La pioggia rimbombava nella mia testa ininterrottamente.
Vedevo la mia speranza allontanarsi poco per volta.
Poi più niente.
Gli occhi puntati sul vuoto non sapevano più dove aggrapparsi.
Anche Elias sembrava scomparso, perso.
Ma non me ne curavo comunque.
Mi voltai lasciando dietro di me ciò che non avrei mai voluto perdere di vista.
La zona era deserta. Nessuno intorno.
La pioggia aveva allontanato l'intero mondo da me.
Chissà che non l'avesse fatto apposta.
Il quadro perfetto per un uomo imperfetto in ogni sua parte.
Non gli rimaneva che tornare da dove era venuto, per rimettere tutto come era.
Guardando il cielo e accecandosi con le gocce di pioggia, aveva capito che era stato lui a fare quelle azioni che tanto odiava.
Aveva capito che Lucia aveva ragione, lui non sapeva chi fosse. Non riusciva nemmeno a riconoscersi. Aveva provato a scacciare Elias, per diventare stabile, felice, ma tutte le volte lui era tornato. Ogni volta, nei momenti peggiori.
Forse non poteva liberarsene. Forse era davvero una parte integrante della sua vita. Forse era davvero Elias, ed Elias era Fil.
Uno non poteva vivere senza l'altro.
Intanto iniziai a camminare tra gli edifici morti e vuoti di quella cittadina piangente.
Mi guardavo attorno, tutto aveva una luce diversa ora.
Avevo la mente piena di foschia e nebbia, proprio come la pioggia, che mi impediva di vedere a qualche palmo dal naso: ormai quella sottile pioggerella era diventata una tempesta.
Non sapevo realmente cosa fare.
Cercavo una soluzione inutilmente. Pensavo alle Deverà, magari era andata lì. Ma credo fosse troppo ovvio. Poi, la devevo rispettare. Lei aveva fatto la sua scelta.
Ha scelto di non volermi vedere più.
Questa, era la risposta che mi davo ad ogni istante.
Mi stavo dirigendo verso la casa che una volta era stata di Lucia.
Avevo in mente una cosa da fare.
Lei disse che io non sapevo chi fossi?
Forse è vero, finché ci sarà Elias io non sarò mai me stesso. È di sicuro colpa sua.
Ormai avevo perso tutto, non avevo nemmeno un "me" reale su cui fare affidamento.
Cosa mi rimaneva? Esatto, proprio nulla.
Mi veniva voglia di piangere, di buttarmi per terra, con le ginocchia pinatate nel terreno.
Invece no, continuavo imperterrito nella mia camminata. Guardai in alto, e posai gli occhi sopra la casa.
Fil stava camminando a passo spedito, con Elias a seguirlo.
Si era fermato, rimirando quella casa che tanto lo aveva fatto sognare.
Ogni parte gli faceva un male incredibile, come se tutto il peso di quella costruzione fosse sulle sue spalle, spezzando la schiena. Elias semplicemente osservava, ogni tanto sospirava.
Fil aveva lo sguardo fisso perso nei ricordi, nella passata felicità, ma soprattutto, dentro al dolore che aveva nel cuore.
Decise di entrare, un'altra volta.
Chissà cosa voleva fare.
Fece un giro veloce di ogni stanza, ripercorse stralci di memoria senza più uno scopo, vivi ancora solo per fare male.
Ora la casa era scura e buia, ben diversa da come si ricordava.
Le finestre nere, senza luce.
Lo sguardo, dopo qualche minuto, cadde su quella lettera che lo aveva ucciso.
Era stropicciaticcia, con qualche macchia sopra, forse le lacrime di Fil.
Una luce ora c'era nella casa.
Una luce, piccola, fredda, era nata improvvisamente.-Cosa stai facendo Fil?
Fil non rispose.
La luce venuva dalle sue mani, la luce tramava lentamente nel buio.
Nasceva da un semplice fiammifero.
-Sei sicuro?
-Penso di sì.
-Come pensi Fil?
-Non darmi fastidio.
Aveva quel piccolo fiammifero in mano, e aveva l'intenzione di bruciare la lettera.
Con una fatica disumana, la prese in mano.
La osservo'.
Inizio' a piangere.
Perse di vista sia il fiammifero che il foglio.
Si disperava, in piedi, con le lacrime che riflettevano quel giallognolo fiamma nel buio.
Senza una mano a fermarle, solcavano il suo viso senza difficoltà.
-Forza. Fallo.
Fil si ricompose. Muto, avvicino' in un gesto solenne quella lettera avvelenata al fiammifero.
Da bianco stropicciato la carta stava diventando nero morte.
E quel nero conquistava sempre più spazio, fino ad eliminare tutto il bianco rimasto.
Le parole a forma di spada che riposavano sul foglio furono distrutte, piegate e uccise da quel nero.
Piano piano, senza esitazione.
Però non li cancellavano dalla testa di Fil. Questo era un problema.
Sperava che almeno quello lo avrebbe fatto star bene. Ma non fu così.
-Bene... E ora? Andiamocene, Fil. Forza.
Eppure, lui non si muoveva.
Osservava quella lettera scarlatta nella sua mano.
La lascio' cadere, senza pensarci troppo.
Elias, in quel momento, realizzo' cosa Fil stava facendo.
La lettera, prima di toccare terra, veleggio' lentamente nell'aria, per poi posarsi ai piedi di Fil, che era in piedi davanti a quella fiamma.-Fil?!
-...
-Fil?! Cosa stai facendo?
-...Elias provo' a smuoverlo, provo' a picchiarlo, e fargli del male.
Ma Fil era in un altro mondo, non se ne curava. Ed era invincibile. Aveva già scelto. Questa volta, era davvero una sua scelta.
Sua e unica.
Elias non riusciva nemmeno a toccarlo, non lo scalfiva.
Gli passava attraverso, come un fantasma.-Fil?! Vattene! Non puoi...
La fiammella sul foglio avvelenato inizio' ad espandersi sul pavimento in legno, e Fil era ancira lì, ancora a guardare il nulla.
Elias si piazzo' davanti a lui, gli prese le spalle, e cerco' di parlargli. Ma quest'ultimo non ascoltava.
Il fuoco aveva preso vita, non si sarebbe più fermanto.-FIL!
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L'uomo Che Guardava Nei Sogni
RomantiekRiuscivo a vedere i sogni altrui. Non riuscivo a vedere i miei.