XXI (POV Isabelle)

425 30 3
                                    


Le labbra di Jax si posano sulle mie prima ancora che abbia modo di realizzare ciò che sta succedendo. Rimango frastornata per qualche istante, prima di allontanarmi da lui quanto basta per intrufolare una mano tra i nostri corpi e spingerlo indietro.

Un attimo prima stavamo ridendo e scherzando, parlando per cominciare a conoscerci almeno un po', e un attimo dopo me lo sono ritrovato addosso come una sorta di piovra umana.

Non esattamente il tipo di uscita che avevo in mente quando avevo accettato di passare la giornata con lui per fare quattro chiacchiere. Almeno che da quelle parti ciò non fosse un velato accenno al farsi sbattere contro un muro e farsi ficcare la lingua in gola, non riuscivo infatti a comprendere come una semplice conversazione gli avesse dato modo di pensare che io potessi starci.

Comunque mi asseconda, allontanandosi da me quanto basta per tornare a rispettare il concetto di spazio personale altrui, e mi guarda come se avesse appena preso una botta in testa. Non è un'espressione particolarmente intelligente, in effetti, ma la domanda che gli esce fuori dissipa ogni dubbio: mi trovo davvero davanti al prototipo di maschio con più testosterone che cervello.

- Non ti va? –

Le mie sopracciglia devono essere scattate all'insù fin quasi ad arrivare all'attaccatura dei capelli, tanto mi sono accigliata.

- Però, sei un fulmine. Cosa te l'ha fatto capire, forse il fatto che ti ho spinto via? –

Non sembra minimamente imbarazzato come sarei io, al posto suo, se avessi imposto un bacio a una persona che non è minimamente interessata a me in senso fisico; immagino sia perché tra gli Intrepidi quegli approcci schietti sono considerati la normalità.

- Pensavo di sì -, replica schiettamente, - ma se non ti va non è certo un problema. –

E ci mancherebbe anche, penso prossima al tirargli un pugno dritto sul naso.

Sembra quasi che la colpa sia mia in tutta questa storia.

Magari quella strana sono davvero io, che mi faccio certi scrupoli, ai loro occhi.

- Solo che pensavo che, visto che ieri sera abbiamo ballato, ti andasse di... -

- Di? –

La mia domanda glaciale sembra fargli suonare un campanello d'allarme, perché saggiamente decide di lasciar perdere e far cadere il discorso una volta per tutte.

- Nulla. Mi sono ricordato che devo andare a parlare con il comandante dell'unità, ci si vede in giro – mi liquida alla fine, allontanandosi verso l'esterno del Pozzo prima ancora che abbia modo di aprire bocca.

Sospiro, sollevata dall'idea che quell'idiota si sia finalmente tolto dai piedi e che io possa fare qualcosa di più interessante che cercare di districarmi dai suoi tentacoli per tutta la giornata.

M'incammino lungo il corridoio, vagando senza meta in giro per la Residenza.

Fiamma è con il suo spasimante, e non voglio nemmeno provare a pensare a cosa diavolo stiano combinando in questo preciso istante, mentre Mia è con Richard e non ho certo intenzione di fare loro da terzo incomodo.

Non so dove siano Quinn ed Eric, ma immagino che continuando a vagare prima o poi finirò con l'incontrarli.

Mi rendo conto che non è un gran piano quando, dopo mezz'ora e due giri del piano della Residenza riservato agli iniziati, non li ho ancora incontrati. In compenso, però, sono arrivata in prossimità dell'ingresso della palestra.

Faccio capolino all'interno, attirata da un rumore sordo.

Fino a due settimane fa non avrei saputo dire cosa fosse a produrlo, ma ormai il mio orecchio è ben allenato e riesce a distinguerlo facilmente: sono colpi che impattano contro il sacco da boxe.

Like fire and gunpowderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora