Capitolo 24

72 4 0
                                    

Osservavo la lettera senza aver coraggio di leggerla. Faceva freddo, si sentiva da fuori il rumore della pioggia battere contro le finestre buie. Il vento sembrava urlare per farsi notare, ed io, ero in piedi come se fossi uno dei mobili della casa.

Fermo. Immobile.

La mente vuota, inesistente.

Gli occhi fermi, anche loro immobili.

Elias dietro di me, immobile anche lui come tutto il resto.

Facevamo parte di un quadro distruttivo e silenzioso allo stesso tempo.

Provai a leggerla.

So che il primo posto che controllerai sarà qui, Fil. Vorrai rivedermi, riparlarmi. Vorresti tornare da me e chiedermi di crederti, di perdonarti. Mi chiederesti di dare la colpa ad Elias, ma forse la verità è un'altra. Forse sei solo pazzo, e io sono, per l'ennesima volta, illusa. Forse è colpa mia, a non essermene accorta prima.
Tu mi hai mentito, hai ucciso quelle tre persone, tutti lo credevano. Ti inseguivano come se tu fossi un diavolo, un mostro.
Ho sbagliato a crederti, mi dispiace.
Me ne andrò, sono già partita. Non ti dirò dove, ma a questo punto sarà già troppo tardi, e non mi troverai più. Questa è la mia scelta.
Non posso creare qualcosa con un uomo che nemmeno sa chi è.
Ti auguro buona fortuna.
Lucia

Silenzio.

L'occhio era rimasto fermo sullo spazio bianco sotto il suo nome. Non mi ero nemmeno mosso, non avevo fiatato. Avevo assimilato e pesato ogni singola di quella lettera, morendo ad ognuna di esse.

Spade, lancie, tremila addosso al cuore.

Questa, era la fine, la semplice e reale fine.

Quella senza ma e senza nè, quella che elimina ogni speranza.

Rimasi lì per minuti, ore, forse.

Ed Elias con me.

Silenzio.

Io ero pazzo. Non sapevo nemmeno chi ero.

Era davvero così? Chi ero io? Elias? Fil?

O qualcosa di indefinito?

Lei aveva ragione o no? Ero stato davvero io ad uccidere?

Il vento e la pioggia non avevano smesso di interferire col silenzio, ma senza intaccarlo.

Tutto tendeva a creare un luogo fuori dal tempo, fuori dalla speranza.

Non sapevo cosa fare, se guardare al cielo, o rassegnarmi in terra.

L'avevo persa, niente di più, niente di meno.

Forse però c'era ancora possibilità di rivederla. Non era passato molto tempo, forse potevo ancora farcela!

Devo raggiiungerla, devo andare al porto!

Mi girai di scatto, corsi come non mai verso la porta della casa, ormai mezza fradicia.

Non mi curai più di Elias, volevo solo riuscire a vederla, magari per mettere tutto a posto. Avrei zittito Elias, avrei posto fine a tutto questo, e finalmente avrei potuto esser me stesso, senza nessun intralcio.

Elias stava zitto, forse era dietro di me, forse no.

Mi perdevo tra la pioggia, ma non ero io a correre.

La speranza era l'unica cosa rimastami.

Stavo andando verso il porto, quello da cui arrivavano centinaia di persone, e da cui ne partivano altrettante. E forse, una di quelle barche, navi, era quella su cui Lucia era partita.

Pensavo che ci sarei riuscito, che sarei riuscito a prenderla, a riconquistarla.

Pensavo di essere in un film, in cui alla fine Lui riesce a far capire alla sua Lei che non deve andarsene. Ci speravo davvero, per quello correvo.

Ero il vento, ero la pioggia.

In pochissimo tempo mi ritrovai lì. Con quella pioggerella stupida che era peggiorata negli ultimi momenti.

Il porto era davanti a me.

Una nave in lontananza, si vedeva all'orizzonte. Probabilmente era quella su qui lei si era imbarcata. Grande, sbiadita dalla pioggia, si ergeva su un mare di acqua infinito, ma allo stesso tempo sembrava un piccolo punto perso nell'oceano stesso.

Non c'erano altre navi intorno, nè tanto meno in avvicinamento. Ormai, sentivo la speranza fluirmi via veloce e inesorabile, per lasciare spazio a quel veleno che rode lo stomaco e la mente. Rimanevo immabile in piedi davanti a quel mero spettacolo che mi trovavo negli occhi. Mi toccavo le mani, per sentire se esistevo ancora, freddo e gelato come quasi la morte. Tenevo gli occhi aperti e guardavo nel profondo nero del buio, senza ormai più vedere niente. Allungai una mano verso l'orizzonte, ma tutto ciò che riuscii a catturare, a fermare, fu altra, e altra pioggia ancora.

Lasciai andare le braccia sui fianchi, rassegnato.

Lei se n'era andata via. Se non era a casa, era ovvio che già aveva lasciato l'isola, non c'è altra spiegazione.

-È finita.

Disse Elias.

-È... Finita...?

L'uomo Che Guardava Nei SogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora