X. Tenebre

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Charlotte posò la lettera sulla sua scrivania, apoggiandosi stancamente allo schienale alto della sedia nel suo ufficio.
Era pallida, come sempre nelle ultime settimane, e si sentiva uno straccio.
Osservò orripilata il foglio di carta, con il suo francobollo rosso scuro con il simbolo di un uroboro – un serpente che si mangia la coda ad indicare nessun inizio e nessuna fine.
Era il simbolo di Mortmain e del suo Pandemonium Club.
Si strinse le mani intorno al petto, come per impedirsi di rabbrividire.
Erano settimane – da quando avevano scoperto l'incresciosa malattia di Benedict Lightwood e le scritte sui congegni infernali a casa Lightwood – che si aspettava una lettera dal Magister.
Era impossibile che si fosse dimenticato di Tessa.
Infatti non era successo.
Si mordicchiò il labbro, mentre continuava a fissare l'oggetto dei suoi pensieri proprio davanti a lei.
Alla fine, con uno sbuffo spazientito poco degno di una signora sposata, riprese la lettera tra le mani.

Cara signora Branwell, ci tenevo a dire che mi dispiace molto per la perdita di Nathaniel e vorrei faceste le condoglianze alla signorina Gray da parte mia.
Anche se potrei fargliele io stesso, sabato sera al ballo che si terrà alla Sambourne Family Home al 18 Stafford Terrace.
Dite alla signorina Gray di venire e permettetemi di parlarle, per spiegarle le mie intenzioni e la verità sulla sua storia.
Non sono un uomo cattivo, sono anzi una persona ragionevole.
Se vorrà venire con me, dopo quello che le dirò, ne sarò onorato.
Altrimenti la lascerò tornare all'Istituto e non sentirete mai più parlare di me.
Sinceramente vostro, Axel Mortmain.

Post Scriptum. l'invito non si estende a voi Cacciatori, ma ai due semidei che alloggiano all'istituto si. C'è qualcuno che vorrebbe parlare con loro.

Era chiaramente una trappola, Charlotte lo sapeva, eppure le sembrava strano che Mortmain fosse così ingenuo o che ritennesse loro stessi così ingenui.
Tessa non sarebbe mai tornata all'Istituto.
Sarebbe rimasta con il Magister con le buone oppure con le cattive.
Ma da come aveva scritto la lettera, persino dalla calligrafia, traspariva una certa sicurezza nelle parole dell'uomo.
Come se fosse certo del fatto che Tessa si sarebbe recata al ballo.
Ma la cosa che la preoccupava davvero era che Mortmain sapesse di Percy e Annabeth.
Com'era possibile?
Non avrebbe sopportato di scoprire che all'Istituto c'era un'altra spia.
Una campanella di allarme le fece venire in mente due nomi.
Gideon Lightwood.
Dopotutto, suo padre era dalla parte del Magister, perchè lui doveva essere diverso?
Eppure Charlotte si fidava di quel ragazzo che aveva dimostrato di avere buon cuore.
L'altro nome, per quanto le dispiacesse visto l'affetto che provava per il fratello, era Cecily Herondale.
Un tempo viveva nello Yorkshire, in una casa di Mortmain.
E se l'uomo l'avesse mandata all'Istituto, settimane prima, con la scusa di cercare Will quando in realtà aveva bisogno di un'altra spia poichè Nate era morto e Jessamine era nella Citta di Ossa?
Ma Cecily sembrava davvero convinta del suo proposito di riportare Will a casa – Charlotte aveva intuito che il voler diventare una Cacciatrice era semplicemente una scusa.
Come avrebbe potuto fare?
C'erano troppe domande a cui non sapeva trovare una risposta.
Era il capo dell'Istituto, maledizione, avrebbe dovuto essere in grado di risolvere i problemi che le si creavano.
A volte si chiedeva se il console Wayland avesse fatto bene, alla morte di Granville Fairchild, nel darle tutto il potere sull'Encave di Londra.
Certo, nella competizione posta da Benedict aveva vinto, eppure era ancora terribilmente insicura.
E poi con il bambino in arrivo il suo umore era costantemente mutabile, e questo non aiutava.
Si passò una mano sul viso, mentre l'altra veniva delicatamente posata sul ventre sempre più gonfio.
"La tua mamma non sa cosa fare" bisbigliò "è tanto preoccupata, lo sai Charles?"
Era da qualche giorno che le era venuto in mente il nome Charles, per il nascituro – nel caso fosse stato un maschietto.
Mai e poi mai avrebbe permesso che un figlio suo si sarebbe chiamato Buford, come invece desiderava Henry.
"Cosa posso fare, piccolino?"
Non poteva tenere la lettera per sè, quello era ovvio.
Doveva parlarne con gli altri abitanti dell'Istituto.
Prese la capmanella che aveva sulla scrivania, vicino all'inchiostro, e l'agitò.
Lo squillante suono rimbombò nella piccola stanza.
Dopo qualche istante, Sophie comparve sulla soglia della porta.
"Signora Banwell" disse "mi avete fatto chiamare?"
"Si, Sophie cara" rispose Charlotte "dovresti farmi un piacere"
"Tutto quello che volete"
"Ho bisogno di tutti gli abitanti dell'Istituto in biblioteca, il prima possibile. Si tratta di Mortmain"

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