Separazioni

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Marco era furioso prese il suo zaino quasi vuoto sbatté la porta e uscì di casa. La sera prima aveva scoperto che i suoi stavano divorziando e che il padre aveva in pratica un'altra famiglia da cinque anni. Era incazzato con suo padre, avrebbe voluto prenderlo a pugni fino a placare la sua rabbia, era incazzato con se stesso per non averlo capito prima, ma era ancora più incazzato con sua madre che era stata con quell'uomo sapendo tutto. Quanto poteva essere inutile, patetico e cieco l'amore?
A me non succederà mai, continuava a ripetersi nella testa, mentre la rabbia iniziava a fare posto anche ad un enorme tristezza.
In quello stato d'animo pensare di sorbirsi sei ore di lezione era impensabile, così decise di vagare senza meta sarebbe arrivato ovunque i suoi piedi l'avessero portato.
Camminò e camminò ma nonostante fosse quasi primavera faceva freddo e aveva iniziato a perdere sensibilità alle mani così decise di rintanarsi in un bar e bere qualcosa di caldo.
Entrò ordino una cioccolata calda al bancone e si sedette in un angolo alla fine della sala. Poco dopo il cameriere si avvicinò e appoggiò sul tavolino in legno bianco la tazza fumante. Marco la prese con entrambe le mani cercando di assorbire quel calore e fisso a lungo quel liquido marrone semidenso.
"Ehy vichingo!!" Una voce stridula lo risvegliò. Alzò lo sguardo e vide Mirko in tutti i suoi colori.
"Senti, non è aria, smamma!"
Ma queste parole a quanto pare non destarono Mirko che si sedette di fronte a lui con un frappè alla fragola in mano.
"Tutto bene?" Chiese succhiando il frappè dalla cannuccia.
"Non sono cazzi tuoi, e comunque voglio restare solo, quindi potresti andartene finché ancora lo chiedo gentilmente?"
" Sai, anche quello che oggi ti fa stare male, se non e domani e forse neanche dopo domani ma prima o poi passerà" disse continuando a bere il frappè alla fragola.
"Cazzo, come sei banale".
"Può darsi, ma se una frase è banale non vuol dire che non sia vera" disse Mirko sorridendo.
" E quanto tempo ci vorrà secondo te?" Chiese Marco tornando a fissare la cioccolata.
"Ci vorrà il tempo che serve, se è qualcosa che in qualche modo puoi cambiare cambiala, ma se sfugge al tuo controllo accettala e vai avanti". Marco accennò un sorriso quelle parole così vere dette da quel tipo strano gli sembrarono fossero ancora più profonde.
"E poi se una cosa è dura non  per forza è un male" disse Mirko facendo l'occhiolino al biondo.
"Quanto sei finocchio"
Entrambi sorrisero poi Mirko avendo finito di bere si ripasso il gloss sulle labbra mentre Marco lo guardava stranito.
"Ma per che cazzo ti conci così se poi sai che quando vai in giro la gente ti insulta?"
"Perché io sono così, se a qualcuno da fastidio è un problema suo non mio"
"A me sembra solo una maschera"
"Tutti ne indossiamo una solo che la mia è favolosa"
Marco sorrise chiedendosi chi fosse davvero quel ragazzo sotto tutto quel trucco.
"Vieni andiamo in sala giochi, allentiamo un po' di tensione" disse Mirko mettendosi in piedi e iniziando a dirigersi fuori.
Marco lo seguì si fermò alla cassa pagò la cioccolata e il frappè e raggiunse Mirko che stava fumando una sigaretta all'esterno. Prese il pacchetto di sigarette dallo zaino e se ne accese una anche lui, fumarono entrambi in silenzio poi Mirko gettò il mozzicone e iniziò a camminare. Marco lo seguì osservandolo da dietro trovava il suo modo di camminare comico,ma poi pensò che se fosse stata una ragazza a camminare in quel modo sarebbe stata davvero sensuale.

La Luna D'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora