La stanza ha le pareti bianche e il ragazzo che mi ha accolta mi sorride con fare amichevole mentre prepara il bicchierino contenente il siero. Indossa i colori dei Pacifici e c'è un che di calmo in lui che dovrebbe rilassarmi, ma che per qualche strano motivo contribuisce ad aumentare la mia ansia. Non ho mai nutrito particolare simpatia per la loro Fazione, si comportano tutti come se la vita andasse sempre alla grande e non avessero un pensiero al mondo; ma io so che non è così, la vita fa schifo per la maggior parte del tempo e le decisioni che ci mette davanti non sono mai facili. L'ho imparato quando avevo cinque anni e i miei genitori sono morti, lasciandomi con nessun altro parete in vita all'interno della Fazione; sono finita in una famiglia affidataria e ho imparato che neppure tra i Candidi la verità vince sempre. Se così fosse la mia famiglia affidataria sarebbe stata cacciata via tanto tempo fa, o perlomeno non le avrebbero affidato me, ma a quanto pare le apparenze contano più di ogni altra cosa.
- Rilassati, durerà poco e sarà del tutto innocuo –, mi sorride per l'ennesima volta, - E adesso bevilo tutto. –
Afferro il bicchiere, studiando il liquido contenuto all'interno.
Lo porto alla bocca e provo ad annusarlo in modo discreto.
È incolore e assolutamente inodore.
Potrebbe essere qualsiasi cosa, penso portandolo alle labbra e vuotandolo tutto d'un fiato, ma in quel momento rappresenta il mio biglietto d'uscita dalla Fazione.
Sento le palpebre farsi sempre più pesanti, rendendomi impossibile continuare a tenere gli occhi aperti, e in men che non si dica scivolo in uno stato d'incoscienza che ricorda il mondo dei sogni.
Quando riapro gli occhi mi ritrovo in una stanza identica a quella che ho lasciato poco fa, ma sono sola e decine di specchi rimandano il mio riflesso. Sembra di essere in uno di quei labirinti che mi piacevano tanto da bambina, così mi avvicino alla superficie e ammiro il modo in cui ogni mio movimento viene riprodotto centinaia di volte. Mentre sorrido alle centinaia di me che mi fissano, venendo interrotta da una voce fuori campo.
- Scegli. –
Mi volto, corrugando la fronte, e dove poco fa c'era la poltrona su cui ero seduta ora fanno mostra di sé due ripiani. Sul primo c'è una bistecca cruda, sul secondo un pugnale. Rifletto rapidamente su quale possa essere la situazione che mi porterebbe a dover usare uno dei due, ma non riesco a immaginare cosa possa mostrarmi il siero. Così vado sul sicuro e afferro il coltello. Stringo le dita sull'impugnatura e un attimo dopo i ripiani scompaiono lasciando il posto a un cane ringhiante. L'animale avanza verso di me e so che potrei usare facilmente il pugnale e sbarazzarmene, ma l'idea di fare del male a un cane mi risulta insopportabile. Così ripenso a quello che ho appreso su di loro. So che prendono il contatto visivo come una sfida, un possibile invito ad attaccare. Abbasso lo sguardo, chinando appena le ginocchia e portandomi alla sua altezza. Lo sento avvicinarsi, annusarmi lentamente mentre ringhia tra i denti, ma alla fine si allontana e si accuccia in un angolo. Lo scenario muta di nuovo e il cane lascia il posto a un bambino. È piccolo e piange disperato mentre le fiamme divampano attorno a lui. Se non agisco subito verrà bruciato vivo, una delle morti peggiori che riesco ad immaginare, e la voce straziata di una donna mi esorta a fare qualcosa. È la mamma del bambino, piange disperata, e m'implora di salvarlo.
C'è un vecchio pezzo di tela a pochi passi da me e un grosso secchio d'acqua. Lo afferro, bagnandolo e avvolgendomelo attorno. Poi scatto in avanti, cercando di passare dove le fiamme sono più basse; sto quasi per afferrare il bambino quando lo scenario muta per l'ennesima volta.
Sono su un autobus, un uomo mi tende la foto.
Non riesco a mettere a fuoco con esattezza il suo volto, ma una parte di me sa di conoscerlo.
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Like fire and gunpowder
FanfictionEric Coulter, l'Erudito freddo e calcolatore che ha stupito tutti con il suo trasferimento tra gli Intrepidi. Tobias Eaton, l'Abnegante per eccellenza che sogna di essere finalmente libero. Isabelle Banks, la Candida dalla lingua lunga decisa a m...