XXIV (POV Eric)

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Vi chiedo scusa un milione di volte, il ritardo nell'aggiornare è veramente imperdonabile, ma questo periodo d'inizio ripresa di una vita un po' più libera dopo la quarantena è stato a dir poco frenetico e non ho avuto il tempo materiale di mettermi al pc e scrivere. Ho preferito quindi aspettare un attimo di calma piuttosto che scrivere in fretta e furia qualcosa di cui non ero convinta del tutto.

Ho notato che i numeri delle letture di questa storia sono cresciuti vertiginosamente nell'ultimo periodo e di questo vi sono profondamente grata. Mi riempie d'orgoglio sapere di essere riuscita ad appassionarvi tanto e non mi stancherò mai di ripeterlo: siete dei lettori fantastici!

Prometto che non si verificheranno altri ritardi del genere in futuro e grazie a tutti/e per la pazienza!




Avevo appena chiuso gli occhi ed ero prossimo al precipitare in un sonno ristoratore quando il rumore metallico di qualcosa che sbatteva mi strappò all'abbraccio di Morfeo e mi riportò alla realtà.

Mi misi seduto sulla brandina, socchiudendo gli occhi per cercare di capire cosa stesse succedendo, e intravidi un paio di luci al led in lontananza.

Sentii il mio corpo reagire all'evento imprevisto, improvvisamente vigile, ogni senso all'erta.

Anche il resto dei miei compagni d'iniziazione si stavano svegliando, bofonchiando o imprecando controvoglia.

- Smettetela di suonare i tamburi in piena notte – bofonchiò la voce assonnata di Mia, provocando le risate di qualcuno che non riuscii a identificare.

- Chi mai dovrebbe mettersi a suonare dei tamburi? -, chiese il Rigido soffocando uno sbadiglio, - E soprattutto perché? –

Magnifico, adesso ci si metteva anche lui a incoraggiare quella specie di delirio post risveglio notturno. Mi passai una mano sul viso, deciso a mantenere la calma e non sbraitargli contro.

La mia buona volontà durò appena una manciata di secondi, poi non ressi oltre.

- Nessuno sta suonando i maledetti tamburi – sbottai alla fine, mentre le luci della camerata venivano accese.

Rivelarono la presenza di Richard e Amar, in piedi sulla soglia, che ci osservavano con aria impaziente. Tenevano in mano una latta di metallo che, realizzai, doveva essere stata sbattuta contro le grate e aveva prodotto il suono infernale che ci aveva tirato giù dalla branda.

- Tutti in piedi -, tuonò il Capofazione, - avete cinque minuti per svegliarvi e indossare la tenuta. Vi aspettiamo al treno, si va fuori per un'esercitazione notturna. –

Prima ancora che uno qualsiasi di noi abbia il tempo di metabolizzare l'informazione e di fare domande a riguardo sia lui che Amar spariscono, diretti immagino al treno, e ci lasciano con la mente affollata di dubbi e domande inespresse.

Mi rivesto in fretta e rallento appena per dare modo a Izzy e Mia di affiancarmi mentre usciamo dalla camerata e ci dirigiamo verso l'esterno.

In lontananza si sente il rumore di passi che accelerano sempre di più e poi cominciano a correre. Ci scambio una rapida occhiata d'intesa e poi li imitiamo. Oltrepassiamo il Pozzo, dove ci sono ancora una manciata d'Intrepidi nottambuli che ci guardano con espressione divertita, e poi saliamo la rampa di scale che conduce all'esterno.

La luna illumina i binari del treno e mette in mostra le sagome alte e definite del nostro Capofazione, gli istruttori che gli sono accanto, e qualche iniziato interno che è già arrivato sul posto. Ci sono anche altri membri effettivi che non conosco, constato.

Like fire and gunpowderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora