Capitolo 6

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"Ehi... Ho detto qualcosa di sbagliato?"

Mi dispiaceva davvero tanto vederla così... Era passata da quel bel sorriso a una tristezza immensa. Avrei potuto guardare cosa aveva, cosa affliggeva quei sogni, perché le facessero così male. Ma no... Volevo trattarla come una persona speciale, con lei non avrei usato trucchi o cose così.

"Se è così mi scuso, non importa"

Lucia mi guardò semplicemente, come per chiedermi di non dire altro.

"Ehi senti scusami... Ma non fare così... Dai... "

Finalmente, poi parlò.

"Hai ragione, perdonami... Mi sono lasciata prendere la mano un po' troppo dai pensieri"

Poi tornò a sorridere, inclinando leggermente la testa. Però nel suo sorriso c'era qualcosa di diverso, questa volta. Era... Forzato...

Poi tornò silenziosa.

"Buona... La pizza eh? "

Ero un po' in imbarazzo, non sapevo cosa diavolo dire.

"Hanno usato una buona pasta... Vero...? "

"Già, hai ragione, mi piace anche la mozzarella"

Fiu... Aveva detto qualcosina di più.

Continuammo la serata senza grossi discorsi, ma comunque lei tornò quasi normale.

Finito di mangiare, decidemmo di farci un giretto vicino alla pizzeria, in una piazza lì vicino.

Lei era un pochino stanca, così si appoggiò alla mi spalla. Mi sentivo tranquillo e sereno. In completa tranquillità. Sentire il suo calore sul braccio, non mi faceva pensare ad altro, e... Mi sentivo... Direi quasi felice...

In pace col mondo. Quel paese Elias, quel paese i 4 morti, quel paese quel mio lavoro di merda, quel paese la mia casa... Quel paese tutto...

Sotto sotto... Elias aveva ragione... La mia vita di prima non mi piaceva. Non era mia...

Io non ero nessuno, ero un ammasso di tessuti, cellule e organi che viveva come le amebe, senza una ragione di vita. Nemmeno adesso l'ho trovata, ma sono certo di esser sulla strada giusta.

La mia vita era monotona. Ed io ero nessuno. Nessuno. Lo ripetevo più volte, quella sera. Io vivevo grazie agli altri. Davo bene, sperando di riceverne. Venivo sfruttato, nessuno, veniva da me per quella persona che io ero.

Iniziavo a stare male, pensando a quante cose mi ero perso fino a quel momento... Quello che pensavo fosse la mia ragione di vita, i sogni, mi avevano invece chiuso in un mondo senza uscita... In cui quel pazzo scatenato ha trovato un varco.

Mi fa ribrezzo doverlo ringraziare. Ma era così.

Intanto, ci stavamo dirigendo verso la sua casa. Non avevamo spiccicato parola durante il tragitto. Ma quello, è stato un silenzio che valeva più di qualsiasi parola.

C'eravamo senza che nessuno dei due dicesse niente. Non eravamo nemmeno in imbarazzo. Di solito il silenzio porta paura, sconforto... Queata volta no. Eravamo noi, e basta.

Cosa stavo iniziando a provare?

Cosa era questa strana sensazione mai provata? È questo... Il cosiddetto... Amore?

Forse sì, ma non me ne curavo. Non era voglia di stare con lei, non era forse amore nel senso stretto della parola. Almeno non ancora.

Era semplicemente... Sicurezza. Felicità. Trovare qualcuno che ti capisce e si appoggia a te. Su cui poi ti puoi appoggiare dopo.

Mi ero lasciato trasportare dai pensieri troppo facilmente pure io.

E infatti, in poco ci ritrovammo davanti alla porta di casa sua.

Si girò guardando la sua borsetta, molto carina, ma semplice, per trovare le chiavi di casa. Rimestò un po' in quell'universo di cose che le donne riescono a metterci dentro, poi tirò fuori le chiavi, con un espressione di vittoria. Si avvicinò alla porta, e mi guardò un attimo, e sembrava... Stesse arrossendo. Prima di inserire le chiavi nella serratura, si fermò. Poi gurdò in basso.

Oddio, forse stava per baciarmi. L'avevo visto in qualche film americano. Cosa faccio ora? In poco il mio cuore iniziò a battere senza controllo. E diavolo, non mi piaceva non controllare le cose.

Mi iniziarono a sudare le mani. Incredibile.

Mentre aveva la testa giù, iniziò a parlare:"Ehi... Senti... Gr... Grazie mille per questa sera... S... Sono stata molto bene con te"

Sembrava parecchio insicura. Ogni tanto si mangiava qualche lettera.

"E sono stata serena, n... Non lo so... Sono stata poco con te... M... Ma sono stata tranquilla... Quasi protetta...Grazie "

Non dissi molto, ma sorrisi, forse in modo anche un po' ebete.

" Ah... Scusami... I miei discorsi sembrano un po' strani, vero Fil? "

Nessuno... Mi aveva mai detto una cosa del genere.

"N... No...! Ma figurati... S... Sono contento che tu sia stata bene! Anche per me è stato lo stesso"

Lei tutta contenta rise un attimo. Sembrava tornata viva, come poche ore prima.

Riguardo a me invece... Quelle semplici parole, all'apparenza, erano state per me, incredibilmente potenti...

Mi ero rallegrato pure io. Che bello, qualcuno mi aveva considerato per come sono, e non per cosa so fare!

Ahah che bello!

Poi, entrammo, e mi diede la buonanotte.

Un po' esitante, mi diede un bacino sulla guancia. "Notte Fil! Ovviamente tu rimarrai qui finché non avrai trovato una soluzione... O finché vorrai... Cioè, ehm... Fai con calma ecco"

Disse tutto questo distogliendo lo sguardo.

Era molto dolce quando faceva così. Non l'avrei mai detto che potesse esserlo così tanto.

"Tanto, io ho spazio in casa, stai tranquillo... Ok? "

Poi se ne scappò subito nella sua stanza.

"Grazie mille, Lucia! Ti ringrazio davvero tanto!"

Lei poi sorrise, anche se non la vidi.

Mi cambiai i vestiti, e mi misi una specie di pigiama.

Carino.

Poi mi sdraiai, tirai le coperte... E iniziai a pensare.

L'uomo Che Guardava Nei SogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora