XXVII (POV Izzy/Eric)

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Quando arrivammo in mensa, presi posto sulla sedia che Mia e Fiamma mi avevano lasciato libera.

- Vedere, vedere – pretese, smaniosa, Fiamma.

Sollevai la maglietta, mostrandole la pelle arrossata e il complicato intreccio tribale che copriva quasi tutta la parte bassa del fianco e una buona porzione dell'anca destra.

- Lo adoro -, assicurò, - ma avresti anche potuto dirci che andavi da Tori. -

- Già -, le diede man forte Mia, - ti avremmo accompagnata. -

Sorrisi, allungandomi quanto bastava per afferrare la brocca d'acqua e versandomene un bicchiere. Ne presi un paio di sorsi, prima di confessare.

- In realtà mi ha accompagnato Eric. -

Avrei potuto annunciare di aver comprato un coccodrillo domestico e non ne sarebbero certo rimaste più sorprese di come mi stavano guardando in quel momento.

La prima a riprendersi fu Fiamma, che tamburellò con finta disinvoltura contro il tavolo in acciaio.

- Carina l'idea del tatuaggio. Non è un appuntamento romantico, ma nessuno sano di mente può aspettarsi che Eric lo sia. –

Arrossii, scuotendo la testa con vigore.

- Non era un appuntamento, mi ha solo accompagnata. –

- Eravate solo voi due, no? A casa mia questo si chiama appuntamento - insistè, dando di gomito a Mia e finendo con il coinvolgere nella discussione anche Lauren.

Di questo passo nel giro di un paio di minuti l'intera tavolata sarebbe stata messa a parte della conversazione.

Ah, gli Intrepidi e la loro intrinseca mancanza di riservatezza.

- Voi che ne pensate, stanno bene insieme? –

Lauren si accigliò, perplessa, - Lei e chi? –

- Lei ed Eric, naturalmente – esclamò, indignata per il fatto che l'amica fosse provvista di un così poco spirito d'osservazione.

Le pestai il piede con vigore, sibilando: - Perché non lo urli un po' più forte? Sai, credo che ci sia qualcuno che non ha sentito bene. –

Gli occhi nocciola di Mia brillarono divertiti mentre schioccava le dita con aria soddisfatta.

- Ah, ah! Lo sapevo, Fiamma ha ragione, lui ti piaceeeee – canticchiò.

Quattro e Zeke, seduti accanto a noi, si voltarono dando segno di aver captato l'argomento e di esserne a dir poco sconcertati.

L'espressione di Quattro, a metà strada tra lo sconcerto e la preoccupazione, era talmente comica che non potei fare a meno di trattenere una risata.

- Ti prego, dimmi che questo è solo uno dei tanti deliri di voi ragazze. A te non può piacere Eric. –

Zeke annuì.

- Certo che non può piacerle, non quando potrebbe avere uno come me. –

Ammiccò, facendo scoppiare a ridere tutto il gruppo.

In condizioni normali non apprezzavo particolarmente la sua compagnia, ma dovevo riconoscere che era stato a dir poco provvidenziale. La sua ironia era l'arma migliore per sdrammatizzare quel momento imbarazzante.

Zeke era riuscito a distogliere l'attenzione dall'argomento principale della serata e aveva ricominciato con i suoi modi da giullare di corte, coinvolgendo le ragazze in una sorta di battibecco su chissà cosa.

Like fire and gunpowderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora