XIV (POV Eric)

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Izzy è veloce.

Sapevo che lo era anche prima della nostra sessione d'allenamento, ma questa notte ne ho avuto la conferma. È rapida, abile nel fintare, e ha una buona elasticità di gambe. Ovviamente questo non sopperisce minimamente al fatto che sia molto più minuta di ognuno dei ragazzi presenti, né che abbia meno forza di loro, ma se sfrutta le sue doti personali potrebbe riuscire a mettere al tappeto Jordan e scalare la classifica. Potrebbe persino arrivare a metà se riuscisse a essere sufficientemente impressionante, considero mentre ripongo le protezioni e il sacco in un angolo.

Quando ho finito mi volto verso di lei, che ruota le spalle con espressione sofferente e si massaggia le articolazioni.

Non ci sono andato leggero con lei, ma se vuole recuperare più in fretta possibile e migliorare allora non possiamo lasciare spazio a favoritismi o maniere gentili e delicate. Deve portare il suo fisico fino al punto di rottura, superarlo e farne il suo punto di forza. E c'è da dire che non ha protestato nemmeno una volta, lasciandosi sfuggire solo qualche gemito strozzato di tanto in tanto.

Non è una tipa lagnosa come la maggior parte delle ragazze che ho conosciuto nel corso dei miei sedici anni di vita. Ha carattere, resistenza, e sembrano esserci davvero pochissime cose in grado di farle davvero paura.

Proprio per questo mi domando cosa diamine possa averle fatto passare Jordan per spingerla a temerlo e odiarlo fino a quel punto. Una parte di me è curiosa, vorrebbe chiedere, ma l'altra sa benissimo che non sono affari suoi e che deve tenere la boccaccia chiusa. Se e quando vorrà parlarne potrà farlo, ma fino a quel momento non la incalzerò. Io per primo so cosa si prova a voler tenere nascosti certi aspetti della propria vita passata, cose che non si voglio ricordare e di cui non si parlerebbe a nessuno per tutto l'oro del mondo.

Mentre spengo la luce della palestra e ci incamminiamo lungo il corridoio, Izzy storce appena la testa verso di me e inarca un sopracciglio.

- Allora, quanto ho fatto schifo? – chiede schiettamente.

Un'altra caratteristica che apprezzo di lei è proprio questa, non ha peli sulla lingua e non gira intorno a quello che pensa o vuole sapere. Ed è obiettiva, non teme le critiche, un altro punto a favore.

Scuoto il capo, domandandomi incredulo da quando ho cominciato a tessere classifiche di qualità sulle persone che mi circondano.

- Sorprendentemente non quanto mi sarei aspettato. –

Sorride sghemba.

- Attento, Coulter, perché questo suona pericolosamente vicino a un complimento. –

Le sorrido a mia volta: - Non preoccuparti, Banks, ci vorrà ancora molto prima che io ti faccia un vero complimento. –

- Non che mi aspettassi nulla di meno. –

Non c'è nulla da fare, penso scuotendo il capo e sorridendo di nuovo, mi rimbecca sempre e non si fa mai cogliere impreparata davanti ai miei commenti.

Ed è anche capace di farmi sorridere, mi sorprendo a notare.

Sorridere sul serio, intendo, qualcosa che fino a quel momento è riuscito a fare solo Quinn e appena in una manciata di occasioni; tutt'altra storia che con lei, che per qualche misteriosa ragione mi coinvolge sempre in duelli verbali che mi divertono.

Continuiamo a percorrere il corridoio in silenzio, finchè non imbocchiamo la porta d'ingresso della camerata. È allora che notiamo un movimento poco distante da noi. A quanto pare non siamo stati gli unici a fare le ore piccole, considero mentre osservo il Rigido sfilarsi gli stivali da combattimento e stendersi sulla sua brandina. Incrocio appena il suo sguardo mentre lo oltrepassiamo e ci prepariamo per dormire almeno un paio d'ore prima dell'inizio della giornata delle visite. È incuriosito, lo si capisce da come fa saettare gli occhi da me a Izzy, ma non apre bocca e saggiamente continua a cercare di prendere sonno.

Like fire and gunpowderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora