissi un rabbioso "Chi è?".
Dall'altra parte rispose una voce dolce e pacata, ma decisa, che mi spiegava che a dare il mio nome era stato il titolare del bar. Aveva alcune cose da chiedere sui templi e le avevano detto che io avrei potuto aiutarla. Vincenzo, il titolare del bar era diventato un amico, ma non sopportavo quando dava il mio nome a cani e porci come se fossi l'ufficio informazioni.

Pensai sarà la solita studentessa che ha bisogno di aiuto per la tesi. Mandarla via senza aprire la porta mi sembrava troppo sgarbato. Avrei aperto e l'avrei liquidata subito con una scusa.

Aprì la porta con prudenza e lentezza, come a far percepire il disturbo, ma man mano che la porta si spalancava mi trovavo davanti la persona che avrei voluto vedere, ma che non avrei mai pensato di trovare lì in quel momento: Bella.

Era visibilmente a disagio. A vederla mi illuminai. Avrei voluto dire a me stesso che nell'incontrare i suoi occhi non provavo nulla, ma non era vero. Una miriade di emozioni erano riaffiorate al suo solo sguardo.

Quando feci per farla entrare mi ricordai di Lara. Era di là oltre il corridoio che Bella stava attraversando. Cosa avrebbe pensato nel vederla?

Lasciai che le cose andassero come dovevano, non sarei riuscito a cambiarle e un mio intervento per spiegarle le avrebbe solo rese più evidenti.
Quando Bella fu vicino al tavolo, di fronte a Lara, le presentai e aggiunsi che Lara era una collega, un'altra guida nella Valle,  che presto avrebbe ripreso servizio.

Bella mi guardò scossa e si affrettò a dire: "Scusate non volevo disturbare" girandosi per tornare verso la porta.

Io ero lì, ma non intervenivo, non sapevo cosa dire. Lara precedette il mio silenzio. Si alzò da tavola e disse "Sto riprendendo il turno in Valle, potrei aiutarla."
In men che non si dica le due ragazze si avviarono assieme alla porta, salutarono e rimasi da solo.
Quella complicità femminile mi aveva sorpreso, ma ancora non sapevo cosa sarebbe seguito.

Il Segreto del MedaglioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora