L'Istituto era un'opera architetonica così bella da far dimenticare quasi per un istante ad Annabeth che fosse nel passato, senza sapere come tornare a casa.
Era un'enorme chiesa collocata all'angolo di Fleet Street, nel centro di Londra.
Il portone d'ingresso era enorme, in legno di mogano e decorato con simboli di rune di cui lei non conosceva il significato.
"Bene" concluse Magnus Bane "vi ho portato qui, ora dovete cavarvela da soli"
Emma lo guardò con disappunto.
"Tutto qui? Nemmeno un buona fortuna?" fece.
Lo stregone inarcò un sopracciglio.
"Ditemi un po', ma nella vostra epoca io sono davvero così disponibile?" chiese con interesse clinico "I Nascosti aiutano volentieri i Nephilim?"
"Più o meno"
"Ci aiuterai a tornare a casa, Magnus" s'intromise Julian, gli occhi verde-azzurro determinati.
Magnus rivolse la sua attenzione al ragazzo.
"E perchè dovrebbe essere un mio problema? Vi ho già aiutato, dandovi un posto sicuro dove vivere" indicò l'Istituto con un ampio gesto della mano ambrata.
Il Nephilim incrociò le braccia al petto.
"Ci aiuterai perchè io so qualcosa su di te, che non farebbe per niente piacere al capo dell'Istituto" disse "ad esempio che evochi demoni infrangendo gli Accordi"
Gli occhi felini dell'altro brillarono per un istante di una luce che non piacque per niente ad Annabeth.
"Gli Accordi?" disse piano, con leggerezza "Cosa sono?"
Il volto di Julian si aprì in un sorriso gelido.
"Non fare il finto tonto, nella nostra epoca studiamo storia e quindi so che gli Accordi sono stati stipulati decenni fa"
Magnus impallidì.
Annabeth guardò Julian, ammirata, chiedendosi se per caso anche lui non fosse un figlio di Atena.
"Bene" decise alla fine lo stregone, guardando male il giovane Blackthron "cercherò un modo per aiutarvi a tornare a casa"
Si allontanò borbottando a mezza voce qualcosa che la semidea non riuscì a capire.
"Julian..." Emma deglutì "sei stato..."
"Un genio!" l'aiutò Percy – anche se Annabeth avrebbe scommesso che Emma non volesse affatto dire quello – "come facevi a sapere che evocava demoni illegalmente?"
Julian scrollò le spalle.
"Ho visto tracce di una stella a cinque punte che serve ad evocare i demoni a casa sua" spiegò "e dei libri di demonologia, così ho fatto due più due"
Annabeth rabbrividì nel suo abito celeste.
Non sapeva perchè, ma il modo in cui Julian aveva manipolato Magnus, costringendolo ad aiutarli le riportò alla mente un ricordo che aveva tentato in tutti i modi di seppellire.
Rivide se stessa e Percy, nell'abisso del Tartaro, davanti alla dea della disperazione Akhlys, quando il figlio di Poseidone l'aveva quasi strozzata con il suo stesso veleno.
Ricordò il terrore che aveva provato nei confronti di Percy e capì che era la stessa cosa che stava provando Emma in quel momento, nei confronti di Julian.
"Forse è il caso di... bussare?" fece Percy.
Julian si fece avanti, chiudendo la mano destra adornata da una runa che pareva un occhio aperto a pugno e sbattendola in avanti.
Un rumore sordo echeggiò per tutto l'Istituto.
La porta, dopo qualche secondo, si spalancò.
Una ragazza poco più grande di loro era sulla soglia, nella sua veste nera con un grembiule bianco e una cuffietta candida sui capelli scuri.
Quando la luce le illuminò il viso diafano, Annabeth notò una cicatrice che andava dall'angolo della bocca fino alla tempia.
Rabbrividì, perchè le ricordò Luke.
"Siete gli ospiti di cui il signor Bane parlava" disse.
Una seconda donna la raggiunse da dietro.
Era minuta, ma aveva una presenza imponente.
"Grazie Sophie" disse, poi si rivolse ai quattro "buongiorno ragazzi, che ne dite di entrare? Abbiamo tante cose di cui parlare. Io sono Charlotte Branwell, il capo dell'Istituto"***
"Dove sono Emma e Julian?" chiese Percy.
Era più forte di lui, Annabeth lo sapeva, non riusciva a non pensare agli altri prima che a se stesso.
Ed era anche uno dei tanti motivi per cui lo amava, il suo essere tremendamente leale.
La lealtà però era anche il suo difetto fatale, come sapeva averglielo detto sua madre Atena.
Percy avrebbe distrutto il mondo se questo significava salvare una persona importante per lui.
Charlotte Branwell sorrise dolcemente, dietro la sua scrivania.
"Sophie sta preparando delle stanze per loro, non preoccupatevi" rispose "siete voi la questione importante per ora"
I suoi occhi scuri squadrarono i due semidei, mentre li invitava a sedersi.
C'era una sola sedia davanti alla scrivania e Annabeth vi si sedette, mentre Percy si metteva dietro di lei, posandole una mano sulla spalla con un gesto involontario che però scaldò il cuore alla figlia di Atena.
"Quindi è vero?" continuò la donna "Gli dei dell'Olimpo esistono?"
"Si" ripose Annabeth "e noi siamo la loro progenie"
Charlotte si appoggiò stancamente allo schienale della sua sedia, passandosi una mano sul volto pallido.
La semidea notò che aveva dei cerchi blu scuro sotto gli occhi e le guance scavate.
I suoi occhi castani erano stanchi e la figlia di Atena capì che l'unica cosa che desiderava era un po' di riposo, non avere altri problemi.
"Perciò tutte quelle creature che costellano la mitologia greca, esistono davvero? Sono tra noi?" concluse.
"E sono poco amichevoli" aggiunse Percy, tetro.
"Perchè siete qui? Non voglio sembrare scortese, sul serio, ma ancora non capisco come possiate essere qui. Come potete vedere l'Istituto?"
"Abbiamo incontrato Emma e Julian questa mattina, mentre un demone Drevak ci stava attaccando" spiegò Annabeth, omettendo il luogo e l'anno in cui l'evento era realmente accaduto "e ci siamo resi conto che i nostri due mondi – quello dei semidei e quello degli Shadowhunters – non sono poi così lontani, ma sono lo stesso mondo"
Charlotte annuì.
"Le voci erano vere, dunque" disse, stancamente "la civilità occidentale si sposta continuamente. Prima l'antica Grecia, poi l'antica Roma e ora Londra. In questo momento dove si trova il monte Olimpo?"
Annabeth sentì Percy dietro di lei agitarsi irrequieto, mentre la sua stretta sulla spalla si faceva più intensa.
La figlia di Atena ringraziò silenziosamente la sua passione per l'architettura che le aveva permesso di setacciare ogni singolo libro che aveva a disposizione per sapere tutto il possibile su uno degli edifici che più le piacevano di Londra e che le aveva fatto scoprire un curioso dettaglio.
"Il Monte Olimpo è sopra il Big Ben" rispose.
Charlotte sgranò gli occhi.
"Parlate sul serio?" sussurrò.
"Si, signora"
La porta si aprì e Sophie, la cameriera, fece capolino nella stanza.
Fece un picolo inchino.
"Scusate l'interruzione" disse e si recò al fianco della donna e le sussurrò qualcosa all'orecchio.
La signora Branwell fece un sospsiro, ringraziando la ragazza.
Poi si rivolse ai due semidei.
"Sophie vi mostrerà le vostre camere, potete stare qui per quanto tempo volete. Ora ci sono questioni di cui devo occuparmi"
La cameriera fece loro strada, mentre Percy prendeva la mano di Annabeth.
"Risolveremo tutto" le sussurrò "vedrai"
La figlia di Atena sospirò.
"Dobbiamo trovare un modo per contattare Chirone" disse "ho paura che siamo finiti in qualcosa più grande di noi"
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Lost Love
FanfictionAmbientato dopo "Eroi dell'Olimpo - Il sangue dell'Olimpo" e "Shadowhunters - Signora della Mezzanotte" Narrami, o Musa, del figlio di Poseidone e della figlia di Atena il terribile fato intrecciato dalle Parche. Raccontami, anzi tempo, il loro viag...