Capitolo 18

114 6 2
                                    

Eccola lì, Lucia. Stava entrando con quei passi che ormai avrei riconosciuto tra mille. Passi. Passi. Bellissimi passi. Venivano sempre più vicino a me, sempre di più. E lei era sempre bella, bella come non mai. Quei capelli, che sembravano brillare di un colore proprio, quegli occhi che nascondevano un intero universo.

E questo insieme di meraviglie stava venendo verso di me, senza riuscire ad ammirarlo per la paura che avevo addosso.

La pioggia.

La nebbia.

Fuori era tutto come un foglio bianco. Un foglio bianco in cui qualsiasi cosa avrebbe potuto prendere forma.

Tutti questi elementi danzavano su una canzone di paura, forza e anche malinconia. Sembrava che tutto stesse aspettando noi, sembrava che tutto l'universo stesse aspettando di procedere per guardarci.

-Eccomi.

-Eccoti.

-...

-...

-Allora?

-Io me ne sono andato, perché non ero io.

-Cosa significa?

-Mi voglio fidare di te. Ma probabilmente non mi crederai.

-...

-Non so come dirtelo.

-Quindi?

-È complicato.

-E allora?

La sua impazienza non mi aiutava per niente.

-Io non ero io quando sono scappato. Era per colpa di Elias.

-Elias...?

-Elias.

-Tu non stai bene...

-Fidati di me anche tu Lucia, ascoltami.

-No...

-Per favore. Sembra una pazzia, ma non ero io. Elias esiste nella mia testa. E ogni tanto prende il controllo del mio corpo.

-Anche fosse, cosa mi dice che non sei Lui adesso?

-Fidati di me, e basta. Per favore

-No, è una cosa assurda, te ne rendi conto?

-Lui usa le mie paure per sottomettermi.

-Sottometterti.

-Si.

-Lui ti sottomette.

-Si.

-Ok.

-Non ci credi vero?

-No.

-Io ho solo una cosa da dirti.

-Quale

-Poi sta a te, crederci o no.

Il mio cuore stava per cedere, lo sentivo.

-Io ti Amo, Lucia.

Gli occhi di luicia furono scossi un attimo dalle mie parole. Ma poi tornarono normali. Il silenzio cadde come se fossimo all'interno di una campana di vetro. Il vento smise di soffiare, le foglie smisero di ballare. La foschia si era come congelata, e il foglio, si stava tingendo lentamente di un bianco sempre più spento. Sempre di più. Ma ciò che mi colpì, furono le sue parole.

-Molto... Interessante.

Mi sentivo come uno straniero in una terra straniera. Sembrava di parlare con un muro, col vuoto.

-Io ho sempre avuto questo sogno. Ed eri tu.

-...

-Eppure avevo paura di seguirlo. E Elias ha preso il sopravvento.

-Certo Certo...

-Non ci credi.

-No.

-Va bene, come promesso.

-Addio.

-Addio.

L'uomo Che Guardava Nei SogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora