VI. Intreccio

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In qualche modo, tra i labirintici corridoi dell'istituto di Londra, così diverso da quello di Los Angeles, Emma era riuscita a trovare la sala da pranzo.
Si fermò appena varcata la soglia, improvvisamente a disagio.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Charlotte Branwell la guardava sorridendo gentilmente, a capotavola.
Emma azzardò un goffo inchino e incrociò lo sguardo di Julian, seduto accanto ad un bel ragazzo dai capelli neri.
Distolse lo sguardo, sperando di non arrossire.
Si vergognava terribilmente di ciò che aveva fatto poco prima, di averlo quasi baciato.
Con la testa bassa, si sedette accanto ad Annabeth che le rivolse un debole sorriso.
Si vedeva che era preoccupata, ma cercava di non darlo a vedere.
E sapeva che anche Percy se ne era accorto, perchè tentava di farla ridere smorzando l'atmosfera con battute divertenti.
"Scusate" la voce di Charlotte la raggiunse, facendola trasalire.
Si voltò ad osservarla e vide che accanto, sulla destra, vicino a Percy sedeva un uomo dai capelli rossi che stava cercando di pulire la manica un tempo candida della sua camicia da una macchia rossa, probabilmente di vino.
"So che vi chiamate Emma, ma potrei sapere il vostro cognome?" chiese.
Emma vide il ragazzo seduto accanto a Julian trasalire leggermente.
Non c'era bisogno che guardasse il suo parabatai per sapere ciò che doveva fare.
"Emma Rosewell, signora" rispose, sorridendo e inclinando leggermente il capo.
Il cuore le batteva all'impazzata nel petto.
"Io sono Julian Sheperd" anticipò la domanda Julian, prima ancora che Charlotte si voltasse verso di lui.
"Non sono cognomi di Shadowhunters" commentò il ragazzo vicino a lui.
La donna lo fulminò con lo sguardo.
"Non essere scortese, Will" lo riprese.
Perchè quel nome ricordava qualcosa ad Emma?
Aveva la risosta sulla punta della lingua ma non sapeva come collegare i puntini.
Will socchiuse gli occhi.
"Non sono scortese, Charlotte" replicò "sono solo cauto. Chi ci assicura che non siano delle spie del Magister?"
Puntò i suoi occhi su quelli di Emma e lei trattenne il fiato.
Come non farlo?
Erano bellissimi.
Di un blu intenso, come il cielo al crepuscolo, poco prima che la notte cali definitivamente e spuntino le stelle.
I lineamenti del suo viso erano perfetti, niente era fuori posto.
Eppure, Emma non riuscì d evitare di pensare che preferisse la bellezza più tenue di Julian.
"Il Magister?" s'intromise Percy, anche se la domanda non era stata rivolta a lui "Ma non significa 'maestro' in latino?"
Annabeth gli fece segno di tacere, mentre alternava lo sguardo da Emma a Will.
"Non possediamo cognomi di Shadowhunters perchè le nostre madri erano Nephilim e si sono innamorate di due mondani, i quali hanno compiuto l'ascensione e mantenuto il loro cognome"
"È del tutto normale, Will" disse Charlotte "è una cosa che capita spesso, molte famiglie si sono create così, con l'ascensione, come quella di Henry. Non è vero caro?"
Henry Branwell alzò di scatto la testa fulva – che ad Emma ricordò quella di Cameron Ashdown, il suo ex-ragazzo – e si guardò intorno confuso.
"Certo, cara!" rispose, quasi meccanicamente.
La Nephilim vide la donna nascondere un sospiro, anche se aveva un che di dolce negli occhi.
"È compito degli Istituti accogliere tutti i Nephilim che hanno bisogno di una casa" aggiunse una ragazza sui quindici anni seduta accanto a Will, dai suoi stessi tratti angelici "tu, Will, più di tutti dovresti saperlo"
Emma notò un che di irritato nel suo tono di voce, come se stesse accusando Will di qualcosa.
"Vedo che Tessa ti ha prestato il Codice, hai fatto i compiti Cecily" replicò con un sorrisetto lui.
"Annioddefol" borbottò in risposta Cecily, in una lingua alla giovane Carstairs sconosciuta.
Sospettava però volesse significare qualcosa di molto simile ad "insopportabile".
"Willl Herondale, smettila di prendere in giro tua sorella" lo rimproverò con affetto una voce proveniente dalla porta d'ingresso.
Emma si voltò di scatto, il cuore in gola.
Le sue supposizioni erano più che esatte.
Jem Carstairs si stava avvicinando alla tavola, mano nella mano con Tessa Gray.
Ma non era il Jem che Emma conosceva.
I suoi capelli, che nel ventunesimo secolo erano scuri, erano argentei come i raggi della luna e doveva avere sui diciassette anni.
Tessa invece, era identica alla Tessa che conosceva.
Jem poi si soffermò a osservare Emma e Julian per un attimo, interdetto.
"James, ti presento Emma Rosewell e Julian Sheperd" annunciò Will sorridendogli "e quei due lì invece sono Percy Jackson e Annabeth Chase, dei semidei"
Tessa strabuzzò gli occhi grigi.
"Semidei?" ripetè "Come Ercole?"
"Ma perchè tutti pensano a lui? Dopo quello che ha fatto a Zoe..." borbottò Percy ad Annabeth.
"Sorprendente" commentò Jem, sedendosi accanto ad Emma, seguito a ruota da Tessa che – la giovane Carstairs lo sapeva – non sarebbe riuscita a trattenersi e avrebbe tempestato di domande i due semidei.
E fu quando gli occhi argentei di Jem incontrarono quelli azzurri di Will, che Emma si rese conto che sapeva perfettamente perchè il ragazzo dai capelli color ebano le era parso familiare.
Will Herondale era il parabatai da tempo perduto di cui Jem parlava sempre.

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