Centauri

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Luca uscì da quel bar confuso, Sara era carina, dolce, il tipo ideale di Simone, questa era semplicemente la dimostrazione che tutte le paranoie che si era fatto non avevano alcun senso, Simone era semplicemente ubriaco e non capiva quello che faceva, nessun arcano mistero nascosto dietro, nessun sentimento irrisolto o confuso. Si sentì debole nel corpo e nella mente, bastava così poco,un bacio e una struscistina, per vedere quello che non cera, per sentire sentimenti che non c'erano mai stati, per rischiare di buttare all'aria l'unica vera amicizia che avesse mai avuto? Basta, non poteva continuare a rimuginarci sopra, il loro rapporto era e sarebbe stato sempre lo stesso, cosi decise di uscire e provare a divertirsi e l'unica persona che riusciva a fargli uscire quel lato nascosto di sé era Mirko , così dopo una telefonata prese l'autobus e si ritrovò davanti ad un pub di periferia.
Dall'esterno al primo sguardo sembrava un tipo ritrovo per centauri, considerando la quantità imprecisata di moto parcheggiate, fece un respiro profondo e continuò cone un mantra, a ripetersi mentalmente che era arrivato il momento di cambiare, finalmente di provare a vivere.
Arrivato all'interno, fu invaso da odori e rumori di ogni sorta, poi sentì la voce inconfondibile di Mirko che lo chiamava da lontano, guardò in direzione della voce e lo vide, un confetto di ogni gradazione di rosa, vicino ad un tavolo da biliardo, in mezzo a dei ragazzi che rappresentavano perfettamente il luogo comune dei centauri, vestiti di pelle e tanti tatuaggi. Mirko era sempre una sorpresa nonostante fosse un tipo eccentrico, ovunque e con chiunque si trovasse lui era a suo agio, la sua filosofia di vita era semplice, sarebbe stato se stesso sempre e comunque e a chi non andava bene, cazzi suoi, non si sarebbe fatto condizionare dal giudizio o dalla ristrettezza mentale di qualcuno
Mirko gli corse in contro e lo abraccio, Luca rispose all'abraccio guardandosi un po in torno.
"Che cazzo ci fai in un posto del genere?"
"Tesoro qui dentro c'è un doppio concentrato di testosterone, non lo senti? E poi mi hanno invitato, e non potevo rifiutare l'occasione di far vedere a questi fusti come una checca riesca a stracciarli a biliardo" disse ammiccando.
Mirko lo prese per mano e lo trascinò al tavolo da biliardo.
"Ragazzi lui è Luca, Luca i ragazzi" esordì attirando l'attenzione di tutti.
Luca arrossi prepotentemente salutò a sguardo basso, senza guardare il viso di nessuno, in quel momento avrebbe voluto tanto che ai suoi piedi si aprisse una voragine che lo risucchiasse.
"Scusa non ricordo i loro nomi" gli sussurrò ad un orecchio.
"Ecco c'è anche questo tipo qua, ma questo già lo conosci" disse indicando con entrambe le mani un ragazzo seduto ad un tavolo intento a bere una birra. Luca alzò lo sguardo verso Mirko e lo vide, Marco, una t-shirt nera e dei pantaloni di pelle dello stesso colore, i suoi capelli biondi e l'azzurro dei suoi occhi risultavano ancora di più, per un attimo in quegli occhi ci si perse e senti cone un buco alla bocca dello stomaco.
Marco lo salutò con un cenno della testa e lui rispose con lo stesso cenno. Cercò di non pensare a quella sera, di non immagginarselo davanti a se solo con i boxer, di non sentire la sua lingua, ma sopratutto di non pensare al suo profumo. Divenne ancora più paonazzo.
"Tesoro tutto bene?" Chiese Mirko avvicinandosi.
"Si si, lo sai che conoscere gente nuova non è il mio forte, quindi è stato Marco ad invitarti?" Il ragazzo annuì.
"E da quando siete così amici?"
"Amici è un parolone, ma non è male e poi anche se in maniera diversa è come me, vive al di fuori delle righe"
"Ma ora vieni sediamoci e beviamoci una birra" disse Mirko avvicinandosi al tavolo.
Dopo una birra Luca senti un po meno la pressione, tutti ridevano, bevevano, come al solito Mirko era il centro della festa, ogni tanto gli cadeva l'occhio su Marco che in silenzio continuava a sorseggiare la sua bevanda, avvolte era come se si sentisse i suo occhi a dosso, ma probabilmente era solo una sua impressione. Alla seconda birra la testa iniziò leggermente a girargli, tutti erano andati al tavolo da biliardo e lui era rimasto solo con i suoi pensieri.
Come preso da un raptus si alzò in piedi e puntò in direzione di Marco.
"Viglio una sigaretta usciamo" gli disse in tono di ordine, cominciando a farsi strada tra la gente ed uscire fuori dal locale.
Arrivato all'esterno l'aria gelida lo investi prepotentemente, senti dietro di sé una presenza e l'odore di agrumi, senza dire nulla si incamminò verso un parcheggio non lontano dal pub, per un attimo pensò di essere solo ma poi sentì i passi dietro di sé.
Arrivati al parcheggio si voltò e lo guardo dritto nei suoi immensi occhi azzurri.
"Tieni" disse Marco allungandogli una sigaretta.
"Sai benissimo che non fumo"
"Lo so, allora cosa vuoi?" Chiese accedendo la sigaretta.
"Tu cosa vuoi?"
"Sei stato tu a portarmi qui fuori, io non voglio proprio un cazzo? Urlò Marco buttando la sigaretta quasi intera a terra.
Luca non rispose si limitò a fare quslche piccolo passo sul posto.
"Perché quella notte sei scappato?"
"Perché io non sono gay Luca "
"Non ti ho chiesto cosa sei, e a dirla tutta non mi interessa, ti ho chiesto cosa vuoi?" Chiese Luca in un sussurro.
Silenzio, nessuno dei due parlò più, si sentiva solo il suono ovattato della musica in lontananza.
Marco in uno scatto avvicinò il viso a quello di Luca, "ti voglio" gli soffiò sulle labbra.
Luca si avvicinò ancora di più sentiva l'odore forte della sigaretta, mose il labbro inferiore del biondo, poi ci passo la lingua sopra, in un attimo i loro corpi erano stretti l'uno a l'altro, le labbra una sull'altra, le loro lingue si rincorrevano, fermavano quella danza solo per pochi secondi in modo da recuperare un po di ossigeno, entrambi riuscivano a sentire l'erezione dell'altro, Marco afferrò le natiche di Luca con entrambe le mani e spinse le loro erezioni a scontrarsi ancora di più, Luca gemette nella bocca del biondo.
Erano in un parcheggio appoggiati alla macchina di uno sconosciuto, qualcuno avrebbe potuto vederli in qualsiasi momento, ma a Luca non interessava, quelle mani, quell'odore, quella lingua, lo facevano sentire come se finalmente fosse stato libero.

La Luna D'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora