V (POV Isabelle)

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La cena prosegue in modo piacevole, ascoltando le confidenze di Mia e i commenti con cui Eric interviene di tanto in tanto, e per la prima volta mi rendo conto di una cosa: sto stringendo amicizia e ci sto riuscendo anche particolarmente bene. Lontana dai Candidi, e dal loro pendere in modo ridicolo dalle labbra di Jordan, ho trovato delle persone interessate veramente a ciò che ho da dire ed è un'occasione che non intendo lasciarmi scappare.

Quando poi arriva il momento del dolce ... beh, è quasi uno spettacolo vedere il modo in cui persino Quattro si entusiasma guardando tutto quel ben di Dio glassato al cioccolato. Si è improvvisamente animato, e la cosa non sfugge alle iridi grigie e attente di Eric; mi sembra quasi di vedere gli ingranaggi del suo cervello mettersi in modo per partorire una frecciatina tagliente. Così, prima ancora che il mio cervello possa convincermi a non farlo, gli mollo un buffetto sull'avambraccio. È un gesto rapido, leggero come il battito d'ali di una farfalla, e improvvisamente quelle pozze color acciaio fissano me. Mi studia come se fossi un curioso esperimento che sta cercando di decifrare e, mio malgrado, sento le guance colorirsi appena. Mi rilasso solo quando lo vedo arricciare appena il labbro superiore. Non è propriamente un sorriso, ma tanto basta per assicurarmi che non se la sia presa per quella confidenza.

- Credevo che fossero i Pacifici quelli abituati a invadere lo spazio personale altrui – sussurra alla fine, mentre si china sul tavolo, abbastanza piano perché lo senta solo io.

- Noi Candidi siamo invadenti -, ribatto, - è un dato di fatto. E poi ... qualcuno doveva pur impedirti di fare a pezzi Quattro. È da quando si è seduto che non gli dai un attimo di tregua. –

Ha cominciato prendendolo in giro per il suo stato psico fisico dopo lo scenario, proseguendo con quella storia del nome, e ha borbottato qualcosa in modo vago sul fatto che potesse mangiare l'hamburger senza temere che lo sbranasse. Quattro si è difeso bene, rispondendo colpo su colpo, ma è evidente che quel suo tenergli testa ha indispettito ancora di più Eric.

Si stringe nelle spalle.

- Antipatia a pelle, io e lui non andremo mai d'accordo. –

- Non bisogna essere Eruditi per capirlo, è evidente dal modo in cui vi guardate ... persino una Candida ci arriva. –

- E poi se le cerca -, continua osservandolo di sottecchi, - si può davvero essere così entusiasti per un dolce? –

- Non è un semplice dolce -, ribatto prima di afferrare un piatto e servirmene una generosa porzione, - è una torta completamente al cioccolato. Hai una vaga idea di quanto sia difficile trovarne una così in giro? –

- Oh oh, che emozione – sogghigna, prendendomi in giro.

Avrei voglia di assestargli un altro buffetto, ma non lo conosco ancora abbastanza bene da sapere se l'accetterà o meno; in aggiunta a ciò devo ammettere che, anche se con me e Mia non ha fatto nulla per darci motivo di pensarlo, non mi è sfuggita la sua capacità di diventare tremendamente inquietante quando vuole.

- Assaggiala e poi giudica. –

- Non mangio quelle diavolerie zuccherine. –

Questa volta tocca a me sporgermi sul tavolo per guardarlo con attenzione, sinceramente incredula.

- Tu non mangi cioccolato né dolci in generale? –

- Esattamente. –

- Ma che razza d'infanzia hai avuto? I dolci sono ... beh, la portata migliore dell'intero pasto. –

- Mia madre è una dentista. –

Dice solo quello, come se fosse una spiegazione più che ragionevole, ma l'unica cosa che ho capito da quelle quattro parole è che la famiglia di Eric debba essere persino più rigida di quella di Quattro.

Like fire and gunpowderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora