Capitolo 15

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"Elias. Ridammi il controllo del mio corpo. Ora."

"Na"

In un attimo tutto si fece scuro, e caddi in un sonno profondo.

Dopo alcuni momenti mi risvegliai, facendo attenzione a qualsiasi cosa. Non sapevo da dove sarebbe... Ehi... Ma... Ero io, fuori dal sogno. Ero tornato nella vita reale... Ma... Non riuscivo...? Non riuscivo a controllare i miei movimenti? E nemmeno a parlare...!?

In un attimo le mie labbra iniziarono a muoversi da sole.

"Hai visto, Fil? Chi è adesso, il sottoposto? Vedrai tutto ciò che farò! Ed il bello, è che non potrai fare niente per fermarmi. Niente di niente."

Volevo dimenarmi, colpirmi da solo, ma niente. Tutto il mio corpo era sotto il suo controllo.

"Ora, Fil, saro' te, prendero' in prestito solo per un po' di tempo la tua identità. I'm so sorry, bro"

Infame... Io... Non è possibile...

"Per prima cosa, andremo a rifare visita alla tua bella amata, Fil. Ti piace l'idea di poterla riabbracciare...? Oh... È vero... Non puoi"

Rise di gusto, con i miei muscoli della faccia. I MIEI.

Si diresse verso la casa di Lucia. Che non era nemmeno così lontano dal luogo in cui eravamo. Non ci eravamo spostati molto, eravamo passati solo nella foresta, e in una città vicina, con la piazza in cui mi fece sognare Elias.

Fece la strada tutta di corsa, senza riposarsi un attimo. Però anche io mi sentivo stanco. Era come se corressi io.

"Che bello, mi sembra di essere un giovincello. Si corre troppo bene ahah" rise ancora.

Eravamo ormai a metà della foresta, e la casa di Lucia era già visibile da lontano. Rallento'.

Si mise apposto i MIEI capelli, e i MIEI vestiti. Voleva apparire carino.

Poi si mise a piangere. "Hai visto come sono bravo a controllare il tuo corpo... Fil?"

Quelle lacrime però erano mie. Non avevo idea di cosa Elias volesse fare. Avevo paura di vederla morta, per colpa della mia debolezza.

Poi Elias busso'. Cioè... Io bussai... Nel senso... Va be avete capito. Lui con la mia mano busso'.

Toc Toc.

"Lucia... Apri per favore... "

Sentii dei passi veloci che si dirigevano verso la porta della casa.

"Fil...? Sei... Proprio tu?"

"Si, apri... Dai"

Sentii un rumore provenire dalla serratura.

La porta si aprì pian piano. E il volto di Lucia si mostro' piano piano. Un accenno di lacrime si poteva notare nei suoi occhi, che erano lucidi.

"Fil...? " - Mi guardava spaesata. "Fil sei davvero... Tu?!"

"Si certo... Sono io... Posso abbracciarti?" chiese Elias.

Lucia stava per acconsentire, infatti allungo' le braccia verso il mio corpo. Ma poi le ritrasse subito, perché si rese conto di ciò che stava facendo.

"No!"

"Perché mai? Sono tornato... "

"Perché diavolo te ne sei andato? Come hai potuto? Ti pensavo diverso. Sai?"

"Mi dispiace... " Elias faceva incredibilmente bene la mia parte.

"No, mi dispiace un cazzo Fil."

Quelle parole furono forti e sicure allo stesso tempo. Accompagno' la frase con un movimento repentino della mano, che fece chiudere la porta, con un tonfo assurdo.

SBAM.

"Eh ma che...? "

Elias mise le mani sulla porta, e incomincio' a picchiarla con la destra, ripetutamente. Un po' come se stesse bussando con forza. Molta forza.

"Apri Lucia... Sono tornato per te!"

"No, io non mi faccio trattare come un oggetto, non ci sono sempre. Non ci sono per quelli che non hanno rispetto"

"Ma cosa stai dicend... "

"Smettila...! Pensavo davvero fossi diverso, magari avrebbe potuto nascere qualcosa di bello, ma non c'è più molto da fare adesso"

Sembrava che Elias ci fosse rimasto male, dietro a quella porta di legno. Aveva anche smesso di battere.

Lucia non sapeva nemmeno come fosse possibile che delle tali parole uscissero dalla sua voce. Infatti credeva di essere crudele, credeva di ferirmi, eppure voleva continuare, perché voleva rispetto, almeno una volta nella vita.

"Non ci devo essere solo io nei rapporti" - penso' lei. -  "Non posso farmi trattare così e darla vinta sempre. Non posso perdonare sempre io. È ora... Di essere più egoisti... "

Intanto Elias voleva parlare con me di nuovo.

"Fil, ma hai visto cosa mi tocca fare per colpa tua? Hai fatto una stupidaggine ad andartene da lei..."

Queste erano le parole di Elias. Sì, avete compreso bene. Elias stava dicendomi che avevo sbagliato ad andarmene.

"Chi mi ha spinto a farlo, eh, Elias?"

"Si ma se la amavi davvero dovevi fregartene"

Rimasi fulminato dalla semplicità di quelle parole. Pure un idiota come lui l'aveva capito. E io no. Bene... Una cosa in più da aggiungere alla lista delle stronzate, sia fatte, sia sentite.

Adesso che ci penso, Elias sembrava avesse detto quelle frasi perché forse aveva intravisto cosa significava esser nei miei panni? Sì, dare giudizzi a caso da fuori è sempre facile, ma adesso Teoricamente, era nei miei panni, lui era me.

"Comunque Elias, cosa hai intenzione di fare...? "

"Lo vedremo"

L'uomo Che Guardava Nei SogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora