VII (POV Isabelle)

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- Mi fa male ogni singolo muscolo. –

È la decima volta che Mia si lamenta da quando abbiamo lasciato la palestra, condendo ogni protesta con un movimento secco delle braccia e un gemito, e non posso fare a meno di mormorare assensi. Vorrei annuire, ma anche soltanto muovere la testa mi procura dolore a muscoli che fino a quel momento non sapevo nemmeno di avere. Deve essere questa la sensazione che si prova quando si viene investiti in pieno da un treno. Amar ha avuto pietà di noi e ci ha lasciato il pomeriggio libero, perciò dopo un pranzo frugale siamo finite a zonzo per la Residenza. Avrei preferito sdraiarmi sulla brandina e non muovermi più di lì, ma a quanto pare la mia nuova amica non vuole saperne di starsene buona e tranquilla, poco importa quanta sofferenza fisica le causi tutto ciò. Così siamo finite al Pozzo, il centro della vita degli Intrepidi, che rispetto a questa mattina è molto più caotico. È un po' come se la maggior parte delle persone si sia ricordata solo adesso di cominciare la giornata.

E forse è proprio così, a giudicare dall'aria fresca e riposata che hanno.

Camminiamo tra i negozi dello spaccio, alla ricerca di non sappiamo nemmeno noi cosa con esattezza, finchè Mia non mi afferra per una mano e mi tira con sé dentro un piccolo negozietto. È due metri per due, in condizioni normali non lo avrei nemmeno notato, e ha una sfilza di abiti assurdi.

Non ho mai visto così tanta pelle né, a dirla tutta, così tanto rosso e nero tutti insieme. Scorriamo gli abiti sulla rastrelliera finchè non mi cade lo sguardo su un vestito. È semplice, per quanto possa esserlo un abito con degli inserti in pelle e una quantità di cinghie e borchie che non saprei nemmeno dove allacciare con precisione, ma se non altro copre abbastanza pelle da non farmi diventare rossa come un pomodoro all'idea di provarlo.

Ho notato l'abbigliamento delle iniziate interne, e quello dei membri effettivi, e sembra di essere a un concorso per miss maglietta bagnata; sembra che coprire il proprio corpo sia totalmente fuori moda da queste parti.

- Credo che ti starebbe bene -, sentenzia Mia dopo averlo appoggiato contro di me per qualche istante, - vai in camerino. –

L'uso del termine "camerino" è decisamente generoso. In pratica si tratta di un semplice telo che fa da separè tra il muro e il resto del negozio. Non ci sono specchi all'interno, ciò significa che per vedere come mi sta dovrò uscire fuori ed espormi agli sguardi di tutti coloro che passano davanti alla vetrina.

Tuttavia cedo e mi lascio aiutare dalla commessa, una ragazza con una tigre tatuata sul bicipite, a sistemare tutte le cinghie. Quando sono pronta, incrocio i suoi occhi azzurri e domando: - Quanto sono ridicola? –

Mordicchia il labbro inferiore, tinto di un acceso borgogna, e scuote la testa con un sorriso.

- Per niente, stai alla grande. –

Detto da lei, che indossa dei pantaloni talmente attillati che sembrano esserle stati dipinti addosso, non so se sia propriamente un complimento; comunque esco, esponendomi allo sguardo attento di Mia.

- Wow –, decreta, - non avrei mai detto che la pelle facesse per te. Davvero molto Intrepida. –

Come a voler confermare le sue parole, un gruppetto di iniziati interni sceglie proprio quel momento per passare lì davanti; il più alto del gruppo, il tipo coperto di tatuaggi che ho visto parlare con Eric a colazione, batte contro la vetrina.

- Un vero schianto – decreta, aprendosi in un sorrisone sfrontato, mentre i suoi amici annuiscono convinti in modo eclatante.

Se prima ero in imbarazzo ora sono certa di essere andata completamente a fuoco.

Like fire and gunpowderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora