XVIII. Legami

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Un tuono scosse il cielo londinese in lontananza, oscurando il sole già poco luminoso.
Jem lanciò un'occhiata al cielo, corrugando la fronte.
"Forse ci conviene tornare" disse "sta per piovere"
Tessa seguì lo sguardo del promesso sposo.
"Temo proprio di si"
Gli sorrise e insieme si incamminarono verso l'Istituto.
Erano quasi arrivati quando piccole gocce di pioggia cominciarono a cadere.
Tessa alzò una mano e tentò di catturarne una, alzando poi il viso vulnerabile.
"Ricordo che da piccola adoravo saltare nelle pozzanghere che si creavano tra i sentieri di Central Park insieme a Nate" mormorò, con gli occhi chiusi "zia Harriet ci sgridava sempre dicendo che ci saremmo sporcati tutti"
Sorrise al ricordo, mentre anche Jem la imitava.
Poi le prese delicatamente la mano e la esortò ad andare avanti.
"Immagino fosse divertente" disse "ma temo stia per scendere un terribile acquazzone"
Come richiamata dalla frase del Nephilim, la pioggia cominciò a cadere più forte ed intensamente.
La mutaforma lanciò un urletto, cominciando a correre.
Avevano ormai superato il cancello d'ingresso, continuando a ridere e a tenersi per mano.
All'improvviso Jem si fermò di botto e Tessa gli finì addosso, le gonne di lei che per un istante avvolsero entrambi.
Il cuore del Nephilim batteva forte sotto la camicia ormai bagnata.
"Tessa..." mormorò.
I loro visi erano solo a qualche centimetro di distanza e la ragazza sentiva pulsare il ciondolo di giada che le aveva regalato.
Il suo petto si abbassava e si alzava velocemente, come impazzito.
"Jem" deglutì.
Lente goccioline di pioggia scorrevano sul volto delicato di lui, rendendolo incredibilmente bello.
Pareva l'eroe di uno dei suoi romanzi.
"Wo ai ni" le soffiò sulle labbra.
Ti amo.
Poi Jem la baciò.
Le labbra del giovane Carstairs erano morbide su quelle della giovane Gray, incredibilmente delicate e impensabilmente bollenti.
Tessa si aggrappò a lui, facendo aderire i loro corpi.
Erano solo loro due, in quel momento, come lo erano stati una volta nella stanza di Jem e un'altra nella sala della musica.
Solo loro due, e Will che li aveva scorti dalla finestra.
Il giovane Herondale lasciò cadere la tenda scura del salone dell'Istituto.
Emise un gemito, mentre crollava in ginocchio.
"Will!"
Cecily Herondale corse incontro al fratello, lasciando cadere il libro che stava precedentemente leggendo per terra.
Ma Will non parve udirla.
Come poteva?
Sentiva il sangue pulsargli nelle vene, rendendo ciò che sentiva ovattato.
La runa parabatai bruciava sotto la camicia bianca, proprio sopra il cuore.
Era il desiderio che stava provando Jem, eco del suo stesso desiderio.
Come aveva fatto a non rendersi conto di ciò che Jem provava per Tessa?
Quasi ancora non ci credeva, nemmeno dopo che i due avevano annunciato il fidanzamento.
Era come se la sua mente volesse evitare di processare la notizia, rendendogliela irreale
E solo vederli mentre effettivamente si baciavano glielo aveva reso reale.
Come poteva rovinare quella felicità?
Come poteva farlo al suo stesso parabatai?
Jem stava per morire, com poteva negargli quel frammento di felicità?
Che razza di persona sarebbe stato?
"Will, ti prego" Cecily lo avvolse tra le braccia sorprendentemente forti "parlami. Cos'hai? Cosa ti sta succedendo, cariad?"
La ragazza si sporse in avanti, girando la testa per poterlo vedere in viso.
Will teneva gli occhi chiusi e le labbra serrate, come se stesse soffrendo una tortura degli stessi Campi della Pena negli Inferi.
"Will!" esclamò.
Si alzò di scatto, correndo alla finestra e scostando la tenda.
Impietrì mentre la consapevolezza l'avvolgeva, guardando Jem e Tessa che si stringevano l'uno all'altra.
Si voltò lentamente e s'inginocchiò.
"Edrych Gwilym" impose in gallese "guardami Will"
Il fratello aprì lentamente gli occhi.
Erano occhi identici i loro, di un azzurro incredibilmente intenso.
"Rwy'n ei charu gymaint" sussurrò "io l'amo, Cecily. Ma non la posso avere. E questa cosa mi sta distruggendo"
Cecily aprì la bocca e la richiuse.
Un'incrededibile senso di protezione verso Will le strinse il cuore, quando vide che il fratello – colui che era sempre stato così forte e intimorito da niente – stava piangendo.
E quando un uomo piange per una donna è perchè le ha donato il suo cuore.
E se quell'uomo è un Herondale, non si torna indietro.
"Da quanto tempo va avanti, cariad?" gli chiese dolcemente.
"Non me lo ricordo nemmeno più" mormorò lui in risposta.
"E Tessa sa dei tuoi sentimenti per lei?"
Will annuì sommessamente.
"Gwrthododd fi"
Mi ha rifiutato.
"Be' peggio per lei" replicò Cecily "non sa cosa si perde. Sei la persona migliore che conosca. L'unica che vorrei al mio fianco, Will. Se fa così è perchè non ti merita"
Will crollò tra le braccia della sorella, stringendo tra le dita la stoffa della gonna scura di lei.
Non era colpa di Tessa.
Cosa poteva farci lei?
Era stata colpa sua, di Will, e della maledizione che non era mai esistita.
"Ma io continuo ad amarla" mormorò a voce bassa.
Sperò quasi che la sorella non lo sentisse.
Ma Cecily lo udì.
"Rwy'n gwybod" bisbigliò stringendolo "Bydd popeth yn iawn"
Lo so.
Andrà tutto bene.

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